Diritti

Fermiamo la strage dei pulcini maschi

Un emendamento al Senato può salvare la vita a milioni di esemplari che ogni anno vengono uccisi, perché considerati di scarto. L’intervento è della direttrice dell’associazione Animal Equality
Credit: Zoe Schaeffer
Tempo di lettura 4 min lettura
20 gennaio 2022 Aggiornato alle 21:00

Una lunga battaglia di civiltà lanciata da Animal Equality contro una grande ingiustizia sta per raggiungere un risultato storico. Si tratta dell’emendamento che vieta l’abbattimento selettivo dei pulcini maschi all’interno dell’industria delle uova dalla fine del 2026. Dopo l’approvazione alla Camera a inizio dicembre, la votazione dell’emendamento tocca ora al Senato, che può scegliere di risparmiare la vita a più di 25 milioni di pulcini che ogni anno vengono uccisi perché considerati scarti di produzione dall’industria alimentare.

Quello che le pubblicità raccontano è una realtà idilliaca in cui le galline sono libere di correre all’aperto e le cui uova sono frutto di un’esistenza felice. Eppure quello che si verifica negli allevamenti intensivi è drasticamente l’opposto. Accanto alla terribili condizioni di sovraffollamento e sporcizia che in molti casi caratterizzano questi luoghi, l’industria delle uova non si fa problemi a smaltire ciò che è considerato solo un ingombro nella catena di produzione condannando a morte animali con poche ore di vita: i pulcini maschi.

Il loro destino è segnato già nell’arco delle prime 24 ore dalla loro nascita. Non sono in grado di deporre le uova, né possono essere impiegati per la carne, in quanto i pulcini generati dalle galline ovaiole appartengono a specie diverse dai polli broiler utilizzati dall’industria alimentare e selezionati perché in grado di raggiungere i 4 kg in meno di 50 giorni. Allora che fare quando negli incubatoi nascono pulcini maschi? Triturati vivi o soffocati, questi animali vengono abbattuti immediatamente e senza l’utilizzo di tecniche di stordimento, una fine tanto ingiusta e crudele che anche numerose associazioni di veterinari, come la Federazione dei Veterinari Europei, si sono schierate contro questa pratica.

Questa uccisione metodica e costante ha rappresentato finora per le aziende una soluzione “pratica” a una presenza considerata soltanto “inutile”, di cui disfarsi “rapidamente”. Un quadro piuttosto crudo ma che ritrae una realtà diffusa in tutto il mondo, Italia compresa. Per fortuna, nel corso del tempo, è stata pensata una soluzione grazie all’introduzione di nuove tecnologie che permettono di mettere fine a questa pratica crudele, le tecnologie in-ovo sexing (sessaggio in-ovo).

Animal Equality ha lanciato nel 2020 una campagna firmata da oltre 100mila persone proprio per chiedere a Governo e industria di porre fine a questa situazione terribile. Grazie a questo lavoro, già nel 2020 l’associazione di categoria dei produttori di uova Assoavi si era dichiarata favorevole all’introduzione di tecnologie in-ovo sexing in grado di evitare l’abbattimento dei pulcini maschi, mentre aziende come Coop hanno cominciato già quest’anno a mettere in vendita uova fresche senza l’uccisione dei pulcini maschi.

Queste tecnologie permettono di individuare in maniera né invasiva né dolorosa il sesso dell’embrione all’interno delle uova fecondate, evitando così che milioni di pulcini maschi vengano messi al mondo per essere brutalmente uccisi nelle prime ore di vita. Per favorire l’introduzione di queste tecnologie all’interno dell’industria, l’emendamento prevede tempi di adeguamento alla normativa per l’aggiornamento delle procedure di lavoro e dello stato tecnologico delle imprese del settore dell’allevamento delle galline ovaiole e supporta politiche di sviluppo tecnologico in questa direzione.

Nell’Unione europea, dove le stime parlano di 330 milioni di pulcini maschi uccisi all’anno su un totale di quasi 8 miliardi di pulcini allevati, i governi di Svizzera, Francia e Germania si sono già pubblicamente impegnati per sostenere le aziende in questo percorso e vietare l’abbattimento dei pulcini maschi a partire dal 2022, mentre la Commissione europea ha lanciato un’iniziativa pubblica per eseguire un controllo di adeguatezza delle norme esistenti sul benessere degli animali.

La decisione del Parlamento italiano su questa importante battaglia ha mostrato chiaramente che anche nel nostro Paese qualcosa sta finalmente cambiando. E proprio questo cambiamento pone una riflessione all’intero sistema della produzione alimentare di massa e ai consumatori: è tempo per una nuova consapevolezza e per una nuova conoscenza più profonda da parte di tutti di ciò che accade nella filiera alimentare perché si arrivi davvero a un consumo critico e a nuovi passi in avanti in chiave di sostenibilità e benessere animale.