Diritti

Il Covid ci ha immersi in un enorme Grande Fratello?

L’inchiesta di Associated Press durata più di un anno mostra come alcuni governi abbiano utilizzato i dati riservati dei cittadini registrati dalle app per tracciare i contagi con lo scopo di sorvegliarli
Credit: Faisal Rahman/pexels
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22 dicembre 2022 Aggiornato alle 13:00

Ricordate i primi mesi della pandemia? E le app realizzate dai governi di tutto il mondo per tracciare i contagi? Un’inchiesta dell’agenzia statunitense Associated Press rivela come in alcune parti del mondo quelle tecnologie siano state utilizzate, in realtà, per altri scopi.

Milioni di persone hanno fornito i propri dati riservati per aiutare a fermare la diffusione del coronavirus, ma da Pechino a Gerusalemme, passando per l’India e l’Australia, le autorità avrebbero sfruttato questi dati per bloccare i viaggi di attivisti e di persone comuni, per tormentare le comunità emarginate e per collegare le informazioni sulla salute delle persone ad altri strumenti di sorveglianza e di applicazione della legge. In alcuni casi, i giornalisti hanno scoperto che i dati sono stati condivisi con agenzie di spionaggio. Per più di un anno, i reporter di AP hanno intervistato fonti e analizzato migliaia di documenti per scoprirlo.

Partiamo dalla Cina: qui, di recente, sono scoppiate enormi proteste contro la politica “zero-Covid”, e solo qualche giorno fa il governo ha disattivato una delle app di tracciamento che negli ultimi due anni hanno monitorato i contagi. L’Associated Press spiega come alcune app producessero un Qr code che consentiva o meno ai cittadini di spostarsi o accedere a determinati luoghi, dal supermercato all’autobus. Ma “ci sono prove che i codici sanitari sono stati usati per soffocare il dissenso”, scrive Ap: per mantenere la stabilità del Paese, alcuni addetti assunti dal reparto di sicurezza dello Stato avevano il potere di impedire a una persona di spostarsi se temevano che questa potesse causare dei problemi. È accaduto, tra gli altri, a un uomo che avrebbe voluto presentare delle denunce al governo centrale, ma gli è stato impedito di recarsi a Pechino.

Passiamo a Gerusalemme: a maggio del 2021 la polizia si presentava davanti alle abitazioni di chi non rispettava la quarantena, mentre l’agenzia di sicurezza israeliana Shin Bet ha ripreso a usare la tecnologia di sorveglianza telefonica di cui si era servita in precedenza per monitorare i militanti all’interno dei territori palestinesi. L’anno dopo, la stessa agenzia ha iniziato a usare la stessa tecnologia per inviare minacce e messaggi minatori ai cittadini e ai residenti arabi di Israele che l’agenzia sospettava di partecipare a scontri violenti con la polizia. Inoltre, in tutta la città ci sono le telecamere a circuito chiuso e quelle che le autorità definiscono “tecnologie avanzate” che sorvegliano chiunque.

In India, spiega l’agenzia di stampa, dove non esiste una legge sulla protezione dei dati, la tecnologia del riconoscimento facciale e dell’intelligenza artificiale si è diffusa a partire dal 2014, quando Narendra Modi è salito al potere. Oggi il Paese sta cercando di costruire quella che sarà una delle più grandi reti di riconoscimento facciale del mondo.

La polizia ha usato questi strumenti per monitorare gli assembramenti di massa, installando migliaia di telecamere a circuito chiuso: nella città di Hyderabad, nell’India meridionale, le autorità hanno iniziato a fotografare chi non indossava la mascherina o la indossava male. Un ispettore ha raccontato che «quando (gli ufficiali, ndr) vedono qualcuno che non indossa una mascherina, si avvicinano, scattano una foto sul tablet, annotano i loro dettagli come numero di telefono e nome».

Per capire come potrebbero venire usati i dati raccolti e gli strumenti sviluppati negli ultimi anni, i casi dell’Australia e degli Stati Uniti possono offrirci una possibile panoramica: secondo Associated Press, le agenzie di intelligence australiane sono state sorprese a raccogliere “accidentalmente” i dati sensibili delle persone dall’app nazionale CovidSafe, l’app per i tracciamenti disattivata ad agosto. L’Ispettore generale dell’intelligence e della sicurezza ha dichiarato che non vi sono prove che i dati siano stati decriptati, consultati o utilizzati, ma secondo l’Ap sarebbero stati usati per indagare sui crimini.

Il governo federale statunitense avrebbe colto l’opportunità “per costruire il suo kit di strumenti di sorveglianza, inclusi due contratti nel 2020 del valore di 24,9 milioni di dollari destinati alla società di data mining (estrazione di dati, ndr) e sorveglianza Palantir Technologies Inc. per supportare la risposta alla pandemia del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani del Paese”. Secondo Ap, le autorità avrebbero avuto accesso ai “dati identificabili del paziente”, informazioni molto private legate alla salute mentale, all’uso di sostanze e alla salute comportamentale provenienti da case famiglia, rifugi, carceri, strutture di disintossicazione e scuole. «Quello che ha fatto la pandemia è stato far saltare in aria un’industria di raccolta di massa di dati biometrici e biografici», ha detto a Associated Press Paromita Shah, direttrice esecutiva dell’organizzazione Just Futures Law. Il Covid ha solo accelerato l’uso di questi strumenti e dati da parte dello Stato, che li avrebbe venduti come un “beneficio pubblico”.

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