Economia

Goldman Sachs: al via i licenziamenti

Alcuni dipendenti hanno avuto solo mezz’ora per raccogliere le loro cose e andarsene. Sono previsti 3.200 tagli, soprattutto nell’investment banking e trading: a fine 2022 c’è stato un calo dei profitti del 43%
Credit: Nicola Fioravanti/unsplash
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16 gennaio 2023 Aggiornato alle 20:00

Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari del mondo, ha avviato un processo di taglio del personale. I licenziamenti saranno 3.200: un numero leggermente inferiore ai 4.000 previsti a dicembre, ma che corrisponde comunque al 6,5% dei 49.000 dipendenti totali. I settori più colpiti saranno l’investment banking e il trading.

Un taglio di tale portata si era già verificato nel 2008, a seguito del crollo di Lehman Brothers, quando la banca licenziò oltre 3.000 dipendenti, che equivalevano al 10% del personale dell’epoca.

Ma perché tutti questi licenziamenti? Ogni anno, Goldman Sachs riduce i posti di lavoro dall’1% fino al 5%. Durante la pandemia, però, il programma di taglio del personale è saltato, quindi tra questi 3.200 licenziamenti vi sono anche degli arretrati. Infatti, dal 2018, il personale è aumentato del 34%, con una crescita maggiore tra il 2020 e il 2021.

La motivazione principale è sicuramente di tipo economico: è necessario risanare le finanze. «Dovremo ridimensionarci un po’», così ha dichiarato David Solomon, Ceo di Goldman Sachs. Il 2023, infatti, non si prospetta un anno semplice. Nell’ultimo trimestre del 2022, la banca ha registrato un calo dei profitti del 43% e del 12% dei ricavi.

Un ruolo fondamentale lo ha avuto anche la pandemia. E se Uniqlo aumenta i salari del 40%, sono numerose le aziende che invece hanno effettuato tagli: basti pensare a Zuckerberg che ha tagliato il 13% del personale Meta, equivalente a circa 11.000 dipendenti; o anche a Elon Musk, che ha licenziato circa 3.700 dipendenti di Twitter.

Anche Amazon ha dichiarato che si muoverà nella stessa direzione: il piano previsto dall’azienda è quello di licenziare 18.000 dipendenti, l’equivalente del 6% della forza lavoro.

Il piano di licenziamenti di Goldman Sachs è partito mercoledì 11 gennaio ed è avvenuto in modo a dir poco brutale. Ad alcuni banchieri sono stati concessi solamente 30 minuti di tempo per raccogliere i propri effetti personali e lasciare il posto di lavoro. A tutto ciò si aggiunge il fatto che i dipendenti erano, fino a quel momento, ignari del proprio destino.

Non solo licenziamenti, ma anche tagli sui bonus dipendenti. Questi bonus annuali sono, solitamente, emessi a fine gennaio e per quest’anno è prevista una riduzione del 40%. Si teme, quindi, anche una parallela ondata di dimissioni.

«Siamo grati per il contributo di tutte le nostre persone e stiamo fornendo supporto per facilitare le loro transizioni. Il nostro obiettivo ora è dimensionare adeguatamente l’azienda per le opportunità che ci attendono in un contesto macroeconomico difficile», queste le dichiarazioni della banca in difesa delle riduzioni dei costi e del personale.

Le polemiche per i tagli sono state numerose e le critiche più aspre sono state mosse verso David Solomon, difeso dal Presidente della banca, John Waldron, il quale afferma che «lo stanno facendo tutti».

C’è da chiedersi se sia abbastanza.

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