Diritti

Usa e aborto: le tappe di un anno difficile

Dalla revoca della Roe v. Wade alle leggi approvate a livello statale, passando per le cliniche galleggianti: i punti fondamentali del 2022
26 settembre 2022, New York, USA: alcune attiviste protestano fuori dalla Cattedrale di San Patrizio durante la messa di apertura tenuta dal Cardinale Timothy Dolan, dalle Sisters Of Life e dalle Witness For Life per la loro campagna antiabortista.
26 settembre 2022, New York, USA: alcune attiviste protestano fuori dalla Cattedrale di San Patrizio durante la messa di apertura tenuta dal Cardinale Timothy Dolan, dalle Sisters Of Life e dalle Witness For Life per la loro campagna antiabortista. Credit: Laura Brett/ZUMA Press Wire
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
29 dicembre 2022 Aggiornato alle 07:00

Era primavera quando una bozza della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America trapelò e venne resa pubblica da Politico. Il documento, redatto a febbraio dal giudice Samuel Alito, nominato dal repubblicano George W. Bush, non rappresentava ancora il verdetto definitivo sull’annullamento della Roe v Wade, la sentenza che allora tutelava il diritto all’aborto. La mossa definitiva è arrivata solo 2 mesi dopo.

Il 24 giugno 2022 la Corte Suprema statunitense, a maggioranza conservatrice, ha ribaltato la sentenza che fino a quel momento, per quasi 50 anni, aveva sancito il diritto costituzionale, per le donne americane, di abortire. Il superamento della Roe v Wade del 1973 ha cancellato da un giorno all’altro la possibilità di accedere alla pratica in 7 Stati americani, seguiti da altrettanti nei mesi successivi: prima della caduta di Roe, esistevano già numerose leggi statali che minacciavano l’aborto e l’avrebbero reso illegale se la Corte Suprema si fosse pronunciata a suo sfavore.

Molti divieti antecedenti a giugno sono entrati in vigore, altre battaglie si sono spostate in tribunale, e sono tuttora in corso, mentre in altri luoghi i politici locali hanno trovato il modo di aggirarli. Un articolo del Guardian ripercorre tutti i passaggi che hanno caratterizzato l’anno appena trascorso in tema di diritto all’aborto negli Usa.

A ottobre, circa 3 mesi dopo il ribaltamento della sentenza, circa 66 cliniche per l’aborto erano state chiuse in 15 Stati: più dell’80% delle 79 che avevano aperto a giugno in quegli Stati. A partire dalla scorsa estate, erano circa 33 milioni le donne in età fertile che vivevano in luoghi prossimi a vietare l’aborto. Attualmente 13 Stati vietano l’aborto senza eccezioni, mentre altri lo consentono fino a un certo limite di tempo o in casi considerati “estremi”, come lo stupro o l’incesto, o per proteggere la vita della donna incinta. Ma le restrizioni, probabilmente, non si fermeranno.

Le repressioni legali

In alcuni casi la legge ha tentato di perseguire le donne che hanno abortito dopo il superamento della Roe v Wade: in Texas, la 26enne Lizelle Herrera è stata arrestata con l’accusa di omicidio per presunta autoinduzione di un aborto. Non avendo una base legale, il caso è stato rapidamente archiviato. In Louisiana si sono presentati casi simili, ugualmente fallimentari. Il Missouri ha cercato di vietare i viaggi fuori dallo Stato per poter abortire altrove, mentre la Carolina del Sud ha provato a limitare la condivisione delle informazioni disponibili online sull’accesso all’aborto.

L’ancora di salvezza: l’aborto farmacologico

L’anno precedente all’eliminazione del diritto di accesso all’interruzione di gravidanza, la Food and Drug Administration ha reso l’aborto farmacologico accessibile per posta: essendo uno dei pochi servizi in grado di consentire la pratica, l’uso di questi farmaci è aumentato vertiginosamente dopo la chiusura delle cliniche abortive. Secondo uno studio che ha valutato i cambiamenti nelle richieste di telemedicina online prima e dopo la decisione, l’uso è triplicato.

Le cliniche galleggianti

Costruire delle strutture ad hoc in mare è sembrata una soluzione innovativa per aiutare le donne ad accedere a un diritto negato ed evitare che dovessero percorrere più di 800 chilometri per abortire. Stati come l’Illinois, circondato da leggi statali proibitive, hanno visto aumentare drasticamente le pazienti provenienti da territori adiacenti come l’Arkansas, l’Indiana, il Tennessee e il Kentucky. Oltre alle cliniche galleggianti, anche quelle con ruote hanno consentito di facilitare l’accesso all’aborto, facendo intervenire i medici ai confini degli Stati in cui vige un divieto.

Ma molti medici che hanno fornito l’assistenza necessaria sono stati minacciati dalla revoca della propria licenza, così come è accaduto alla dottoressa Caitlin Bernard: quando si è diffusa la notizia dello stupro della bambina di 10 anni che ha viaggiato fuori dal suo stato d’origine, l’Ohio, per accedere all’aborto, la donna è stata accusata di aver inventato tutto e di aver violato la riservatezza della paziente. Il procuratore generale dell’Indiana ha chiesto alla commissione medica dello Stato, che ha il potere di revocare la licenza medica di un medico, di punirla.

L’aborto alle urne

Quando gli elettori e le elettrici del Kansas hanno potuto esprimere il proprio voto sull’aborto, hanno disatteso le aspettative dei conservatori, respingendo la proposta di referendum che mirava a modificare la Costituzione statale per eliminare il diritto all’aborto a livello statale. La vittoria, sancita dal 59% degli elettori, ha dato un chiaro messaggio ai repubblicani prima delle elezioni di metà mandato. Eppure, non ha scoraggiato gli attivisti anti-abortisti a promuovere altri referendum. Altri 4 Stati sono riusciti a proteggere il diritto all’aborto all’interno delle costituzioni statali del Vermont, della California e del Michigan. In Montana è stato respinto un disegno di legge che avrebbe potuto criminalizzare i medici per aver fornito aborti.

Leggi anche
Uguaglianza
di Chiara Manetti 3 min lettura
Parità di genere
di Fabrizio Papitto 3 min lettura