Diritti

Il divario di genere si tinge di verde

La società PwC ha evidenziato la mancanza di donne nelle professioni legate alla transizione green: “Se non viene fatto nulla, il gender gap occupazionale aumenterà dell’1,7% entro il 2030”
Credit: Amit Geron
Tempo di lettura 4 min lettura
26 gennaio 2023 Aggiornato alle 10:10

Secondo il World Economic Forum (Wef) già dal 2025, 85 milioni di posti di lavoro potrebbero sparire. Ma cosa c’entra questo con il net-zero e il divario di genere?

Cos’è il net-zero?

Per prima cosa, bisogna chiarire a cosa ci riferiamo quando parliamo di net-zero. È un obiettivo: ovvero raggiungere “emissioni nette zero” di gas serra per contenere il riscaldamento climatico globale. Il fine ultimo, in linea con il target dell’Accordo di Parigi, è limitare il riscaldamento globale a +1,5°C entro la fine del secolo.

I vantaggi

Uno dei tanti vantaggi della transizione green sarà proprio la creazione di migliaia di posti di lavoro in settori che vanno dalla silvicoltura alla finanza. La società PwC ha stimato che il solo settore energetico richiederà 250.000 dipendenti in più.

I dati del World Economic Forum

Secondo lo studio The Future of Jobs Report del Wef, il nuovo mercato del lavoro potrebbe portare alla nascita di 97 milioni di nuove occupazioni. Ma non si registrerà una perdita generale e immotivata di posti di lavoro: semplicemente, le occupazioni richieste dal mercato evolveranno, cambieranno e, addirittura, aumenteranno rispetto a quelle che si perderanno.

I lavori che verranno a mancare saranno per lo più quelli ripetitivi, pesanti, debilitanti. Questa promettente spinta - quasi senza precedenti - all’occupazione, corre però il rischio di non veder equamente distribuiti i nuovi posti di lavoro. Gran parte della crescita prevista è infatti per ruoli Stem e mestieri manuali, aree in cui le donne sono storicamente sottorappresentate.

Il divario di genere “verde” è un’emergenza

Stem e ruoli tecnici pagano di più: è un dato di fatto. Così come lo è lo studio di Almalaurea secondo cui addirittura il 90% dei laureati in materie Stem trova un’occupazione del tutto soddisfacente e gratificante entro 5 anni dal conseguimento del titolo di studio. Eppure all’interno del mondo accademico europeo, le laureate del settore continuano a essere solo il 15%.

Le donne sono sovrarappresentate in posti di lavoro e settori che tradizionalmente pagano di meno e hanno opportunità decisamente inferiori di progressione salariale.

“Se non viene fatto nulla per aumentare la rappresentanza femminile in questi settori a crescita verde, stimiamo che il divario occupazionale tra uomini e donne nell’Ocse aumenterà di 1,7 punti percentuali entro il 2030”, spiega PwC.

Disegnare il futuro

Circa il 60% dei lavori, entro il 2025, richiederanno competenze Stem. Il Boston Consulting Group prevede che le donne deterranno solo un quarto dei lavori verdi globali entro il 2030, ritardando potenzialmente il progresso verso l’uguaglianza di genere di 10-15 anni.

Il rapporto Women in Work Index 2022 di PwC evidenzia come l’indice sia calato a causa di una maggiore disoccupazione femminile dovuta anche a una percentuale maggiore di donne, rispetto agli uomini, che hanno lasciato il mercato del lavoro durante la pandemia.

Garantire l’uguaglianza per le donne nella tecnologia e nella forza lavoro sta diventando sempre più importante, soprattutto alla luce delle recenti battute d’arresto. L’indice PwC ha infatti evidenziato una mancanza di donne nei lavori legati alla transizione verde.

Oggi - nella maggior parte dei casi - abbiamo la possibilità di scegliere cosa studiare, sapendo cosa verrà richiesto dal mercato del lavoro, per trasformare le comunità, i luoghi, la società in cui viviamo. Oggi non possiamo restare a guardare un mondo che - di nuovo - potrebbe cambiare senza le donne.

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