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Come sta la scuola?

Nonostante lo stanziamento di ingenti somme di denaro grazie al Pnrr, gli istituti italiani versano ancora in condizioni critiche a causa di problemi strutturali, di formazione dei docenti e molto altro
Credit: Magda Biernat

Se dovessimo individuare un anno in cui di scuola non solo si è parlato e straparlato, ma al comparto sono arrivati tanti soldi è il 2022. Il merito è del Pnrr.

Dagli edifici alla formazione dei docenti

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede la costruzione ex novo di 216 Istituti (anche se le richieste erano 146 in più) ma soprattutto, 3,9 miliardi per la messa in sicurezza delle scuole, oltre che 2,4 milioni per la costruzione di nuovi asili nido.

Non solo: sempre nel Pnrr è stata inserita la trasformazione di centomila classi in ambienti innovativi di apprendimento, con la creazione di laboratori per le professioni digitali del futuro.

Un tema dolente è però quello della formazione degli insegnanti. D’ora in avanti, per innalzare il proprio livello di preparazione e competenza, chi ambisce a svolgere questo lavoro dopo la laurea magistrale dovrà compiere un anno di corso con 60 crediti formativi universitari, un anno di prova, un esame di abilitazione per accertare la conoscenza della materia di competenza e la capacità di insegnarla davvero. Prevista, inoltre, una formazione obbligatoria sull’uso degli strumenti digitali.

Se è vero tuttavia che intervenire su questo aspetto era necessario, non è detto che allungare ulteriormente il percorso scolastico per diventare docente sia la scelta migliore. La richiesta di 60 crediti rischia infatti di andare a ingrassare i tanti Istituti on line e università digitali che proprio sul sistema dei crediti hanno fatto in questi anni guadagni enormi a scapito di chi voleva unicamente insegnare.

Ha fatto il proprio ingresso nel mondo scolastico anche una ambiziosa scuola di Alta Formazione su base volontaria, finalizzata a una didattica di maggiore qualità, ma che per ora ha ricevuto solo polemiche perché poco chiara.

Asili nido: non basta il denaro se ci sono gli stereotipi

Nonostante grazie ai fondi stanziati le prospettive di un futuro scolastico migliore sembrerebbero esistere, è importante ricordare che il denaro non basta a risolvere i problemi se poi ci si trova a fare i conti con i ritardi nella costruzione di palestre, mense e soprattutto asili nido, per i quali è stata necessaria una proroga per non perdere fondi, visto che molti enti locali non hanno avvertito l’urgenza di avere nuove strutture.

Alla base di questo fenomeno c’è soprattutto un problema culturale, che preferisce affidarsi allo stereotipo della madre casalinga o dei nonni che badano al nipote, piuttosto che investire in nuove strutture.

Stipendi: cento euro in più non ci fanno entrare in Europa

Nessuna novità all’orizzonte in merito all’aumento di stipendio a chi lavora di più, con mansioni extra, e meglio. Di fatto gli incrementi restano legati all’anzianità e questo non aiuta la scuola a migliorare, anche perché, se vero che il 2022 ha visto arrivare un aumento in busta paga a un milione duecentomila insegnanti, è indubbio che non si tratti di una misura adeguata, sia in relazione al carico di lavoro sia rispetto agli stipendi dei colleghi europei. Si tratta di 35.000 euro annui per i francesi e 40.000 per gli spagnoli, contro i 25.000 per uno docente con quindici anni di lavoro di scuola secondaria, un terzo anche dei colleghi tedeschi e olandesi.

Per le assunzioni, seppur concepito con maggiore frequenza, resta in vigore il modello del concorsone, che ha ormai dimostrato l’incapacità, per dirla in sintesi, di far arrivare le persone giuste nei posti giusti.

In classe si respira ancora una brutta aria

Ma se sulla scuola, come hanno denunciato tanti dirigenti, l’anno corso sono piovute brioche, manca ancora il semplice pane. Che si chiama, a esempio, ventilazione delle aule.

A luglio scorso Mario Draghi aveva firmato un decreto proprio per l’adozione di dispositivi di purificazione e impianti di areazione ma da allora non si è fatto quasi nulla, a causa della mancanza di tempo di Asl e agenzie regionali alle quali i Presidi dovrebbero richiedere un monitoraggio per averli.

Così, ha trionfato il caro vecchio modello auspicato dall’ex ministro Bianchi, ovvero aprire le finestre.

Ma a scuola manca tutto, non solo la ventilazione meccanica. Ci sono Istituti con super stampanti ancora impacchettate, ma dove non esistono tende per coprire il sole o dove sono necessari i secchi quando piove.

Maestro di ginnastica: istituito e (quasi) mai arrivato

Incertezze anche sulla designazione dei maestri di ginnastica, che avrebbero dovuto coprire lo scandaloso buco esistente nella scuola primaria rispetto, appunto, all’educazione motoria. Previsti tra l’altro solo per quarte e quinte, a cinque mesi dal decreto sono arrivati solo in sparute scuole.

Classi pollaio, anche con disabili

Il problema principale però è quello delle classi pollaio. La legge dice che non possono esserci più di 25 bambini per classe, ma se sono presenti disabili il numero deve scendere. Non sempre però la legge viene rispettata, anche se la situazione generale è sempre più critica.

Nella scuola italiana aumentano infatti i bambini con diagnosi di dislessia, disortografia, discalculia, disgrafia, arrivati nel complesso a oltre 500.000 e nonostante siano sempre di più i docenti specializzati in sostegno, i numeri sono ancora insufficienti e non tutti i ragazzi riescono ad avere il giusto supporto all’apprendimento.

C’è bisogno di cultura e concretezza

Insomma, la scuola è attanagliata al tempo stesso a problemi concreti e culturali e per rialzarsi ha bisogno di mettere i docenti nelle condizioni di lavorare in ambienti salubri e con un numero di alunni adeguato. Indubbiamente è giusto incentivare chi vuole lavorare di più, magari aumentando le ore di scuola e rendendo obbligatorie quelle di formazione e la preparazione delle lezioni a tutti, ma alzando di conseguenza gli stipendi, perché insegnare a scuola non deve essere un ripiego, ma un onore.

L’anno che si è chiuso ha senz’altro portato diversi cambiamenti e molti soldi ma questi ultimi non bastano. Ci vuole cultura, quella vera.

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