Ambiente

L’eruzione di Tonga potrebbe aiutare a scoprire i segreti di Marte

L’esplosione del vulcano sottomarino è oggetto di studio da parte della Nasa. Gli scienziati sperano di trovare risposte sul passato di altri Pianeti
Credit: Caitlin Wynne
Tempo di lettura 3 min lettura
22 gennaio 2022 Aggiornato alle 15:00

L’eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Haʻapai, la più potente nel mondo degli ultimi 30 anni, ha lasciato una lunga scia di devastazione, morte e possibili ripercussioni su economia, ecosistemi e sull’incerto futuro degli abitanti del Pacifico. Mentre si stanno ripristinando le comunicazioni, si fa la conta dei danni e arrivano i primi aiuti umanitari per portare acqua potabile e sostegno alle persone, la comunità scientifica continua a studiare i dettagli dell’eruzione vulcanica cercando di trasformare le informazioni su quanto accaduto in modelli per capire persino alcuni dettagli del passato di Marte e Venere. Gli esperti della Nasa, dice un articolo di Science, sono convinti che lo studio dell’eruzione possa aiutare a comprendere come si sono formate alcune delle caratteristiche che compongono le superfici di questi due Pianeti.

Dalla Nasa hanno calcolato che l’esplosione è stata 500 volte più potente di quella della bomba atomica su Hiroshima, in Giappone, durante la Seconda guerra mondiale. Un evento del genere offre ai ricercatori la possibilità di comprendere come acqua e lava interagiscono ma soprattutto quali tipi di increspature l’eruzione ha creato nell’atmosfera terrestre. Per Petr Brož, vulcanologo planetario presso l’Istituto di Geofisica dell’Accademia delle scienze di Praga, studiare quanto avvenuto a Tonga è di “importanza per la scienza planetaria” dato che la conoscenza “potrebbe aiutarci a comprendere dettagli delle possibili interazioni tra acqua e lava per esempio sul Pianeta rosso e altrove nel Sistema solare”.

Per gli esperti della Nasa, come James Garvin, scienziato capo del Goddard Space Flight Center, ci sono caratteristiche uniche nelle isole di Tonga dove è avvenuta l’eruzione, tali che già da anni hanno permesso di studiarne - per esempio grazie alle osservazioni satellitari - come si sono formate, come si erodono e sono “sopravvissute” fino all’esplosione. Adesso, con le nuove informazioni successive a quanto accaduto il 15 gennaio scorso, i ricercatori intendono aumentare il livello di conoscenza per poter comprendere come piccoli vulcani conici trovati su Marte potrebbero essersi formati in presenza di acque poco profonde miliardi di anni fa.

Come è noto le eruzioni sottomarine sono differenti rispetto a quelle sulla terraferma e possono produrre morfologie differenti: molto, anche in termini di violenza dell’esplosione, dipende dall’acqua di mare, dal raffreddamento della lava e dall’emissione dei gas.

L’ipotesi dei ricercatori della Nasa è che alcuni vulcani anche su Marte possano essere stati esplosivi, con caratteristiche simili all’Hunga Tonga–Hunga Haʻapai e l’ambiente marino potrebbe ricreare alcuni aspetti simili a quelli immaginabili su altri Pianeti. In particolare, per cercare di comprendere segreti che possono fornire dettagli anche relativi a Marte e Venere, i ricercatori si stanno concentrando sul prima e il dopo delle due isole - oggi praticamente scomparse dopo l’esplosione - che “ospitavano” parte del vulcano sottomarino.

Secondo gli esperti è possibile che ora si crei nel tempo un’altra isola: se accadrà, gli scienziati della Nasa credono che misurare e analizzare questa formazione fornirà importanti dati per sviluppare modelli relativi a possibili eruzioni passate su altri Pianeti.

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