Ambiente

Per fare un fiore ci vuole un… chicco di caffè

La sua pellicola - la silverskin, che cade in fase di tostatura - può essere riutilizzata nel settore agricolo per creare fertilizzanti. Così da riacquistare valore all’insegna dell’economia circolare
Credit: Polina Tankilevitch/pexels
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5 gennaio 2023 Aggiornato alle 12:45

Che sia per colazione o dopo pranzo, che sia una pausa durante la giornata o la conclusione di un pasto con gli amici, il caffè è senza dubbio uno dei nostri alleati preferiti. Ma lo sapevi che i suoi scarti sono ottimi per concimare?

Il brevetto, tutto italiano, nasce tra Salerno e Benevento con un accordo tra 2 aziende, Caffè Trucillo, torrefazione salernitana a gestione famigliare da ormai 3 generazioni, e Agriges, azienda beneventana leader nella produzione di concimi e fertilizzanti.

A impatto zero, gli scarti di caffè utilizzati come concime rappresentano un esempio innovativo di tecnologia ambientale, tanto da essere segnalato dall’Università Bocconi come esempio da imitare.

Ogni mese la torrefazione fornisce 2 tonnellate di silverskin, il rivestimento esterno che ricopre i chicchi di caffè e che si stacca durante la fase di tostatura. Il destino di questa “pellicola”, fino a ora, è stato la discarica, ma in realtà rappresenta un elemento prezioso per l’agricoltura in quanto migliora la fertilità del terreno e può essere anche utilizzato nelle coltivazioni biologiche.

«La silvrskin è preziosa - spiega Mario Funicelli di Caffè Trucillo - perché è ricca di carbonio e azoto, elementi particolarmente utili in agricoltura». E prosegue spiegando bene il concetto di economia circolare che sta alla base di questa idea: «Quello che per la nostra filiera produttiva sarebbe uno scarto, torna utile con un’altra applicazione in ambito agricolo. E per noi, che trasformiamo un prodotto proveniente dalla terra, è importante far sì che questo cerchio si chiuda con una restituzione al terreno di una sostanza che costituisce un valido aiuto nella risoluzione dei cosiddetti problemi di stanchezza del suolo».

In particolare, la silverskin Trucillo viene utilizzata come ingrediente per dar vita a un prodotto fertilizzante a base vegetale; in particolare, ogni tonnellata di prodotto contribuisce alla produzione di 50 tonnellate di ammendate utilizzabile per tutti i tipi di colture, da quella arboree a quelle orticole, da quelle industriali fino ai cereali e alle colture.

Per questo motivo, entrambe le aziende sottopongono la silverskin a ripetute analisi e controlli: è fondamentale per entrambi verificare qualità e purezza.

Anche per Agriges si tratta di un’importante novità: «Questa soluzione rientra nel nostro progetto Green Path, con cui ci allineiamo alle nuove richieste della comunità europea, designata dalla strategia From farm to fork, per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso per l’ambiente» racconta Patrizia Ambrosino, biotecnologa dell’azienda.

Ma non è tutto. Perché la silverskin è in realtà un prodotto che può essere re-impiegato in diversi settori, dalla produzione della carta, in qualità di additivo, all’industria cosmetica. Ed è proprio in questo secondo settore che la torrefazione salernitana sta muovendo i suoi passi per sperimentare nuove possibilità di utilizzo.

Inoltre, Caffè Trucillo ha avviato un piano di recupero dei sacchi di juta che contengono il caffè crudo. Come? Donandoli alle aziende agricole del territorio che a loro volta li impiegano per ricoprire il suolo per impedirne l’erosione, l’impoverimento e la crescita di piante infestanti.

Un progetto green a tutto tondo. Infatti, grazie alla collaborazione tra 2 aziende dello stesso territorio, il guadagno è anche per l’ambiente: data la vicinanza, meno emissioni in atmosfera durante il trasporto.

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