Bambini

I neonati capiscono di chi fidarsi. Grazie alla saliva

Secondo uno studio del Mit, i bimbi condividono cibo e si scambiano baci per stringere relazioni forti. E aiutarsi a vicenda
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
22 gennaio 2022 Aggiornato alle 12:00

Come fanno i bambini a capire su chi poter contare fin da piccoli? Secondo i neuroscienziati del Mit, l’Istituto di tecnologia del Massachusetts, usano la saliva. O meglio, scrutano l’utilizzo che gli altri ne fanno. Se, per esempio, due persone condividono il cibo, si scambiano un bacio o hanno altre interazioni, quello per neonati e bambini piccoli è un segnale che esiste una relazione forte e una volontà di aiutarsi a vicenda.

I ricercatori americani hanno dimostrato che questa condivisione fa in modo che i bambini notino più fiducia e reciprocità in gesti simili, piuttosto che nello scambio di qualsiasi altra cosa, come per esempio un giocattolo. Lo scambio di saliva fa accendere una lucina nella testa dei bambini: condivisione di cibo e baci, uguale persona più propensa a offrire aiuto a chiunque. «I piccoli non sanno in anticipo quali siano le relazioni più strette, quindi cercano di intuirlo dal mondo intorno a loro» spiega una delle autrici della ricerca Rebecca Saxe, professoressa al MIT e studiosa delle basi neurali del pensiero astratto, incluso il modo in cui valutiamo gli stati mentali di altre persone. Accanto al suo nome, anche quello la collega Ashley Thomas, Brandon Woo e Elizabeth Spelke dell’Università di Harvard, Daniel Nettle di Newcastle.

Secondo gli antropologi, nella società ci sono due tipi di relazioni: quelle “spesse” e quelle “sottili”. Le prime, che si hanno con i membri della famiglia, sono caratterizzate da forte attaccamento, obbligo e attenzione reciproca: sono i legami che portano le persone a condividere fluidi corporei come la saliva. Questo ha spinto i ricercatori a chiedersi se i bambini distinguessero questo tipo di rapporti e se notassero il ruolo della saliva, testando piccoli tra i 10 e i 18 mesi e neonati fino ai 10 mesi di età. Solitamente i bimbi, quando accade qualcosa di negativo, guardano chi, secondo loro, dovrebbe intervenire per aiutarli.

Così, negli esperimenti, svolti prima del Covid-19 in presenza e poi su Zoom, i ricercatori hanno coinvolto un burattino che interagiva con degli attori: i piccoli erano più propensi a guardare chi aveva condiviso con la marionetta del cibo, piuttosto che un giocattolo. E anche coloro che si erano messi un dito in bocca e poi avevano fatto lo stesso con il burattino, piuttosto che guardare chi lo aveva solo toccato. «Si potrebbe pensare che i bambini abbiano guardato in modo diverso alla saliva quando, con il diffondersi della pandemia, tutti hanno iniziato a darle più importanza» spiega Saxe, ma «gli esperimenti sono stati condotti anche prima del virus e nulla è cambiato».

La saliva, dunque, gioca un ruolo importante nella conoscenza delle relazioni sociali. E anche la pandemia. Perché i ricercatori, grazie alle videochiamate, hanno potuto analizzare soggetti diversificati, anche molto distanti e che non avrebbero comunque potuto recarsi nei laboratori per gli esperimenti. Questo aiuterà anche le ricerche future, in cui gli studiosi vogliono eseguire dei test attraverso risonanze magnetiche per capire quali parti del cervello vengono coinvolte negli adulti quando valutano in base alla saliva.

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