Diritti

Europa: 330.000 ingressi irregolari nel 2022

I dati diffusi da Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere, mostrano un aumento del 64% rispetto al 2021: è il numero più alto dal 2016. Il 45% entra attraverso i Balcani
Credit: EPA/Elvira Urquijo A
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17 gennaio 2023 Aggiornato alle 14:00

Sono stati 330.000 gli attraversamenti illegali registrati nel 2022, di cui il 45% sulla rotta balcanica. È quanto emerge dai “calcoli preliminari” di Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere, che qualche giorno fa ha diffuso il dato definendolo “il più alto dal 2016”.

Gli ingressi irregolari relativi al 2022 sono aumentati del 64% rispetto all’anno precedente, quando alcuni eventi rilevanti hanno rappresentato una sfida enorme per l’Unione europea: la crisi migratoria con la Bielorussia, per esempio, o l’invasione russa dell’Ucraina. Frontex, che è finanziata dal bilancio dell’Unione europea e dai contributi dei paesi associati allo spazio Schengen, ha calcolato che con l’integrazione della Croazia nello spazio di libero movimento Ue, https://frontex.europa.eu/, con 145.600 passaggi (un aumento del 136% in un anno): una cifra di gran lunga superiore a quella relativa al passaggio attraverso la rotta del Mediterraneo centrale, ritenuta erroneamente la più trafficata. Il passaggio vedrebbe comunque un numero maggiore di traversate rispetto al 2021, con circa 102 000 ingressi irregolari: il 51% in più dello scorso anno.

Le destinazioni particolarmente popolari sono Germania, Gran Bretagna e Francia, con quest’ultima che ha gestito più di 130.000 richieste di asilo, secondo le anticipazioni del governo. Su Le Figaro si legge che Parigi sta per annunciare il numero totale di domande, che secondo una fonte governativa raggiunta dal quotidiano francese sarebbero «vicino a 135.000». Secondo i dati preventivamente diffusi da Frontex, il numero di attraversamenti illegali verso il Regno Unito è di gran lunga superiore ai 50.000-60.000 tentativi di attraversamento della Manica previsti. Nell’area, soprattutto dalla Francia, ne sarebbero stati rilevati più di 71.000, di cui la gran parte andati “a buon fine”. Tra le 50 nazionalità registrate tra i richiedenti asilo che hanno superato il Canale della Manica, spiccano Medio Oriente, Albania e Corno d’Africa.

Sulla rotta balcanica, il 47% è rappresentato da siriani (il cui numero sarebbe raddoppiato, raggiungendo quota 94.000), afghani e tunisini. Questi ultimi, insieme a indiani e burundesi, erano stati poco presenti su questa rotta in precedenza. Le donne hanno rappresentato meno di 1 rilevamento su dieci, mentre i minori sono diminuiti leggermente, arrivando al 9% del totale.

Per quanto riguarda il Mediterraneo Centrale, sarebbero stati registrati più 100.000 attraversamenti, con egiziani, tunisini e bengalesi tra le prime tre nazionalità in un anno che ha visto il maggior numero di arrivi in ​​questa regione dalla Libia dal 2017 e la maggior parte dalla Tunisia nella storia recente. Si tratta della più pericolosa delle rotte, in cui nel 2022 oltre 1.400 persone hanno perso la vita. Attraverso il Mediterraneo orientale, invece, gli irregolari (partiti perlopiù da Turchia e Grecia) del 2022 sono stati 42.800, con siriani, afgani e nigeriani tra le principali nazionalità segnalate. Si tratta di cifre quasi raddoppiate rispetto al 2022, ma che rimangono comunque al di sotto della metà dei dati del 2019.

Queste cifre escludono i 13 milioni di rifugiati ucraini a cui è stata concessa una protezione speciale una volta fuggiti da un Paese dilaniato dalla guerra e dopo aver oltrepassato le frontiere terrestri dell’UE dall’Ucraina e dalla Moldavia tra il 24 febbraio 2022 e la fine dell’anno. Meno di un quarto di questi rifugiati, secondo Frontex, si trovava ancora all’interno dei confini Ue alla fine dell’anno scorso. L’agenzia di controllo crede che il costante aumento del numero di attraversamenti irregolari dimostra “la necessità di una guardia di frontiera e costiera europea forte ed efficiente, con Frontex come forte supporto agli Stati membri”. Nel 2022, l’agenzia avrebbe condotto “circa 20 operazioni alle frontiere esterne dell’UE e oltre, impiegando una media di 2.000 membri del personale permanente”.

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