Diritti

Parliamo del Reddito di cittadinanza

Quali sono le novità per il 2023? Il sussidio verrà erogato per 7 mesi e decadrà dopo il primo rifiuto di un’offerta, anche non “congrua” (dovranno comunque essere rispettati i limiti territoriali ed economici)
Credit: ANSA/ANGELO CARCONI
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5 gennaio 2023 Aggiornato alle 16:00

Nuovi cambiamenti per il mondo del lavoro in questo inizio del 2023. Diversi infatti gli interventi annunciati dal Governo nei prossimi mesi fra Manovra e altri provvedimenti, fra cui il Milleproroghe. Coinvolti in questi cambiamenti, il Reddito di cittadinanza, taglio del cuneo contributivo, rifinanziamenti delle cassa integrazione, smart working. Tra le novità principali, lo stanziamento di 250 milioni per cassa integrazione, suddivisi in 5 interventi, l’esonero contributivo del 2% per redditi fino a 35.000 euro e del 3% per redditi fino a 25.000 euro, le agevolazioni per chi assume donne e giovani e modifiche al lavoro da casa.

In particolare ci soffermiamo sul Reddito di cittadinanza che nel 2023 sarà previsto per 7 mensilità per gli “occupabili”, fino al taglio del cuneo fiscale, che andrà a beneficio dei lavoratori, anche se questo ha già sollevato le perplessità dei sindacati sono critici. Già nelle prossime settimane cominceranno i confronti tra la maggioranza per chiarite le novità apportate dalla Manovra in merito alle offerte di lavoro congrue e valutare come sostituire la misura da gennaio 2024, visto che la Legge di Bilancio ha previsto la totale abrogazione.

Vediamo cos’è il reddito di cittadinanza e quali saranno le novità per il 2023.

Cos’è il Reddito di cittadinanza?

Questo sussidio - istituito con il Decreto Legge n°4 del 28 gennaio 2019 dalla Repubblica Italiana - è una forma condizionata e non individuale di Reddito minimo garantito e viene chiamato impropriamente Reddito di cittadinanza nel DL stesso, pur essendo totalmente privo delle caratteristiche di questo reddito di base.

Il sussidio è stato introdotto in Italia nel 2019 dal Governo Conte I (che aveva l’appoggio del Movimento 5 Stelle e della Lega). È quindi un reddito minimo garantito in quanto:

- non universale (viene versato solo a disoccupati, inoccupati o lavoratori che hanno una situazione economica Isee inferiore a una certa soglia);

- non incondizionato (ci sono una serie di obblighi, come iscriversi a un centro d’impiego, eventualmente svolgere senza “ulteriore” compenso lavori di pubblica utilità, eventualmente accettare proposte di lavoro ritenute “congrue” da terzi dopo una serie di rifiuti, etc.);

- non di tipo individuale (subisce variazioni in riferimento al proprio status familiare, e non può essere richiesto/erogato a ogni singolo individuo facente parte di un nucleo familiare, ma solo a un individuo rappresentante ciascun nucleo familiare);

- non automatico (a fronte dei requisiti viene erogato solo in presenza di apposita domanda, correlata inoltre da altri documenti/certificazioni altrimenti non obbligatori per il cittadino).

Quello che è conosciuto quindi come reddito di cittadinanza dovrebbe aiutare a formare e a trovare lavoro, permettendo così di integrare il reddito della propria famiglia, avendo inoltre l’obiettivo di migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, aumentare l’occupazione e contrastare la povertà e le disuguaglianze.

Questa è misura di politica attiva relativa al lavoro e al contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale; si tratta di un sostegno economico a integrazione dei redditi familiari.

Il Reddito di cittadinanza, però, dovrebbe essere associato a un percorso di reinserimento lavorativo e sociale, di cui i beneficiari sono protagonisti sottoscrivendo un Patto per il lavoro o un Patto per l’inclusione sociale.

Come funziona il Reddito di cittadinanza?

Il Reddito di cittadinanza viene erogato ai nuclei familiari in possesso, cumulativamente, al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata dell’erogazione, del beneficio, dei seguenti requisiti.

- Requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno: il richiedente deve essere cittadino maggiorenne italiano o dell’Unione Europea; cittadino di Paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo, o apolide in possesso di analogo permesso; cittadino di Paesi terzi familiare di cittadino italiano o comunitario - come individuato dall’articolo 2 del decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 30 - titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente; titolare di protezione internazionale. È necessario poi essere residente in Italia per almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo.

- Requisiti economici: il nucleo familiare deve essere in possesso di un valore Isee inferiore 9.360 euro, un valore del patrimonio immobiliare in Italia e all’estero, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 30.000 euro; un valore del patrimonio mobiliare non superiore a 6.000 euro per il single, incrementato in base al numero dei componenti della famiglia (fino a 10.000 euro), alla presenza di più figli (1.000 euro in più per ogni figlio oltre il secondo) o di componenti con disabilità (5.000 euro in più per ogni componente con disabilità e euro 7.500 per ogni componente in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza). Necessario avere valore del reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui, moltiplicato per il corrispondente parametro della scala di equivalenza (pari a 1 per il primo componente del nucleo familiare, incrementato di 0,4 per ogni ulteriore componente maggiorenne e di 0,2 per ogni ulteriore componente minorenne).

Relativamente ai requisiti economici appena elencati, i cittadini di Paesi extracomunitari devono produrre apposita certificazione rilasciata dalla competente autorità dello Stato estero, tradotta in lingua italiana e legalizzata dall’autorità consolare italiana.

Per richiedere il Reddito di cittadinanza si può fare domanda accedendo alla specifica sezione del sito Inps con Pin dispositivo, Spid, Cie o Cns. In alternativa, si può richiedere anche sul sito del Ministero del Lavoro oppure presso l’ufficio postale o tramite Caf o Patronato.

Reddito di cittadinanza: le novità del 2023

Tra novità maggiori stabilite dalla recente Manovra, approvata dal Governo per il 2023, c’è la durata: per gli “occupabili” il sussidio resterà solo per 7 mensilità e decadrà dopo il primo rifiuto di un’offerta anche non “congrua”. Per la fascia di età dai 18 ai 29 che non hanno finito la scuola dell’obbligo, è subordinato alla frequenza di corsi formativi. La quota dell’assegno destinata all’affitto sarà pagata direttamente ai proprietari.

Si hanno dati infatti di soggetti che hanno percepito anche illecitamente il reddito e quindi l’interesse ora è che questo non avvenga. A novembre 2021, oltre 48 milioni di euro sono stati erogati senza che ve ne fossero i presupposti. Da controlli fatti dall’Arma dei Carabinieri, sono stati rilevati nel 2019 10.778 illeciti per 969.450,68 euro; nel 2020 18.131 illeciti per 5.614.247,80 euro; nel 2021 (ma i dati sono parziali) 156.822 illeciti per 41.359.042,02 euro.

Secondo la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone, che si è espressa sulle novità apportate al Rdc dalla legge di Bilancio 2023, non bisogna soffermarsi solo sulla riduzione da 12 a 7 mesi, ma «sarebbe opportuno sottolineare che ci sono state famiglie che invece ne continueranno a godere per l’intero periodo, ossia quei nuclei in cui sono presenti persone over 60, disabili o figli minorenni».

Per quanto riguarda il lavoro “congruo”, come spiegato dalla ministra, le offerte di lavoro dovranno continuare a rispettare i limiti territoriali ed economici, mentre l’intenzione è di togliere la parte con cui viene stabilito che l’impiego proposto deve essere attinente a competenze e titoli del candidato. In futuro anche alle persone laureate potrà essere chiesto di lavorare a esempio come cameriere. Ai beneficiari del sussidio potranno così arrivare proposte di lavoro che non considerano le esperienze e le competenze maturate.

Il piano per il 2024 prevede, assicura Calderone, che «chi si trova in una situazione di difficoltà continuerà a essere tutelato». Per chi non è nella condizione di poter lavorare, nel 2024 dovrebbe esserci il ritorno al Reddito di inclusione (Rei), ma con importi più alti e requisiti meno stringenti.

Prima della sua abolizione, per far spazio proprio al Reddito di cittadinanza, il Rei riconosceva un importo che andava da un minimo di 187,50 euro (ai nuclei con un solo componente) a un massimo di 534 euro (per i nuclei con 5 componenti) a chi aveva un Isee inferiore a 6.000 euro (rispetto ai 9.360 euro del Rdc) e un reddito non superiore a 3.000 euro annui.

Per un’eventuale inserimento nel 2024 importi e requisiti dovrebbero essere rivisti, così da riconoscere più soldi a un maggior numero di famiglie. Nel 2024 dovrebbe esserci il ritorno al Reddito di inclusione, o a una misura molto simile.

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