Che cos’è la shrinkflation?

Un fenomeno che si conosce da tempo ma su cui, oggi più che mai, è importante puntare i riflettori. Con le difficoltà che ci sono per le tasche degli italiani (alle prese con il caro vita e il caro bollette) è utile conoscere una pratica sempre più diffusa, ma che stride con il nostro portafoglio: la shrinkflation.
Il termine anglofono indica un fenomeno molto diffuso nel mondo dell’industria, ovvero diminuire il quantitativo dei prodotti di largo consumo in modo da camuffarne l’aumento dei prezzi. Se ti capita di notare confezioni dei prodotti improvvisamente più piccole e peso del contenuto più leggero, probabilmente ti trovi davanti alla shrinkflation. Forse i consumatori più attenti si rendono conto di queste piccole variazioni di formato e di quantità, specialmente se si tratta di prodotti che fanno parte della spesa abituale. In moltissimi casi, invece, i “cambiamenti” rischiano di passare inosservati: e così, ci si ritrova prodotti “ristretti” che spesso costano anche di più.
Shrinkflation: cos’è?
Partiamo dall’origine del nome. Il neologismo shrinkflation, in italiano “sgrammatura”, unisce 2 termini inglesi, “to shrink” (restringere) e “inflation” (inflazione). Il fenomeno descrive la tendenza dei produttori di ridurre la quantità di prodotto all’interno delle confezioni, mantenendo però il prezzo sostanzialmente invariato. In altri casi, invece, anche il costo subisce un aumento, a fronte della riduzione del suo contenuto. È una strategia per aumentare i prezzi in modo poco trasparente, cercando di nascondere il fatto ai consumatori poco attenti.
Per cercare di mascherare ancor di più il cambiamento, solitamente si associa una nuova confezione o un rinnovamento visivo del marchio in modo da disorientare e trasformare il prodotto in qualcosa di accattivante.
Shrinkflation in Italia
In realtà, anche secondo i dati Istat, il fenomeno della shrinkflation in Italia era presente già tra il 2012 e il 2017: in questi anni, i casi di variazione e riduzione delle confezioni dei prodotti sono stati 7.306. Nel mese di Pasqua, il peso di alcune colombe è addirittura passato da 1 kg nel 2021 a 750 grammi nel 2022.
Questa è una pratica che inganna i consumatori a favore del guadagno delle aziende e che, secondo Consumerismo No Profit, svuoterebbe le tasche dei cittadini e i carrelli fino al 30%, poiché a parità di spesa le quantità dei prodotti portate a casa sono inferiori. La shrinkflation riguarda non solo il reparto alimentare ma anche quello della cura della casa e dell’igiene personale.
Shrinkflation: alcuni esempi
Il fenomeno della shrinkflation non riguarda solo l’Italia. In Gran Bretagna, a esempio, l’azienda di prodotti alimentari e bevande Cadbury ha rimpicciolito le dimensioni della sua tavoletta di cioccolato al latte del 10%, mentre negli Stati Uniti, con 7,99 dollari puoi comprare da Domino’s 8 alette di pollo e non più 10.
Il caso di studio italiano in passato fu Toblerone: in questo caso, dopo l’aumento del costo del cioccolato svizzero, i produttori Mondelēz decisero di diminuire la quantità delle piramidi di cioccolato, con lo stratagemma di ampliare gli spazi tra l’una e l’altra per risparmiare sulla materia prima, passando così da 200 a 170 grammi e 150 grammi, da 400 grammi a 360 grammi.
Poi è stato il turno della cioccolata Milka, che è passata da 300 a 270 grammi; le confezioni degli snack Nestlé, la Coca-Cola, da 2 a 1,75 litri o da 1 a 0,75 litri; la pasta Barilla, che per alcuni pacchi ha diminuito il contenuto.
Un esempio che, però, potrebbe non essere tanto negativo riguarda alcune confezioni di tonno in scatola, la cui riduzione di peso ha interessato il solo contenuto di olio, mantenendo quindi lo stesso quantitativo di pesce sgocciolato.
Shrinkflation: come nasce e perché viene usato dalle aziende
Si pensa che questo fenomeno sia nato nel Regno Unito con la Brexit, quando la multinazionale Unilever chiese alla catena di supermercati Tesco di aumentare i prezzi per far fronte al deprezzamento della sterlina. Con l’abbassamento dei consumi, alcune aziende hanno pensato a diminuire i prodotti lasciando il prezzo invariato.
In seguito molte aziende hanno cominciato a produrre prodotti uguali per la confezione, ma con quantità ridotta di contenuto per combattere l’inflazione in crescita, senza dare al consumatore una sensazione di impoverimento, sfruttando inoltre il fatto che la maggior parte dei consumatori di solito non controlla le dimensioni di un prodotto.
Come difendersi? Con tanta attenzione. Quando siamo al supermercato è sempre utile controllare il formato del prodotto che stiamo per acquistare e il prezzo al kg o al litro, così da capire quanto stiamo spendendo in proporzione alla quantità di prodotto che mettiamo nel carrello. Questo vale anche per le promozioni speciali o i pacchi formato famiglia.
La shrinkflation, lamentano i consumatori, ha notevolmente risotto il potere d’acquisto e costringe le persone a fare viaggi al supermarket sempre più frequenti.

