Futuro

Genetica green: di cosa parliamo?

Coldiretti ha siglato una convenzione con il Consiglio per la ricerca in agricoltura per avviare nuove ricerche. Ma quali sono gli obiettivi? E che cosa hanno a che fare queste tecnologie con gli Ogm?
Credit: Shubham Dhage/unsplash
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9 gennaio 2023 Aggiornato alle 14:00

Coldiretti è favorevole alla genetica green. In questa direzione va quindi l’accordo siglato con il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura) su importanti proposte di ricerca per tutelare la biodiversità dell’agricoltura italiana e migliorare l’efficienza del nostro modello produttivo.

Il tutto in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Secondo l’associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana, infatti, dopo il fallimento degli Ogm è importante avviare un percorso nella genetica green.

Ma quali sarebbero gli obiettivi? Sicuramente sostenere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero, difendere il patrimonio di biodiversità presente in Italia dai cambiamenti climatici e far tornare la ricerca italiana protagonista.

Si tratta tuttavia di una grande sfida sotto molteplici punti di vista. In primo luogo c’è la grande questione degli Ogm, che nel corso degli anni ha generato non poche polemiche. Su questo punto, però, il Presidente Coldiretti, Ettore Prandini, fa sapere che mutagenesi e cisgenetica – nuove tecniche nell’ambito della genetica green – nulla hanno a che fare con gli organismi geneticamente modificati.

Si tratterebbe invece di applicare tecniche per cui sarebbe possibile produrre di più e in modo più sostenibile. In questo senso è necessario fare i conti con la concorrenza dei Paesi terzi, una concorrenza difficile in termini sia di costi che di sicurezza. Queste tecnologie, inoltre, non implicano l’inserimento di Dna estraneo alla pianta e dunque non hanno nulla a che vedere con gli Ogm.

Un altro grande ostacolo ha a che fare con la necessità di rafforzare i redditi degli agricoltori e le aspettative dei consumatori. In questi termini, si tratterebbe di una sfida volta anche a far tornare protagonisti della ricerca gli agricoltori, garantendo una crescita al settore agro-alimentare senza che i risultati finiscano nelle mani di poche multinazionali proprietarie dei brevetti.

In quest’ottica è da leggere l’inserimento in agenda 2023 della Presidente Ue Ursula von der Leyen e nell’ambito del Green Deal la legislazione per queste nuove tecnologie, che permettono di riprodurre in maniera precisa e mirata i risultati dei meccanismi alla base dell’evoluzione biologica naturale, raggruppate sotto la denominazione Tea – Tecnologie di Evoluzione assistita.

Ma che cos’è il Green Deal europeo? Si tratta di un pacchetto di strategie che mira ad avviare l’Unione Europea sulla strada di una transizione verde per riuscire a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Più nello specifico, sono strategie che mettono in evidenza la necessita di una sinergia di tutti i settori strategici pertinenti che possono contribuire a contrastare la crisi climatica. In questo senso, il pacchetto comprende progetti e proposte che riguardano clima, ambiente, energia, trasporti, industria, agricoltura e finanza sostenibile.

In materia di biodiversità, ambito in cui si punta al recupero entro il 2030, le azioni previste comprendono: estensione delle superfici terrestre e marine protette in Europa; il ripristino degli ecosistemi degradati attraverso la riduzione dell’uso della nocività dei pesticidi e l’aumento del finanziamento delle azioni e un migliore monitoraggio dei progressi compiuti.

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