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Le cinque svolte per un futuro migliore

Nel saggio Una Terra per tutti accademici, scienziati e pensatori hanno elaborato una nuova visione del futuro per rispondere alle grandi crisi del nostro tempo, da quella climatica-ambientale alle ingiustizie sociali
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29 gennaio 2023 Aggiornato alle 10:00

“La civiltà sta vivendo una congiuntura senza precedenti. Pandemie, incendi e guerre scoppiano attorno a noi mentre ne scriviamo, segno evidente che l’umanità rimane ancora estremamente vulnerabile agli shock nonostante abbia vissuto un progresso straordinario. Al di là degli impatti immediati, ci troviamo nel bel mezzo di un’emergenza su scala planetaria che noi stessi abbiamo creato. Ciò che questo libro vuole rendere evidente è che il potenziale dell’umanità sul lungo periodo dipende dalla civiltà, una civiltà meravigliosa, estremamente creativa, caleidoscopica, stimolante e confusa che dovrà intraprendere non meno di cinque straordinarie trasformazioni nei prossimi decenni”.

Questi pensieri sono il primo tassello del nuovo saggio Una Terra per tutti - Il più autorevole progetto internazionale per il nostro futuro, curato dagli autori Jørgen Randers, Johan Rockström, Sandrine Dixson-Declève, Owen Gaffney, Jayati Ghosh, Per Espen Stoknes e pubblicato da Edizioni Ambiente (25,00 euro, 276 p.).

A cinquanta anni dalla pubblicazione del famoso Rapporto sui limiti dello sviluppo, un network di scienziati, economisti e pensatori ha dato vita all’iniziativa Earth4All con lo scopo di creare dei percorsi ottimali per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile e “andare oltre, verso uno spazio operativo sicuro per l’umanità, verso economie incentrate sul benessere comune, verso una vita all’interno della ciambella”. Una visione pratica per rispondere alla nuova Era: l’Antropocene.

Basandosi sul pensiero sistemico, la loro visione si è nutrita con due motori intellettuali: “la Transformational Economics Commission, un gruppo internazionale che coinvolge gli economisti più brillanti, e un nuovo modello di dinamica dei sistemi che chiamiamo Earth4All”. Grazie a tale collaborazione multidisciplinare e multi-livello sono stati identificati due possibili grandi scenari per il futuro (Too Little Too Late e Giant Leap), ma soprattutto cinque svolte da attuare su scala planetaria, illustrate nel saggio.

A partire dalla povertà globale che dovrà essere affrontata con quattro azioni essenziali focalizzate nei Paesi a basso reddito, abbattendo la trappola del debito, ampliando le politiche di aiuto, riformando l’architettura economica e finanziaria della Globalizzazione e, allo stesso tempo, facilitando il trasferimento delle tecnologie green dalle nazioni più ricche a quelle in procinto di svilupparsi.

Le disuguaglianze, altra grande problematica, dovranno essere drasticamente ridotte, non solo attraverso una tassazione progressiva che colpisca i grandi patrimoni e nuove tutele per i lavoratori, ma anche con strumenti innovativi come i fondi per i cittadini (Citizens Fund). Dei pilastri per implementare finalmente il reddito di base universale.

La terza svolta riguarda l’emancipazione, specialmente in tante aree del mondo dove le donne e le minoranze sono escluse dal lavoro e private dei diritti fondamentali. Secondo gli autori l’equità di genere deve fare da perno per qualsiasi azione futura, dalla riprogrammazione dell’istruzione, all’assistenza sanitaria, alla promozione delle opportunità economiche e sociali.

Con una popolazione mondiale che crescerà fino a raggiungere oltre 9 miliardi di persone entro il 2050 e alla luce della situazione odierna, la quarta svolta dovrà essere necessariamente incentrata sul sistema alimentare: “quasi una persona su dieci (9%) nel mondo vive una condizione di grave insicurezza alimentare, con 821 milioni di persone che soffrono tuttora di insufficiente nutrizione. D’altra parte, due miliardi di persone, un quarto del pianeta, sono in sovrappeso o soffrono di obesità. Nel 2017, l’8% dei decessi nel mondo è stato attribuito all’obesità”.

Sarà quindi necessario coniugare il miglioramento dell’intera filiera agroalimentare con il rispetto della biodiversità, seguendo le tesi del biologo E.O. Wilson che ha dichiarato che «la proposta Half-Earth offre una prima soluzione di emergenza commisurata all’entità del problema: mettendo da parte metà del pianeta, come una riserva, possiamo salvare la parte vivente dell’ambiente e raggiungere la stabilizzazione necessaria per la nostra stessa sopravvivenza ». In tal caso sarebbe molto utile la creazione di un Food System Stability Board, incaricato di garantire la resilienza del sistema alimentare mentre le crisi avanzano.

L’ultima svolta, fondamentale, non può che riguardare il sistema energetico e la sua definitiva transizione verso le risorse rinnovabili. Un processo che richiede politiche rapide, planetarie, non solo basate sulle nuove fonti green, ma anche sulla riforma del commercio globale e della finanza, spostando ogni aspetto sulla rotta dell’eco-sostenibilità.

Il saggio elenca le cinque svolte necessarie per questo secolo, non solo per evitare gli scenari più cupi che si stanno stagliando all’orizzonte, ma soprattutto per elevare l’umanità rispetto ai fallimenti del passato. Una rivoluzione epocale, difficile, ostica, ma imperativa, che alcune nazioni come Finlandia, Islanda, Nuova Zelanda, Scozia e Galles hanno già iniziato ad abbracciare.

Rimane il dubbio se tutte queste soluzioni verranno mai ascoltate e applicate dalle attuali classi dirigenti. Mentre le potenze del Pianeta si armano senza fine, migliaia di persone muoiono ogni giorno nei feroci conflitti in corso e immense fortune finiscono nel buco nero dei paradisi fiscali.

Una Terra per tutti è una guida per un pianeta diverso, ma anche un’enorme sfida per capire come trasformare in realtà questa nuova visione del mondo.

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