Diritti

«Sarà la mia eredità», il Presidenzialismo secondo Giorgia Meloni

Nel corso della conferenza stampa di fine anno la Presidente del Consiglio ha promesso “il Presidenzialismo”. Una riforma storica, e complessa. Che abbiamo provato a spiegare
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29 dicembre 2022 Aggiornato alle 21:00

«Intendo fare il presidenzialismo, velocizzare le istituzioni sarà la mia eredità».

Durante la tradizionale conferenza stampa di fine anno la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato chiaro: il presidenzialismo è uno degli obiettivi principali del suo governo. Ma di cosa si tratta?

Finora il sistema parlamentare prevede che l’elezione del Presidente della Repubblica avvenga in maniera indiretta, ovvero che non siano gli italiani a votare direttamente la più alta carica dello Stato, ma i loro rappresentanti (parlamentari e delegati regionali). Un meccanismo che permette al Presidente della Repubblica di essere al riparo dalla competizione elettorale diretta e quindi di rappresentare in maniera più credibile «l’unità nazionale». Le motivazioni dietro questa scelta sono legate al fatto che l’Italia è una repubblica parlamentare dove il presidente del Consiglio ha molti più poteri rispetto al capo dello Stato.

Fin qui il presente voluto dai padri costituenti. Il futuro sognato dal governo Meloni è di tutt’altro tipo e lo si può immaginare guardando alla proposta di legge presentata a maggio di quest’anno dalla stessa leader di FdI.

L’idea alla base era quella di avere un Presidente della Repubblica eletto ogni cinque anni dai cittadini, che presiede il Consiglio dei ministri e può revocare i ministri (poteri questi finora riservati al presidente del Consiglio). Oltre a questo il capo dello Stato non sarebbe più al vertice del Consiglio superiore della magistratura, ma rappresenterebbe l’Italia «in sede internazionale ed europea», continuando ad avere il comando delle forze armate (come già oggi accade).

Non è detto che questa proposta venga ripresa in toto ora che FdI è al governo, ma sicuramente può dare un’idea di come la premier immagina il futuro istituzionale dell’Italia.

Il presidenzialismo è un vecchio pallino del centrodestra. Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha più volte provato nel corso degli anni a renderlo realtà senza però avere successo.

I vantaggi di questo sistema, secondo i suoi sostenitori, sarebbero quelli di snellire le procedure politiche e allo stesso tempo di conferire più autorità e autorevolezza a chi governa, in quanto verrebbe scelto direttamente dai cittadini (e non più dal parlamento).

I rischi denunciati dagli oppositori sono quelli di provocare un accentramento di potere sull’esecutivo e di togliere al Paese una figura di unità nazionale come quella del presidente della Repubblica.

Il tema reale ora sarà la fattibilità politica di questa riforma. Da un punto di vista istituzionale si tratta di un percorso tortuoso, anche se finora tutti i partiti di centrodestra si sono sempre schierati a favore di questa riforma. Soprattutto dopo l’esperienza traumatica dello scorso anno quando i veti incrociati hanno portato un parlamento ormai paralizzato a rieleggere Sergio Mattarella Presidente della Repubblica, con grande rabbia di Meloni che già sognava un primo capo dello Stato proveniente dalla sua area.

Quel giorno la leader del FdI mise in chiaro che con lei una situazione simile non si sarebbe più creata e che il potere sarebbe dovuto passare direttamente agli elettori. Oggi è al governo e ribadisce il concetto. La novità saranno i fatti.

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