Ambiente

Milano: nuovo blocco stradale da parte di Ultima Generazione

Oggi alle 8:30, 5 attiviste e attivisti si sono seduti in strada, in Piazza Cinque Giornate, per chiedere al Governo un’azione immediata contro il collasso eco-climatico
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12 gennaio 2023 Aggiornato alle 12:00

Questa mattina - ore 8:30 - 5 attiviste e attivisti di Ultima Generazione hanno bloccato il traffico di Milano. I ragazzi e le ragazze si sono seduti in strada, in Piazza Cinque Giornate, tra le proteste degli automobilisti, con alcuni striscioni che recitavano “No gas no carbone”. Il blocco è durato 30 minuti: alle 9:00 la Polizia ha portato via i 5 attivisti per portarle in Questura.

L’azione è parte della campagna più ampia per chiedere alla politica un’azione immediata per contrastare il collasso eco-climatico. Le richieste degli attivisti sono:

- interrompere immediatamente la riapertura delle centrali a carbone dismesse e cancellare il progetto delle nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale;

- procedere a un incremento di energia solare ed eolica di almeno 20 GW e creare migliaia di nuovi posti di lavoro nel settore dell’energia rinnovabile, aiutando gli operai dell’industria fossile a trovare impiego in mansioni più sostenibili.

La scelta del luogo non è stata casuale: «Piazza Cinque Giornate rappresenta l’inizio del Risorgimento italiano, il preludio dell’indipendenza del nostro Paese da un governo corrotto e straniero. La lotta dei milanesi iniziò con la decisione di non fumare più, per ridurre le entrate provenienti dalla tassa sul tabacco, per poi sfociare nei moti insurrezionali» ha dichiarato Miriam, di Ultima Generazione.

«Proseguiremo con i blocchi stradali e con le azioni di disobbedienza civile finché l’attuale Governo non rispetterà le promesse ufficiali fatte in questi decenni circa la riduzione delle emissioni di CO2 iniziando così finalmente a invertire la rotta verso il collasso eco-climatico - ha detto Manuel, uno degli attivisti, durante il blocco stradale - L’Italia è il sesto investitore al mondo in combustibili fossili e insieme uno dei territori più vulnerabili al collasso climatico. Le conseguenze sono già evidenti. La lotta è da condurre adesso, perché tra pochi anni non avremo più la possibilità di poterlo fare».

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