Futuro

A Bergamo mascherine e camici usati diventano asfalto

A due anni dall’inizio della pandemia, la città lombarda più colpita dalla prima ondata (e citata anche da The Lancet) lancia un progetto per riutilizzare i rifiuti domestici
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21 gennaio 2022 Aggiornato alle 17:00

Mentre la prestigiosa rivista scientifica The Lancet dedica un lungo approfondimento alle responsabilità della regione Lombardia nella drammatica gestione della prima ondata pandemica, Bergamo rialza la testa. E riparte da un progetto universitario innovativo: si chiama “Supra” (Single Use PPE Reinforced Asphalt), e ha l’obiettivo di dare una nuova vita alla plastica di mascherine e camici monouso, aumentati notevolmente durante la pandemia.

L’idea, diventata realtà grazie alla collaborazione tra gli atenei di Bergamo e della Tuscia, è stata l’unica finanziata dal Ministero per la Transizione Ecologica nel bando per le attività di ricerca volta alla riduzione dei rifiuti prodotti da plastica monouso. Tra gli obiettivi principali dei ricercatori, proprio quello di trovare una soluzione per dare una seconda vita ai rifiuti domestici nati con la pandemia, spesso gettati nell’indifferenziata o dispersi nell’ambiente. Il progetto di Supra punta a riutilizzare i rifiuti plastici derivanti dai dispositivi di protezione individuale (Dpi) realizzando un modello circolare di riuso da impiegare per la preparazione di asfalti “rinforzati”.

«Possiamo trasformare la spazzatura in qualcosa di utile per l’ambiente e darle il corretto valore economico» hanno spiegato i ricercatori Daniele Landi e Christian Spreafico. Il team delle 2 università coinvolte nel progetto si occuperà dello studio e della ricerca delle prestazioni dei Dpi; la valutazione ambientale, economica e sociale saranno svolte utilizzando metodologie standardizzate e riconosciute dalla comunità scientifica internazionale, con l’obiettivo di sperimentare e validare un nuovo scenario di economia circolare basato sul riuso di rifiuti plastici derivanti da Dpi a fine vita, come mascherine e camici realizzati in tessuto-non-tessuto. Di durata semestrale, il progetto è stato avviato a fine dicembre 2021 con un budget di 200.000 euro.

Supra è anche un esempio di come la comunità bergamasca abbia saputo rialzarsi dopo la prima ondata pandemica che ha duramente colpito la popolazione della Lombardia. A parlarne anche la rivista scientifica inglese The Lancet, nell’articolo Riconoscere gli errori del Covid nella sanità pubblica in risposta al Covid 19.

«La popolazione della Lombardia fu sconvolta dagli eventi e dall’inconsistenza della risposta da parte della sanità pubblica e delle autorità di governo, oltre che da un piano pandemico obsoleto e non attuato» scrivono gli autori. «I cittadini lombardi vennero messi di fronte all’orrore: ai propri affetti morti in casa senza cure e soli in ospedale alla scarsità di ossigeno e bombole e alla confusione nell’identificare i corpi cremati».

Non manca persino una possibile analisi politica di The Lancet sulla gestione pandemica in Regione: «La decisione di non creare la zona rossa ad Alzano e Nembro da parte del Governo e della Regione Lombardia quando il Covid-19 fu diagnosticato ad alcune persone alla fine di febbraio 2020 viene vista come direttamente responsabile della diffusione dell’infezione in altre città attraverso la provincia di Bergamo (in modo particolare la Val Seriana) e poi in tutta Europa».

Gli autori Chiara Alfieri, Marc Rgrot, Alice Desclaux e Kelley Sams hanno elogiato il lavoro dell’associazione “Sereni e sempre uniti”, nata per raccogliere i familiari delle vittime del Covid. «L’evidenza antropologica dimostra che il ruolo di associazioni come quella dei familiari italiani delle vittime del Covid è cruciale per le istituzioni al fine di identificare e correggere gli errori nella risposta della sanità pubblica, necessaria per supportare le comunità a prepararsi a future minacce infettive, come raccomandato dalla Community Preparedness Unit dell’OMS» conclude la rivista.