Diritti

Amazon continua ad avere problemi con la sicurezza a lavoro

Il modo in cui è stata gestita la morte di un dipendente - avvenuta all’interno di un magazzino statunitense - ha riacceso l’attenzione sulle politiche aziendali in materia di infortuni
Credit: Super Straho/unsplash
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
10 gennaio 2023 Aggiornato alle 09:00

Il 27 dicembre, un dipendente di Amazon di 61 anni è morto presso il magazzino dell’azienda a ​​Colorado Springs, nella contea di El Paso in Colorado, Stati Uniti, dopo aver subito un attacco cardiaco poco prima di finire il suo turno intorno alle 5:00 del mattino.

«Quando sono arrivato alle 6:30 del mattino l’ambulanza e la polizia erano ancora nella struttura. Non sapendo perché fossero lì, siamo entrati tutti, abbiamo timbrato il cartellino e abbiamo iniziato a lavorare», ha scritto in un messaggio visionato dal Guardian un dipendente che preferisce restare anonimo per paura di ritorsioni.

«È stato allora che abbiamo scoperto da un impiegato del turno di notte (non dalla direzione) che qualcuno era morto e che la persona era ancora nella struttura - prosegue la testimonianza - C’erano alcuni dipendenti che erano a meno di 10 piedi dal defunto (coperto) intenti a lavorare. Non posso nemmeno iniziare a dire quanto sono sconvolto e arrabbiato per la mancanza di rispetto per la vita umana da parte di Amazon».

Altri testimoni hanno riferito a Kktv, un’emittente televisiva locale affiliata alla Cbs, che sarebbero state utilizzate degli scatoloni di cartone per isolare l’area e nascondere il corpo dell’uomo, ma un portavoce di Amazon ha negato che le scatole siano state utilizzate a questo scopo e che qualcuno stesse lavorando vicino al corpo del defunto.

Non è la prima volta che Amazon finisce nel mirino per il modo in cui gestisce gli infortuni o la morte sul posto di lavoro dei propri dipendenti. Nel settembre del 2019 emerse un caso secondo cui un magazziniere di 48 anni colpito da infarto sarebbe rimasto a terra per 20 minuti prima di ricevere i soccorsi.

Nel 2022 altri 4 dipendenti sono morti negli stabilimenti Amazon, 3 in New Jersey e 1 in Pennsylvania, tutti nell’arco di un mese nel corso dell’estate. Sui casi è stata aperta un’indagine ancora in corso da parte dell’Occupational Safety and Health Administration, un’agenzia del dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti.

Secondo l’ultimo rapporto dello Strategic Organizing Center, che rappresenta circa 2,3 milioni di lavoratori riuniti sotto tre sigle sindacali, tra il 2020 e il 2021 il tasso di infortuni nelle strutture di Amazon è aumentato del 20%. «Nel 2021, Amazon impiegava un terzo di tutti i magazzinieri degli Stati Uniti – spiega il rapporto – ma era responsabile di circa la metà (49%) di tutti gli infortuni nel settore dei magazzini».

A novembre i senatori democratici statunitensi Cory Booker e Sherrod Brown hanno inviato una lettera ad Amazon per sollecitarla sulle politiche di sicurezza sul lavoro. «I rapporti suggeriscono che le condizioni per i lavoratori di Amazon stanno peggiorando e non sono in linea con le norme del settore, portando a indagini federali e contenziosi in corso in tutto il Paese», si legge nel documento.

Per questo i senatori statunitensi chiedono l’applicazione di misure come implementare i corsi di formazione per tutti i dipendenti, migliorare la ventilazione dei magazzini e la rotazione dei turni di lavoro, affrontare «i tassi altissimi di disturbi muscoloscheletrici», assumere il personale sufficiente per garantire tempi di lavoro idonei, provvedere a un’assistenza medica adeguata e tempestiva.

Per la terza volta dopo il 2019 e il 2020, Amazon è stato citato nell’annuale rapporto sulla sicurezza The Dirty Dozen del Consiglio nazionale statunitense per la sicurezza e la salute sul lavoro (Cosh) come 1 delle 12 aziende «che mettono a rischio i lavoratori e le comunità a causa di pratiche non sicure».

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