Ambiente

Il 2022 visto dalla natura

Bilancio di fine anno anche per l’ambiente. Non solo siccità e crolli dei ghiacciai: ci sono anche belle notizie. Che meritano di essere celebrate
Credit: Mehdi Mohebi Pour
Tempo di lettura 6 min lettura
30 dicembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Il 2022 è stato un altro anno complesso per l’ambiente e la transizione ecologica. La guerra in Ucraina, i record delle temperature in Italia, i negoziati dimenticarti sulla biodiversità di Montreal, la catastrofe della Marmolada e del Pakistan, gli ennesimi morti per cattiva gestione del territorio. Ma anche un anno di ottimismo con risultati importanti sulla produzione di energia da rinnovabili, l’ambiente finalmente in Costituzione, il boom della finanza green, il ritorno di Marina Silva all’Ambiente in Brasile, le nuove scoperte sulla fusione, il ritorno di alcune importanti barriere coralline, i lavori del trattato globale sulla plastica…

Facciamo un po’ di ordine e partiamo dal clima. Secondo il climatologo Bernardo Gozzini, direttore del Consorzio Lamma, che riunisce Regione Toscana e Consiglio Nazionale delle Ricerche, il 2022 sarà confermato come l’anno più caldo di sempre per l’Italia, un primato che riguarda sia le temperature massime che quelle medie. Vale la pena ricordare quanto le temperature record abbiano contribuito ad alimentare la peggiore siccità di sempre nel nord-Italia, resa più dall’assenza di neve sulle alpi e sul sempre ridotto apporto dei ghiacciati. Sarebbero bastati i dati a dirci quanto sia in sofferenza la nostra montagna, purtroppo ha reso tutto più evidente la tragedia della Marmolada, che ha reclamato le vite di 11 alpiniste e alpinisti. Segnali importanti che ci danno un solo messaggio: acceleriamo sulla decarbonizzazione.

La sostituzione delle fonti fossili con le rinnovabili aveva visto un buon inizio d’anno, quando la guerra Ucraina portata avanti dallo psico-zar russo ha sparigliato le carte, portando il caos nel mercato del gas naturale, spingendo per riaprire centrali a carbone ma anche dando una netta spinta nella seconda metà dell’anno alle rinnovabili. Sembrava il ritorno dell’oil&gas, invece sembra abbia definito una volta per tutte il trionfo del solar&wind. Mai come nel 2022 ho sentito tante persone nei bar, in spiaggia o in treno parlare della possibilità di mettere pompe di calore, efficientare e tappezzare il tetto di pannelli solari (con buona pace del caotico Bonus 110%, di cui attendiamo le sorti per il 2023).

Come valutare gli effetti della guerra sulla narrativa energetica è ancora presto, vediamo quali saranno gli effetti sul lungo termine: si è visto il revival dell’atomo (non accadrà), si è lodato l’idrogeno e nuovi carburanti, ma soprattutto si sono visti investimenti record nelle rinnovabili. Tocca al nuovo Governo sostenere la domanda di rinnovabili nel 2023, spingendo per una sempre maggiore ambizione negli obiettivi di decarbonizzazione nazionali, sull’onda anche della vague finanziaria degli Esg.

La finanza internazionale, infatti, è stata una grande sorpresa in questo 2022. Un grande risultato è arrivato con la Bridgetown Agenda e la decisione della Cop27, il negoziato Onu sul clima, di chiedere una riforma delle grandi banche di sviluppo multilaterali, come la Banca Mondiale, Eib, Adb o il Fondo Monetario Internazionale. Nel 2023 infatti i cda di queste grandi istituzioni sono chiamati a riformare il proprio mandato intorno alla lotta per il clima e la biodiversità. Un segnale che si riverberà anche sulla grande finanza internazionale che, tra disclosure Esg (che nel prossimo anno avrà un momento di forte consolidamento e ripensamento) e nuovi strumenti (Green Bond, investimenti dedicati alla circular economy, listini legati alle performance carbon delle aziende, ecc), sta attraversando un momento di grande fermento, con gradi società - da Black Rock ad Amundi - sempre più interessate ai rischi ambientali correlati agli investimenti. Il 2022 potrebbe essere ricordato come l’anno in cui finì Bretton Woods, storici dell’economia siete avvisati.

A livello nazionale il 2022 ha visto ripetersi la monotona agonia di tante iniziative legislative. La crisi idrica estiva non ha smosso di un millimetro il dibattito per una Legge sull’acqua, né portato a sensibili deviazioni dal piano di investimenti in infrastrutture delineato con il Pnrr. Fermo tutto ancora sulla legge per il suolo nonostante il disastro di Ischia, nonostante il Paese perda 2,2 metri quadrati ogni secondo di suolo fertile.

Una ferita per l’agricoltura made in Italy, che ha sempre meno terreni fertili, con buona pace alle dichiarazioni sulla sovranità alimentare, e una grande vulnerabilità per la nostra biodiversità, che dal 19 Dicembre è tutelata da nuovo accordo decennale, il Global Biodiversity Framework, che impegna il nostro Paese a tutelare almeno il 30% del territorio nazionale entro il 2030 e rigenerare almeno il 30% della natura degradata.

Non si vede all’orizzonte il piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici che si dovrebbe basare su una strategia oramai vecchia di 7 anni. Pare invece un’urgenza l’allenare i controlli sulla caccia, che da il via libera per cacciare anche nei territori urbani.

Tra le tante notizie positive c’è stato l’ingresso dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi nella Costituzione Italiana, con la modifica di 2 articoli della Carta, il 9 e il 41. Un raro esercizio bipartisan, che ha visto unici astenuti il partito attualmente al Governo, Fratelli d’Italia. Oggi, finalmente, nel testo si cui si fonda l’Italia si legge che (Art. 9) “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.

Continua (Art. 41): “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.

Certo servirebbe molto di più visti i livelli critici della crisi ambientale e climatica. Ma i risultati dei Verdi alle elezioni (e anche del Pd) sembrano comunicare che per il momento l’ambiente rimane una questione secondaria. Toccherà a Elly Schlein cambiare la direzione della sinistra? O vedremo un protagonismo verde della destra che sembra iniziare a interessarsi a queste tematiche, tra volenterosi della Lega e strafalcioni di chi di ambiente non ne capisce un cavolo (bio).

Servono nuovi volti in politica. Lo dice anche Greta che si ritira per andare all’università e godersi la vita, lasciando spazio a nuovi attivisti e nuove figure politiche, che siano le ragazze e ragazzi di Ultima Generazione, invisi ai benpensanti, o le nuove leve dell’attivismo ambientale giovanile. In ognuno dei loro occhi ho trovato la notizia più bella di questo 2022: c’è sempre più voglia di aiutare l’ambiente con competenza, seppellendo una volta per tutti i vecchi fossili del passato, come è giusto che sia.

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