Diritti

Licei Lazio: missione congedo mestruale

Il Nervi-Severini di Ravenna è stato il primo istituto a garantire 2 giorni di assenza giustificata per dolori legati al ciclo. Ora anche gli istituti laziali vogliono proporre un regolamento che riconosca questo diritto
Credit: Polina Zimmermann/pexels
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12 gennaio 2023 Aggiornato alle 10:00

Dopo il successo di Ravenna, la mobilitazione per il riconoscimento del congedo mestruale a scuola si estende a una ventina di licei e istituti romani e laziali. A fine dicembre il liceo artistico Nervi-Severini aveva approvato la proposta studentesca di beneficiare di 2 giorni al mese di assenza giustificata per crampi e dolori mestruali. Quello romagnolo è stato il primo istituto scolastico italiano a riconoscere questa possibilità a chi presenterà un certificato medico attestante dismenorrea, endometriosi o dolori invalidanti. Una conquista raggiunta grazie alla testimonianza di 16 studentesse e supportata da compagni e compagne.

Secondo la legge, gli studenti e le studentesse che non raggiungono una presenza pari a tre quarti dell’orario annuale non possono essere ammessi agli scrutini, con la deroga di assenze legate a motivi di salute. In quest’ottica il congedo mestruale non dovrebbe essere conteggiato sul totale, ma andrebbe considerato come un’assenza giustificata.

Al Nervi-Severini questo diritto viene ormai garantito, insieme al riconoscimento della carriera alias, ovvero la possibilità per chi non si riconosce nel genere assegnato alla nascita di sostituire il nome di elezione a quello anagrafico.

Ora la protesta si è spostata nel Lazio, dove studenti e studentesse sono rientrati dalle vacanze con l’obiettivo di raggiungere lo stesso traguardo conquistato dall’apripista ravennate. La Rete degli Studenti Medi della regione ha coinvolto almeno 8 istituti nella capitale (25 in tutte le province) in sit-in e iniziative per ottenere il congedo mestruale.

Le mestruazioni non sono una scelta” o ancora “il ciclo non è un lusso”: con questi slogan su striscioni e cartelli i manifestanti richiedono una scuola più inclusiva e attenta alle esigenze di tutte le persone. L’associazione studentesca si sta attivando per scrivere un regolamento da sottoporre a ogni scuola della regione per riconoscere non soltanto il diritto al congedo mestruale ma per portare avanti anche la battaglia culturale contro il tabù del ciclo.

Martina Lembo Fazio, delegata nazionale per le tematiche femministe di Unione Studenti, ribadisce quanto sia importante far partire una riflessione sul tema e in generale sull’approccio sessista che caratterizza il sistema scolastico. Non solo quindi congedo mestruale, ma anche proposte come l’introduzione della carriera alias, tampon box, educazione sessuale e all’affettività sono fondamentali per far sì che la scuola diventi un luogo di tutela dei diritti di tutte e tutti.

Secondo un’indagine condotta da Ape (Associazione Progetto Endometriosi), l’80% delle partecipanti ha affermato di avere un ciclo mestruale doloroso e il 90% ritiene sia normale. Il 54% delle ragazze con dismenorrea non si è mai sottoposta a una visita specialistica ginecologica, e il 47,6% ricorre all’uso di antidolorifici.

Proposte come l’introduzione del congedo mestruale nelle scuole potrebbero contribuire a una maggiore consapevolezza sulle patologie e sui dolori legati al ciclo e incentivare le adolescenti a rivolgersi a un consulto medico in caso di bisogno.

L’iniziativa ricalca l’idea della norma recentemente approvata in Spagna che garantisce 3 giorni al mese di congedo mestruale alle lavoratrici che ne facciano richiesta presentando un certificato medico. Si tratta del primo Paese in Europa e la decisione di Madrid ha riaperto il dibattito anche in Italia, dove già nel 2016 era stata presentata una proposta di legge simile ma mai approvata.

In attesa del riconoscimento del congedo mestruale nel mondo del lavoro, sono le singole aziende che possono sopperire alla mancanza di una norma nazionale.

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