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Si può frenare il climate change?

Cosa possiamo fare noi, come singole persone? Per esempio ripensare il modo in cui viaggiamo. E gli Stati? Salvaguardare le foreste del mondo. Ma anche imprese e città devono dare il proprio contributo
Credit: Cup of Couple/pexels

I cambiamenti climatici sono ormai costanti - e allo stesso tempo allarmanti - per la maggior parte del mondo: abbiamo tempo da qui al 2030 per contenere l’aumento della temperatura media globale entro la soglia critica di 1,5° rispetto ai livelli pre-industriali.

Questo è possibile, ma solo dimezzando l’attuale livello di emissioni al 2030 e azzerandolo entro il 2050. Per farlo abbiamo necessità di innescare un cambiamento repentino e radicale, che deve coinvolgere inevitabilmente l’innovazione tecnologica e la coscienza individuale di ognuno di noi, a cominciare dai cittadini, dalle imprese fino alle istituzioni.

Climate change: cos’è?

Il climate change indica la variazione di uno o più parametri climatici causata dall’immissione di gas nell’atmosfera, in grado di intrappolare al suo interno l’energia termica proveniente dal sole, provocando così aumento della temperatura.

I cambiamenti climatici vengono interpretati come delle variazioni a lungo termine delle temperature e dei modelli meteorologici: queste possono avvenire in maniera naturale, oppure condizionate dall’opera dell’essere umano. A partire dal XIX secolo infatti le attività umane sono state il fattore principale all’origine della climate change, soprattutto per la combustione di gas, carbone e petrolio.

In Italia, infatti, queste fonti fossili - utilizzate per soddisfare i fabbisogni di energia elettrica e termica - sono responsabili del 24% delle emissioni climalteranti. A seguire si aggiungono quelle generate dai trasporti, a cui va un altro 24%, quelle legate al settore residenziale e commerciale per il 17%, quelle del settore industriale con l’11% e del settore agricolo con il 9%.

Come frenare il climate change?

Per capire concretamente come frenare il climate change dobbiamo darci degli obiettivi ben precisi, come l’utilizzo limitato delle fonti fossili, una strategia di rigenerazione delle città e delle aree interne, un nuovo modello energetico, mobilità sostenibile e riqualificazione in chiave energetica dell’edilizia, la tutela delle foreste e del suolo, fino a una riconversione industriale ed economica a favore del paradigma circolare.

Un percorso da condividere, per cercare di capire come frenare il climate change: ecco alcuni consigli che possono fare la differenza.

Cosa posso fare per frenare il climate change?

Gli scienziati affermano che l’umanità potrebbe limitare gli effetti del climate change se ogni persona utilizzasse solo 2.000 watt di potenza all’anno. La sfida è la riduzione coscienziosa in Occidente: come fare?

Il ridimensionamento degli spazi nella propria casa, a esempio, dicono gli esperti, può portare benefici sia psicologici che finanziari: in questo modo si ha meno disordine, bollette più basse, meno spazio da pulire e più tempo da passare all’aperto.

Nei trasporti il mezzo più pulito è la bicicletta, che crea zero gas serra. Oppure, un’alternativa ancora più green, è camminare. Ma i calcoli cambieranno man mano che si passerà, nel mondo, dai combustibili fossili all’elettrico.

Cosa possono fare le imprese?

Il Mit nel 2009, tramite la Sloan Management Review, ha esaminato per la prima volta le aziende sugli sforzi per la sostenibilità, scoprendo che la maggior parte “fa solo ciò che è necessario per soddisfare i requisiti normativi”.

5 anni dopo, invece, quasi due terzi delle aziende ha dichiarato che la sostenibilità era in cima alle loro agende, cosa che meno della metà aveva affermato in precedenza. Cosa è cambiato? Il senso del valore delle iniziative verdi da parte degli amministratori delegati.

Le banche ora offrono “obbligazioni verdi, che consentono agli investitori di collegare i loro soldi a cause ambientali. I green bond sono simili alle normali obbligazioni, ma finanziano progetti che mitigano il cambiamento climatico o aiutano le persone ad adattarsi. Le banche statunitensi hanno creato le proprie obbligazioni verdi: all’inizio di quest’anno una delle principali banche ha raccolto mezzo miliardo di dollari per finanziare i piani delle città per nuove capacità solari, turbine eoliche e lampioni ad alta efficienza energetica.

E le città?

Più della metà della popolazione mondiale vive nelle aree urbane: dal momento che queste stesse rappresentano già circa il 76% delle emissioni prodotte di CO2 derivanti dal consumo di energia, ha senso che i funzionari della città si occupino del cambiamento climatico. Così facendo, si potrà ridurre l’inquinamento, migliorare le infrastrutture obsolete e rendere le città stesse più attraenti per i residenti e le imprese.

Le piste ciclabili e i parcheggi dovrebbero essere pavimentati con cemento mangia-smog; i marciapiedi realizzati con materiali riciclati, mentre i lampioni a energia eolica e solare.

Gli edifici sono responsabili di circa un terzo di tutte le emissioni di gas serra, una cifra destinata a ridursi man mano che le città realizzino edifici municipali efficienti dal punto di vista energetico. Questo paesaggio stradale rinnovato utilizza il 42% in meno di energia rispetto al passato e costa il 21% in meno rispetto a un progetto stradale tradizionale.

Cosa possono fare le Nazioni?

Già nel 2014 il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici ha messo in guardia contro “impatti gravi, pervasivi e irreversibili” a meno che i gas serra non vengano ridotti. Le Nazioni sono fondamentali: le loro politiche possono stimolare o arrestare l’innovazione verde, inasprire gli standard di inquinamento o indebolirli.

Salvaguardare le foreste del mondo potrebbe fare molto per arginare i peggiori effetti del cambiamento climatico. Le foreste hanno assorbito l’11% delle emissioni degli Stati Uniti nel 2013.

Anche se si stima che un terzo delle foreste mondiali sia stato abbattuto, gli esperti dicono che potremmo essere in grado di recuperare 5 miliardi di acri. Paesi come l’Etiopia e l’Uganda si sono impegnati a ripristinare 865 milioni di acri di terre degradate, che potrebbero sequestrare miliardi di tonnellate di carbonio.

E il mondo?

Con l’aumento delle emissioni globali di carbonio nel mondo, molti affermano che sono necessarie ulteriori ricerche sulla geoingegneria, che indica gli interventi deliberati su larga scala nell’ambiente planetario progettati per contrastare il cambiamento climatico.

Per cominciare, i Governi potrebbero dover concordare se provare a raffreddare una Terra surriscaldata, una misura estrema che potrebbe danneggiare alcuni Paesi e aiutare altri. Circa la metà delle emissioni globali di carbonio viene rimossa naturalmente dall’atmosfera ogni anno. Le strategie di rimozione della CO2 ideate dall’essere umano in genere stimolano i processi naturali.

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