Ambiente

350.000 sostanze chimiche minacciano il Pianeta

La massa totale della plastica prodotta dall’uomo ha ormai superato la massa di tutti i mammiferi. Per gli esperti servono nuove regole, prima che sia troppo tardi
Credit: (Cristian Palmer)
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20 gennaio 2022 Aggiornato alle 17:00

Oceani pieni di tonnellate di plastica, materiale che si frantuma in microplastiche ingerite persino dall’uomo. Ce n’è talmente tanta che la massa totale di quella prodotta dall’uomo ha superato la massa di tutti i mammiferi. Frammenti di plastica si trovano ovunque: dalla profondità della fossa delle Marianne al monte Everest, perfino nell’aria sui Pirenei. E poi Pfas nelle acque, pesticidi e sostanze varie nei campi, prodotti sintetici che modificano ecosistemi, antibiotici a cui gli animali stanno diventando sempre più resistenti.

L’inquinamento chimico, nel mondo, ha superato la soglia di sicurezza per l’umanità, minacciando gli ecosistemi globali da cui dipendiamo. A sostenerlo è uno studio realizzato da un team internazionale di ricercatori pubblicato su Environmental Science & Technology.

Gli esperti raccontano come il cocktail di sostanze chimiche sia ormai insostenibile per il futuro del Pianeta: si va dalla plastica a un insieme di 350.000 sostanze chimiche, tra cui pesticidi, composti industriali, farmaci, Pcb, elementi tossici e sostanze sintetiche che stanno facendo ammalare la Terra. Il mix di queste sostanze per gli scienziati ha ormai passato il “confine planetario”, è andato oltre, privando il Pianeta di un equilibrio che prima delle attività antropiche andava avanti da migliaia di anni.

Per i ricercatori il cocktail letale sta minacciando i sistemi terrestri danneggiando i processi biologici alla base della vita, con i pesticidi che a esempio hanno ridotto il numero degli insetti (vedi gli impollinatori) in grado di far funzionare quegli ecosistemi che permettono a noi aria, acqua e cibo.

«C’è stato un aumento di 50 volte la produzione di sostanze chimiche dal 1950 e si prevede che triplicherà nuovamente entro il 2050» ha spiegato Patricia Villarrubia-Gómez, dello Stockholm Resilience Center (SRC). «Il ritmo con cui le società stanno producendo e rilasciando nuove sostanze chimiche nell’ambiente non è coerente con il rimanere all’interno di uno spazio sicuro per l’umanità». Un’altra ricercatrice, Sarah Cornell dell’SRC, ricorda che «da molto tempo la gente sa che l’inquinamento chimico è una brutta cosa. Ma non ci si è preoccupati degli impatti a livello globale. Questo lavoro inserisce l’inquinamento chimico, in particolare la plastica, nella storia di come le persone stanno cambiando il Pianeta».

È necessario, sostengono gli esperti, ragionare sulla riduzione dell’inquinamento chimico esattamente come lo si sta cercando di fare per abbassare le emissioni climalteranti. Così come andrebbero sempre più analizzati gli impatti, in termini di sicurezza per ecosistemi e uomo, delle 350.000 sostanze chimiche sempre più presenti nell’ambiente. Quest’ultimo, il rilascio di composti nell’ambiente, sta avvenendo «molto più velocemente della capacità di riuscire a tracciare o indagare i suoi impatti» ricordano gli esperti.

Un elemento chiaro, che ci aiuta a comprendere quanto male abbiamo fatto al Pianeta, riguarda la plastica: la massa totale della plastica oggi supera la massa totale di tutti i mammiferi viventi. Per Bethanie Carney Almroth dell’Università di Göteborg «è un’indicazione abbastanza chiara che abbiamo oltrepassato un confine: siamo nei guai, ma ci sono ancora cose che possiamo fare per invertire».

Fra le possibili azioni, per esempio, «il passaggio a un’economia circolare è davvero importante. Ciò significa cambiare materiali e prodotti in modo che possano essere riutilizzati, non sprecati» ricorda Villarrubia-Gómez.

Quello relativo all’inquinamento chimico, oltretutto, è un confine oltrepassato che ne segue altri già superati: quelli del surriscaldamento globale, della distruzione di habitat, della perdita di biodiversità o dell’inquinamento dell’aria. Ecco perché nello studio gli esperti concludono con una grande necessità: una regolamentazione più dura e precisa che ponga limiti alla produzione e rilascio di sostanze chimiche, esattamente come stiamo facendo con gli obiettivi fissati per diminuire l’uso delle fonti fossili e abbassare le emissioni.