Diritti

C’è una spia tra noi: TikTok!

I dipendenti del social cinese avrebbero utilizzato strumenti interni in modo illecito per controllare e geolocalizzare alcuni giornalisti statunitensi
Credit: SIPA Asia via ZUMA Wire
Tempo di lettura 3 min lettura
28 dicembre 2022 Aggiornato alle 22:00

In un’America sepolta dalla neve, a riscaldare la situazione c’è la scontante inchiesta pubblicata su The Verge: alcune email interne della società madre TikTok ByteDance dimostrano che diversi dipendenti hanno avuto accesso ai dati TikTok di almeno due giornalisti statunitensi e a un “piccolo numero” di persone a loro collegate.

L’anno, che si sta per chiudere, era iniziato proprio con TikTok che negava l’uso del social per colpire i giornalisti, e alla fine dell’anno la notizia viene smentita proprio da un’indagine interna. Il ceo di ByteDance con sede a Pechino, Rubo Liang, ha detto di essere «profondamente deluso» e che «la fiducia pubblica che abbiamo costruito con enormi sforzi sarà significativamente compromessa dalla cattiva condotta di alcuni individui».

Intanto il capo del team Internet Audit and Risk di TikTok, Chris Lepitak, responsabile dei dipendenti coinvolti, che a oggi sembrano essere soltanto due, è stato licenziato, mentre Song Ye, il dirigente che faceva da tramite direttamente con il ceo, Liang, si sarebbe dimesso.

Anche l’avvocato generale della società, Erich Andersen, ha detto che il team Internet Audit and Risk è «in fase di ristrutturazione». Insomma, TikTok, anzi meglio dire ByteDance, avrebbe fatto un po’ di pulizia interna con la speranza di risollevare la già traballante stabilità del social negli Usa.

Secondo i giornalisti americani i dipendenti avrebbero usato in modo illecito gli strumenti aziendali per ottenere informazioni private, come gli Ip dei giornalisti, così da controllarne la posizione geografica, con l’obiettivo di controllare si i reporter fossero stati a contatto con altri impiegati sospettati di aver passato informazioni riservate alla stampa.

Molto probabilmente i giornalisti controllati erano delle testate, il Financial Times e BuzzFeed, che a metà 2022 avevano pubblicato lo scoop sui presunti spionaggi di TikTok da parte del Governo cinese.

Ad inizio mese il senatore Marco Rubio ha proposto una legge, con i rappresentanti Mike Gallagher e Raja Krishnamoorthi, pubblicata su un editoriale del Washington Post, per vietare a TikTok di operare negli Usa.

Il problema nasce dal fatto che la società madre, ByteDance, è obbligata dalla legge cinese a rendere i dati dell’app disponibili al Partito Comunista Cinese e anche gli esperti di sicurezza informatica dell’Fbi hanno dichiarato come “tangibile” il rischio che TikTok venga usato per spiare gli americani.

Rubio ha infatti dichiarato: «Il governo federale deve ancora intraprendere un’zione significativa per proteggere gli utenti americani dalla minaccia di TikTok. Non si tratta di video creativi: si tratta di un’app che raccoglie dati su decine di milioni di bambini e adulti americani ogni giorno. Sappiamo che è usato per manipolare i feed e influenzare le elezioni. Sappiamo che risponde alla Repubblica Popolare Cinese. Non c’è più tempo da perdere in trattative senza senso con una società di burattini del partito cinese. È ora di vietare per sempre TikTok controllato da Pechino».

Sarà davvero la fine di TikTok negli Usa?

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