Futuro

2022: i progressi della scienza in 10 punti

Il dna più antico del mondo, i primi scatti del telescopio James Webb, la sonda Dart che ha deviato un asteroide. Ecco gli eventi scientifici più importanti dell’anno appena concluso
Credit: NASA/unsplash

Appena affacciati al 2023, iniziamo a chiederci dove ci porteranno questi nuovi 365 da vivere e cosa ci riserverà il nuovo anno. Come da tradizione, a poche ore dallo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre, si diventa contabili, si fanno bilanci e si mettono sul piatto della bilancia i pro e i contro dei 12 mesi appena passati, sempre nella speranza che il piatto degli eventi positivi risulti molto più pesante del suo opposto. Il conto alla rovescia arriva al fatidico “3,2,1” e scorrono velocissime davanti agli occhi mille immagini di quelli che, ormai, chiameremo “ricordi” di ciò che l’anno appena trascorso ci ha regalato. Il countdown è terminato da un po’, abbiamo preso qualche giorno per realizzare il cambio nel calendario e adesso, con un respiro profondo, non resta che chiederci: ma questo 2022 che cosa ci ha lasciato?

Ci sarebbe tanto da raccontare e pagine su pagine da scrivere ma, con uno sguardo al passato, oggi ci piace guardare al futuro. E quindi ecco le scoperte e i progressi scientifici più importanti degli ultimi 12 mesi, che condizioneranno quelli a venire.

La scoperta del dna più antico del mondo

Nel 2022, in Groenlandia, un gruppo di ricercatori, prelevando campioni di sedimenti conservati nel permafrost dell’estremo nord del Paese è riuscito a identificare il dna più antico mai pervenuto e appartenuto a esseri viventi (animali, piante e microbi) che popolavano il nostro Pianeta ben 2 milioni di anni fa.

I paleontologi hanno definito la scoperta, pubblicata su Nature, “un nuovo capitolo nella storia dell’evoluzione”: da questi campioni, infatti, sarà possibile ricostruire un intero ecosistema che oggi non esiste più. Si potranno studiare gli animali che vivevano in questa parte del globo e il tipo di vegetazione che cresceva in quel luogo del mondo in cui, allora, le temperature erano assai più miti di quelle odierne.

Prima della recente scoperta, il più antico dna sequenziato proveniva da denti di mammut seppelliti nel suolo artico siberiano e risaliva a circa 1 milione di anni fa.

La sonda Dart devia un asteroide

Il 27 settembre 2022, all’1:14 della notte (ora italiana), la sonda Dart della Nasa ha colpito con successo l’asteroide Dimorphos, deviandone la traiettoria. Si è trattato di un primo esperimento, perfettamente riuscito, per la difesa planetaria: l’obiettivo era quello di valutare la capacità del sistema di difendere la Terra da futuri asteroidi, potenzialmente minacciosi, in caso di impatto nell’atmosfera.

Guidandosi con la sua telecamera e la mappa delle stelle registrata nella sua memoria, Dart si è avvicinata sempre di più al bersaglio, distante dalla Terra 13 milioni di km, e ha continuato a inviare ogni secondo immagini sempre più precise e dettagliate del corpo celeste contro cui si stava per scontrare a una velocità di circa 23 mila km/h.

Nessuna preoccupazione, ma tanta curiosità: questo era solo un test. Dimorphos, infatti, aveva delle dimensioni tali da non rappresentare in alcun modo una minaccia per il nostro Pianeta ma, anche grazie a lui, ora sappiamo che, se in futuro dovesse verificarsi la minaccia di un asteroide per la Terra, abbiamo la possibilità di deviarne la traiettoria.

L’accordo per biodiversità

Il 19 dicembre 2022 i 196 Stati membri della Convenzione Onu sulla diversità biologica hanno approvato l’Accordo globale per la biodiversità, noto anche come Accordo di Kunming-Montreal, che mira ad arrestare e invertire la perdita di biodiversità sulla Terra da qui al 2030.

Dopo il terribile fallimento di tutti i precedenti obiettivi - i 20 target di Aichi che andavano realizzati entro il 2020 - i Paesi durante i negoziati a Cop 15 hanno deciso di porre nuovi traguardi da raggiungere per provare a fermare la perdita di biodiversità.

In particolare, sono 4 gli obiettivi posti al 2050 e 23 quelli indicati come “target” da centrare entro il 2030 contenuti nel documento. I 4 obiettivi di lungo termine puntano: ad aumentare la resilienza degli ecosistemi, riducendo al contempo di 10 volte il tasso di estinzione delle specie e incrementando l’abbondanza di quelle selvatiche; a promuovere una gestione sostenibile della biodiversità e dei servizi ecosistemici, a beneficio delle generazioni presenti e future; alla condivisione dei benefici monetari e non derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche; a sviluppare mezzi di attuazione adeguati sia sotto il profilo tecnologico che sotto quello dei finanziamenti che devono, progressivamente, andare a colmare il gap finanziario di 700 miliardi di dollari all’anno da impiegare per la tutela della biodiversità.

Entro il 2030, invece, i Paesi firmatari hanno concordato di rendere area protetta il 30% del territorio e dei mari, di stanziare 30 miliardi di dollari all’anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo nella tutela della natura, di risanare il 30% degli ecosistemi degradati e di dimezzare il rischio legato ai pesticidi.

Inoltre, nel documento si segnala l’intenzione di voler mettere un freno all’inquinamento, di garantire una gestione sostenibile dei servizi ecosistemici, di ridurre al minimo l’impatto della crisi climatica e di garantire il pieno diritto delle popolazioni locali alle proprie terre.

Il più antico insediamento di Homo Sapiens in Europa

A febbraio 2022, in Francia, più precisamente nella grotta Mandrin, nella Valle del Rodano, a seguito di una ricerca condotta da un gruppo di archeologi e paleoantropologi e guidata da Ludovic Slimak, dell’Università di Tolosa, è stato scoperto il più antico insediamento di Homo Sapiens in territorio europeo.

All’interno della grotta sono stati trovati e recuperati resti fossili di denti da latte che hanno portato a retrodatare di 10.000 anni la presenza dell’uomo moderno nel Vecchio Continente. I resti, infatti, risalgono ad almeno 54.000 anni fa, ma fino a ora gli studiosi erano convinti che l’Homo Sapiens avesse raggiunto il continente europeo circa 45.000 anni fa.

I primi scatti del telescopio James Webb

Il 15 dicembre 2021 il razzo Ariane 5 ha portato in orbita il telescopio spaziale James Webb, il più grande osservatorio astronomico mai inviato nello spazio. Il 12 luglio 2022 la Nasa ha svelato al mondo la prima immagine a colori del telescopio da 10 miliardi di dollari: la foto mostra, con livelli di dettaglio mai raggiunti prima, un ammasso di galassie a 4,6 miliardi di anni luce di distanza dalla Terra.

“È l’immagine a infrarossi più profonda e nitida dell’universo lontano fino a oggi. Conosciuto come il primo campo profondo di Webb, questa immagine dell’ammasso di galassie Smacs 0723 è traboccante di dettagli. Migliaia di galassie, inclusi gli oggetti più deboli mai osservati nell’infrarosso, sono apparse per la prima volta alla vista di Webb. Questa fetta del vasto universo copre una porzione di cielo grande all’incirca come un granello di sabbia tenuto a distanza di un braccio da qualcuno a terra”, ha spiegato la Nasa.

Paxlovid, l’antivirale contro il Covid

Fin dai primi mesi di pandemia è apparso chiaro che sconfiggere il Covid non sarebbe stata una passeggiata. Trovare la cura giusta per chi risultava positivo al virus è costato tanta fatica, finché nel 2022 la situazione è stata sbloccata da Paxlovid, un trattamento che si basa sull’unione di 2 antivirali (nirmatrelvir/ritonavir). Nirmatrelvir, entrato nelle cellule, è in grado di inibire l’attività di un componente (la proteasi virale C3-like) che il virus utilizza per assemblare le proteine di cui è costituito. Venendo meno questa funzione, il virus non è più in grado di adempiere alla sua funzione. Per funzionare al meglio, però, la cura prevede l’aggiunta di un vecchio farmaco per HIV - Ritonavir - che ha il compito di aumentare il tempo di durata d’azione di Nirmatrelvir.

La somministrazione del farmaco Paxlovid, che deve avvenire entro 5 giorni dalla positività e deve continuare per 5 giorni ogni 12 ore, ha prodotto risultati sorprendenti contro il Coronavirus: infatti, ha ridotto dell’89% il rischio di ricovero e decesso.

Il trapianto di un cuore di maiale in una persona

A gennaio 2022 David Bennett è stato sottoposto a un intervento per ricevere il trapianto di un cuore di maiale geneticamente modificato. L’uomo, con una malattia cardiaca terminale non era stato ritenuto idoneo per un trapianto di cuore convenzionale a causa delle sue condizioni cliniche estremamente complesse.

Così, a dicembre 2021, la Food and drug administration (Fda) ha concesso l’autorizzazione di emergenza a uso compassionevole per un intervento chirurgico di xenotrapianto, cioè un trapianto di un organo animale - in questo caso un cuore di maiale - modificato geneticamente per ridurre al minimo i pericolosi meccanismi di rigetto.

Nelle settimane successive al trapianto, l’organismo di David ha reagito benissimo, senza nessun segno di rigetto, tanto che l’uomo aveva iniziato una prima fase di fisioterapia per rimettersi in piedi. Purtroppo, nonostante l’esito positivo dell’intervento, le condizioni di Bennett sono peggiorate repentinamente in poco tempo a distanza di 2 mesi, fino a condurlo alla morte.

Anche se l’epilogo della sua storia è stato triste, Bennett ha permesso alla medicina e alla scienza di arrivare alla conclusione che sì, il trapianto di organi animali nell’uomo può essere efficace.

Artemis sulla Luna

Il 16 novembre 2022, alle 7:48, è partita la missione Artemis 1 della Nasa: è iniziato così il viaggio che riporterà gli esseri umani sulla Luna.

La capsula Orion, lanciata nello spazio, ha fatto un viaggio durato circa 26 giorni, camminando per quasi 2 milioni di km fino a dicembre, quando è rientrata sulla Terra con un “tuffo nel Pacifico”.

Artemis 1 è stata una missione apripista per tutte le future missioni che porteranno le persone di nuovo sul suolo lunare: nel corso della missione sono state messe alla prova tutte le tecnologie necessarie a garantire la sicurezza dei futuri voli degli astronauti.

Il prossimo passo è un tentativo di allunaggio senza persone a bordo. L’appuntamento, però, è per il 2024. Ora è necessario studiare tutti i risultati portati a casa dalla capsula Orion per garantire un nuovo successo spaziale.

Energia tramite fusione nucleare

Il 5 dicembre 2022, per la prima volta nella storia, gli scienziati della National Ignition Facility (Nif) nei Lawrence Livermore National Laboratory, in California, hanno prodotto una reazione di fusione che ha liberato più energia di quanta ne sia servita per innescarla.

Per farlo, non hanno usato l’idrogeno (come avviene in natura), ma deuterio e trizio, 2 isotopi con un nucleo formato, rispettivamente, da un protone e 1 neutrone oppure da 1 protone e 2 neutroni.

La fusione fra questi richiede un po’ meno energia rispetto all’idrogeno. Per innescare la reazione, poi, hanno utilizzato 192 raggi laser ad altissima energia per colpire una sfera di deuterio e trizio allo stato solido grande quanto un grano di pepe, una tecnica chiamata fusione a confinamento inerziale.

A questo punto, la sfera ha iniziato a comprimersi e a scaldarsi fino a innescare la fusione (circa 3 milioni di gradi), i nuclei si sono fusi e sono stati liberati neutroni che trasportano energia.

Così, a fronte dei circa 2 megajoule di energia laser, i neutroni prodotti hanno generato circa 3 megajoule di energia, con un guadagno energetico di 1,5.

Clima: il fondo per le perdite dei Paesi vulnerabili

Alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici Cop27 a Sharm El Sheik, in Egitto, è stato istituito un fondo specifico per risarcire i Paesi poveri per perdite e danni dovuti alla crisi climatica.

Si chiama Loss&Damage ed è un meccanismo che serve per risarcire le perdite e dei danni subìti dai Paesi che sono meno responsabili del riscaldamento globale, ma subiscono i suoi danni peggiori.

Al momento non vi sono certezze su come funzionerà il fondo: un apposito Comitato di transizione, composto da 24 membri, 14 dei quali dei paesi del sud del mondo, avrà il compito di definire una tassonomia delle perdite e dei danni compensabili. E dovrà farlo in tempi molto stretti, visto che il fondo dovrà essere operativo entro Cop28 che si terrà a Dubai nell’inverno 2023.

Una volta quantificati i danni e le perdite, bisognerà capire chi dovrà pagare e chi dovrà ricevere e, infine, costruire un organismo di gestione che definisca quando e in che forma effettuare i pagamenti. Il primo passo, però, è stato fatto.

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