Economia

Uniqlo aumenta gli stipendi del 40% contro il carovita

Il colosso della moda nipponico accoglie le esortazioni del primo ministro Kishida: da marzo, buste paga più corpose per affrontare l’inflazione, la più alta dagli anni ’80
Credit: Uniqlo
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12 gennaio 2023 Aggiornato alle 16:00

La Uniqlo, fra le più importanti aziende giapponesi attive nel campo dell’abbigliamento casual, con un utile annuale in rialzo del 61%, pari a 273 miliardi di yen e filiali in tutto il mondo (tra cui Milano), ha deciso che i dipendenti dei propri negozi in Giappone riceveranno un aumento della busta paga fino al 40%.

I primi aumenti del 20% erano già stati registrate a settembre nella busta paga di circa 41.000 dipendenti part-time. Ma questa nuova revisione contrattuale, che a partire da marzo interesserà circa 8.400 lavoratori, punta a contrastare i rincari dei prezzi dovuti all’incedere dell’inflazione, oltre che ad adeguare gli stipendi giapponesi a quelli ben più competitivi di Usa e Europa.

Proprio il primo ministro conservatore Fumio Kishida, in un discorso a inizio anno, aveva invitato i dirigenti aziendali ad adeguare i compensi dei propri dipendenti ai rialzi dovuti al carovita: soluzione di breve termine per scongiurare il rischio di una stagflazione, situazione che combina un aumento generalizzato dei prezzi a un azzeramento della crescita economica.

Proprio dai dati di novembre, infatti, si osserva il forte calo del Pil giapponese. Si tratta dell’1,2% nell’ultimo trimestre, complice il balzo dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari importati, con un’inflazione pari al 3,7%, la più alta registrata nel paese negli ultimi 40 anni.

Una simile decisione, presa da un colosso come Uniqlo, è stata ben accolta dal governo giapponese. Il capo di gabinetto Hirokazu Matsuno ha auspicato che possa diventare un modello da seguire anche per le altre aziende del Sol Levante (che negli ultimi mesi hanno concesso aumenti di stipendio solo al di sotto del 10%).

«La nuova retribuzione di ciascun dipendente sarà decisa in base a criteri di valutazione allineati a livello globale», fa sapere in un comunicato Fast Retailing, gruppo di cui fa parte il marchio di moda. Il brand si prepara ad aumentare da 255.000 a 300.000 Yen mensili gli stipendi dei neo-laureati (pari a circa 1920-2260 dollari) e a 390.000 quelli dei nuovi direttori di filiale, con un aumento di ben 100.000 Yen (755 dollari), mentre «per gli altri dipendenti, l’azienda prevede di aumentare gli stipendi annuali fino al 40%». L’ingente ammontare di aumenti porterebbe i costi totali del personale a circa 15% in più dell’anno scorso, un rialzo che la società reputa possa essere assorbito da un aumento generale della produttività.

«L’aumento salariale mostrato da Fast Retailing è piuttosto incredibile» afferma Taro Saito, ricercatore esecutivo presso il Nli Research Institute, che rilevando profitti aziendali a livelli record ritiene che «assisteremo a significativi aumenti salariali in molte aziende».

Una mossa che ci riporta alla mente la scala mobile, strumento economico che indicizzava automaticamente i salari in funzione degli aumenti dei prezzi per contrastare la diminuzione del potere d’acquisto dei lavoratori, presente per molti decenni in Italia fino al taglio operato dal decreto di San Valentino del 1984 dell’allora governo Craxi proprio per il circolo vizioso di aumenti e rialzi che generava nel lungo periodo.

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