Ambiente

Così l’ambiente infiamma le Regionali in Lazio e Lombardia

Termovalorizzatori, ma non solo. Le questioni ambientali sono al centro delle prossime elezioni nelle due regioni. Abbiamo riassunto le posizioni dei candidati
Alessio D'Amato durante la presentazione della sua candidatura alla Presidenza della Regione Lazio, a Teatro Brancaccio (Roma), il 10 novembre 2022
Alessio D'Amato durante la presentazione della sua candidatura alla Presidenza della Regione Lazio, a Teatro Brancaccio (Roma), il 10 novembre 2022 Credit: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
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12 gennaio 2023 Aggiornato alle 09:00

Manca un mese alle Regionali e gli animi in Lazio e Lombardia iniziano a scaldarsi. Sotto i riflettori ci sono i candidati e le loro idee su ambiente e diritti civili.

In Lazio la sfida è a tre. L’assessore alla Salute Alessio D’Amato corre per il Pd e il Terzo polo cercando di confermare la striscia positiva che vede i democratici al governo della regione dal 2013.

Per farlo D’Amato ha inserito nel suo programma elettorale il trasporto pubblico gratuito per gli under 25, il reddito di formazione per i Neet (i giovani che non lavorano e non studiano), l’apertura di 100 comunità energetiche in 100 comuni differenti e la creazione di un assessorato per i diritti civili.

Punti su cui avrebbe potuto convergere anche il Movimento 5 Stelle che ha però deciso di presentare una sua candidata: Donatella Bianchi. La storica conduttrice del programma Rai Linea Blu, già presidente del Wwf, ha fatto sapere che le sue priorità saranno «transizione ecologica, salvaguardia ambientale e lotta alle disparità».

Il motivo della discordia tra i due partiti è stato il termovalorizzatore, voluto dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri per risolvere il problema rifiuti nella Capitale. Una soluzione bollata come «irricevibile» dal Movimento e giudicata invece positivamente da D’Amato. Favorevole al termovalorizzatore è anche il candidato del centrodestra Francesco Rocca. L’ormai ex presidente della Croce rossa italiana ha detto di considerare l’impianto «un tema centrale» avvisando, però, che «il termovalorizzatore da solo non è una risposta, serve una cultura diversa sulla differenziata».

Anche in Lombardia il fu centrosinistra è riuscito a dividersi. Il candidato del Pd Pierfrancesco Majorino è appoggiato dal Movimento 5 Stelle, ma non dal Terzo polo che ha scelto di puntare su Letizia Moratti, già ministra, sindaca di Milano e assessora in Lombardia sempre per il centrodestra.

Il presidente leghista Attilio Fontana è invece a capo dell’alleanza tra Carroccio, FdI e Forza Italia. Anche qui le polemiche sui termovalorizzatori non mancano. Pentastellati e democratici hanno fatto sapere di essere intenzionati a «superare» i termovalorizzatori più vecchi in favore di una nuova «economia circolare».

Di tutt’altro avviso Fontana che ha detto: «Posso tranquillizzare i cittadini lombardi che vinceremo noi e quindi non spegneremo i termovalorizzatori, e non saremo quindi invasi dall’immondizia». Favorevole agli impianti anche Moratti. Non a caso il leader di Azione Carlo Calenda ha attaccato Majorino: «Ha fatto un’alleanza con chi vuole chiudere i termovalorizzatori».

A far discutere sono anche altre questioni ambientali. Anche se, almeno a parole, tutti i candidati sono a favore di una svolta verde. Fontana può vantare l’approvazione del Programma regionale energia ambiente e clima, che ha lo scopo di traghettare la regione verso la neutralità climatica nel 2050. Mentre il centrosinistra denuncia ritardi sulle rinnovabili e promette una «rivoluzione» anche sui diritti civili.

Durante il lancio della lista Patto civico per Majorino presidente, Luca Paladini, fondatore e portavoce de I Sentinelli di Milano, ha detto: «Credo valga la pena metterci la faccia non per cambiare un pezzetto, ma per cambiare radicalmente la condizione dei diritti civili. C’è un filo rosso che tiene insieme i diritti delle persone Lgbt con il diritto alla salute: avere un ambiente e una qualità dell’aria che ci permetta di vivere in una regione che non sia la più inquinata d’Europa».

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