Ambiente

Il discorso di Lula e le (tante) sfide che lo attendono

La nuova amministrazione dovrà fronteggiare le disastrose conseguenze delle politiche di Bolsonaro. Compresa la deforestazione dell’Amazzonia
Credit: Wang Tiancong/ Xinhua via ZUMA Press
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2 gennaio 2023 Aggiornato alle 19:00

Domenica, Luiz Inácio Lula da Silva è diventato presidente del Brasile per la terza volta, in un cerimonia ufficiale nella capitale Brasilia, dove si è insediato al posto di Jair Bolsonaro che è volato in Florida rifiutandosi di partecipare al cerimoniale.

Davanti a decine di migliaia di sostenitori, Lula ha voluto rimarcare la separazione netta fra il vecchio corso e la nuova presidenza:

«Uscendo da queste terribili rovine, insieme al popolo brasiliano, mi assumo la responsabilità di ricostruire il Paese e renderlo una nazione di tutti e per tutti. Loro [il governo precedente] hanno svuotato le risorse del ministero della Salute. Hanno smantellato l’istruzione, la cultura, i fondi per la scienza e la tecnologia. Hanno distrutto la protezione ambientale. Non hanno lasciato risorse per i pasti scolastici, le vaccinazioni o la sicurezza pubblica ».

Nel suo primo giorno di amministrazione ha revocato le leggi di Bolsonaro che allentavano i controlli sulle armi, ripristinato i fondi per le famiglie più povere, avviato la ricostruzione del principale ente per la protezione ambientale e il ristabilimento dell’Amazon Fund, che era stato congelato negli ultimi anni. L’obiettivo della nuova presidenza è quello di aiutare i 33 milioni di brasiliani che soffrono la fame e permettere ad altri 100 milioni di uscire dalla condizione di povertà.

Una delle più grandi sfide che la nuova presidenza dovrà affrontare riguarda la deforestazione della foresta tropicale amazzonica, che negli ultimi anni ha conosciuto una terrificante accelerazione con conseguenze estremamente gravi per l’ecosistema globale. Per invertire il trend negativo, è stata nominata a capo del ministero dell’Ambiente e del Clima Marina Silva, una delle più note attiviste ambientali brasiliane, che aveva già ricoperto il ruolo governativo nei precedenti governi di sinistra. L’obiettivo è quello di fermare il consumo delle risorse amazzoniche entro il 2030, preservando la più importante foresta della Terra.

Per il 76enne neo-presidente la salvaguardia ambientale è una priorità nazionale e internazionale: «Nessun altro Paese ha le condizioni che il Brasile possiede per diventare una potenza ambientale. Avendo la creatività, la bio-economia e le imprese della socio-biodiversità come punti di partenza, daremo inizio alla transizione energetica ed ecologica verso l’agricoltura e le attività minerarie sostenibili, verso l’agricoltura familiare e l’industria verde. Il nostro obiettivo è azzerare la deforestazione in Amazzonia e le emissioni di gas serra» ha affermato durante il suo discorso al Congresso.

Numerosi ostacoli dovranno essere affrontati nei prossimi anni, specialmente in un Paese uscito fortemente polarizzato dalla pandemia, con l’opposizione fanatica dei fan di Bolsonaro che non riconoscono la legittimità di Lula, la possibile escalation di violenza e le ripetute recessioni economiche.

La stessa battaglia per la preservazione della foresta amazzonica dovrà concentrarsi su i numerosi gruppi criminali implicati nella deforestazione e su quelle grandi aree economiche legate allo sfruttamento delle risorse pluviali. «Insieme alla mobilitazione della nostra società, dovremo affrontare la grande sfida di salvare e aggiornare l’agenda socio-ambientale perduta», ha ammonito la ministra Marina Silva.

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