Ambiente

Svezia: scoperto il più grande giacimento europeo di terre rare

Oltre 1 milione di tonnellate di metalli fondamentali per la transizione energetica. Oggi il 98% di queste materie prime viene importato dalla Cina, che lo estrae illegalmente in Myanmar a un costo ambientale altissimo
Credit: VCG
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
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16 gennaio 2023 Aggiornato alle 09:00

La compagnia mineraria svedese di proprietà statale Lkab (Luossavaara-Kiirunavaara Aktiebolag) ha annunciato di aver individuato «il più grande giacimento conosciuto in Europa» di terre rare, oltre 1 milione di tonnellate, nella regione di Kiruna, nel nord della Svezia.

Le terre rare comprendono un gruppo di 17 elementi chimici – 15 appartenenti alla serie dei lantanidi più l’ittrio e lo scandio (ma non il litio) – che costituiscono materie prime fondamentali per la fabbricazione di microprocessori, batterie, motori elettrici, turbine eoliche, armi e apparecchiature militari, smartphone e altri componenti hi-tech.

A dispetto del loro nome, a eccezione del promezio, questi elementi sono piuttosto comuni in natura, ma è raro trovarli in concentrazioni sufficientemente elevate per un’estrazione economica. Attualmente, la maggioranza di questi metalli viene prodotto dalla Cina, responsabile di circa il 98% delle terre rare importate nell’Unione europea.

Alcune di queste vengono estratte illegalmente in Myanmar, come ha rivelato un’inchiesta della ong Global Witness, con effetti definiti «devastanti» sugli ecosistemi locali, sui mezzi di sussistenza e sull’accesso all’acqua potabile.

La scoperta della Svezia, che attualmente detiene la presidenza di turno semestrale dell’Unione europea, potrebbe essere un passo significativo verso l’autosufficienza energetica. «È una buona notizia, non solo per Lkab, la regione e gli svedesi, ma anche per l’Europa e per il clima», ha spiegato l’azienda in un comunicato.

«Potrebbe diventare un importante tassello per la produzione di materie prime critiche, assolutamente cruciali per la transizione verde», ha dichiarato l’amministratore delegato del gruppo statale Jan Moström.

Tuttavia, secondo quanto dichiarato dalla stessa compagnia, per ottenere le autorizzazioni necessarie e iniziare l’attività estrattiva potrebbero volerci dai 10 ai 15 anni, proprio in ragione del potenziale impatto ambientale dei giacimenti.

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