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Covid: che cosa sappiamo di Gryphon

Dopo il boom di contagi in Cina, in Italia gli occhi sono puntanti sull’incrocio di due sotto-varianti di Omicron. Che si stanno diffondendo anche in Europa e Usa
Credit: CDC/ Unsplash
Tempo di lettura 3 min lettura
4 gennaio 2023 Aggiornato alle 16:00

Sulla variante Gryphon, al momento le certezze sono davvero poche, anche perché i dati scientifici forniti dalla Cina scarseggiano, e poco esaustive sono anche le sequenze genetiche del virus depositate nella banca internazionale Gisaid.

Che l’impennata dei casi sia attribuibile a questo mutamento del virus è soltanto un’ipotesi, ipotesi che però gli esperti stanno considerando seriamente. In merito, il virologo Francesco Broccolo, esperto dell’Università del Salento, ha dichiarato: «Sta circolando un vero e proprio sciame di varianti, ma la Gryphon sta rapidamente sostituendo sotto-varianti comuni».

I sintomi di Gryphon

Ma quali sono i sintomi della nuova variante? A fronte a un generato allarmismo sull’aumento della trasmissione, fortunatamente, sembrerebbe non corrispondere un aumento della gravità del quadro sintomatologico.

I sintomi più comuni, infatti, sono simili a quelli influenzali o di un comune raffreddore: mal di gola, tosse e naso che cola. a essere colpite, dunque, sono le prime vie respiratorie. Per avere una diagnosi certa, quindi, è bene sottoporsi a un tampone.

Stando ai dati disponibili, Gryphon sembrerebbe non avere dunque particolare aggressività né la forza di diventare dominante; tuttavia, sembrerebbe essere abile nel superare gli ostacoli immunitari creati dai vaccini. Il rischio è che la variante degeneri in una forma più grave è per ora soltanto un’ipotesi.

La diffusione in Europa e nel mondo

La nuova sotto-variante, chiamata anche XXB, si è rapidamente diffusa. Nel nostro Paese, il 27 dicembre la nuova variante costituiva l’1,82% dei casi; in Francia l’1,22%; in Belgio il 4,56%; in Germania il 2,05%; in Spagna il 2,61% e nel Regno Unito il 5,44%. I dati, disponibili sul sito Our World in Data, segnalano anche la diffusione in Australia (3,33%), in Canada (1,93%) e negli Stati Uniti (13,42%).

Gli aeroporti italiani sono in allerta

Il virus indubbiamente circola, e tra le misure adottate per il contenimento della variante ci sono i controlli aeroportuali, con particolare attenzione ai voli provenienti dalla Cina. «Sarebbero necessari controlli non soltanto sui voli diretti in arrivo dalla Cina, ma anche su quelli indiretti» specifica il genetista Massimo Zollo.

E prosegue: «È necessaria un’azione più attiva per la diffusione dei farmaci antivirali e continuare a fare ricerca sulle varianti per capire che cosa potrebbe accadere da oggi a due mesi».

Il timore dunque sta tornando a far salire l’allarme globale: come si legge nelle conclusioni del penultimo report dell’Iss – Istituto superiore di sanità – “nell’attuale scenario, in cui si nota una co-circolazione di varianti e numerosi sottolignaggi, è necessario continuare a monitorare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali e internazionali e con le indicazioni ministeriali la diffusione delle varianti virali, e in particolare di quelle a maggiore trasmissibilità e/o con mutazioni correlate a potenziale evasione della risposta immunitaria”.

La comunità scientifica è al lavoro per avere maggiori e più chiare risposte in merito, e, in caso di presenza di sintomi, sono consigliati attenzione e automonitoraggio, sempre però evitando allarmismi non necessari.

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