Futuro

Omicron è più cattiva con i bambini? 5 domande su virus e vaccini

Sulla sua pagina Facebook il pediatra Guido Castelli Gattinara ha risposto ai dubbi dei genitori italiani. Allarmati dal boom dei contagi tra i minori
Credit: Kelly Sikkema
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20 gennaio 2022 Aggiornato alle 19:00

(a cura di agenzia Dire) Omicron non si ferma davanti ai bambini: solo a Milano, nelle ultime settimane l’incidenza è stata del +37% tra gli under 5. Guido Castelli Gattinara, componente del Tavolo tecnico Vaccinazioni e Malattie infettive della Società italiana di pediatria (Sip), insieme alla collega Susanna Esposito ha risposto ai dubbi dei genitori sul vaccino pediatrico anti Covid-19 nel corso di una diretta sulla pagina Facebook della Società scientifica. Eccone 5.

  1. Perché il virus oggi colpisce così tanti bimbi anche sotto i 5 anni?

«Il virus non è diventato più cattivo nei confronti dei bambini ma ci troviamo di fronte a una variante, la Omicron, che si trasmette molto più facilmente e dunque si diffonde, in particolare, tra coloro che non sono vaccinati come la fascia di popolazione pediatrica. E aumentando il numero di bambini infetti, aumenta anche la quota di quelli che finiscono in terapia intensiva. Adesso in ospedale vediamo tanti piccoli sotto ai 5 anni, per questo mi auguro che presto il vaccino sia disponibile anche per loro, così come mi auguro che siano sempre di più i bambini vaccinati nella fascia d’età 5-11 anni».

  1. Come comportarsi prima di fare il vaccino? Bisogna fare un test?

«Fare un test degli anticorpi per togliersi un dubbio e vedere se magari un bambino ha avuto l’infezione in maniera asintomatica non ha senso» spiega Castelli Gattinara. «Non è un’informazione importante per decidere se fare il vaccino o meno, perché anche in questo caso la vaccinazione non sarebbe un problema. Col vaccino eventualmente ristimoliamo il sistema immunitario del bambino e lo proteggiamo. I pericoli vengono dalla malattia, non dai vaccini» ribadisce il pediatra.

  1. I bambini che hanno avuto il Covid devono vaccinarsi?

«Per chi sa di aver avuto la malattia, le tempistiche per fare il vaccino cambiano a seconda se siano trascorsi tra i 3 e i 12 mesi dall’infezione, o più di 12 mesi, o se l’infezione si è contratta tra la prima e la seconda dose di vaccino, secondo il vigente schema vaccinale».

  1. Il vaccino possono farlo tutti?

«Tutti i bambini possono e devono essere vaccinati a meno di condizioni particolari» dice Castelli Gattinara, spiegando che le controindicazioni reali al vaccino anti-Covid possono essere «uno shock anafilattico a un precedente vaccino o l’’anafilassi vera a uno dei componenti che sono all’interno del vaccino. Poi ci sono delle condizioni particolari, come quelle dei pazienti che hanno una malattia acuta grave in atto, pazienti che hanno un tumore o sono in terapia per un tumore, pazienti che hanno delle immuno compromissioni profonde sia per deficit proprio, ma soprattutto per terapia immunosoppressive importanti. In questi casi la vaccinazione non viene suggerita perché il vaccino non fa niente, non stimola un sistema immunitario paralizzato dalla malattia o dall’immunosoppressione. In questi pazienti quindi la vaccinazione non è controindicata ma non conviene che venga fatta» conclude Castelli Gattinara.

  1. Il vaccino protegge anche dalla MIS-C (sindrome infiammatoria multisistemica) e dal cosiddetto “long Covid”?

«La MIS-C è una tempesta citochimica, quindi una reazione dell’organismo estremamente violenta contro degli antigeni, che colpisce prevalentemente i giovani adolescenti. Si tratta di un’enorme infiammazione a carico degli organi che può danneggiarli anche in maniera mortale. In Italia oggi abbiamo vaccinato quasi tutti gli adolescenti e la MIS-C non si vede più, è quasi scomparsa, dunque anche questo è un effetto positivo del vaccino che protegge nei confronti delle forme più gravi della malattia», Così come essere protetti dal vaccino «riduce anche la probabilità che si possa sviluppare il long Covid, ossia quelle manifestazioni cliniche, neurologiche e sistemiche che compaiono e persistono anche per molti mesi dopo aver avuto il Covid, pure in forma asintomatica, e sono dunque invalidanti».