Culture

Titanic: ci stavano in due?

James Cameron promette di mostrare una volta per tutte che Jack non si poteva salvare. Ma alcuni calcoli raccontano una storia diversa. Come stanno davvero le cose? A 25 anni dall’uscita del film facciamo il punto
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
20 dicembre 2022 Aggiornato alle 12:30

25 anni fa gli spettatori statunitensi che la sera prima erano stati al cinema si svegliavano con un grande interrogativo in testa: Jack si sarebbe potuto salvare? O, in altre parole, su quella zattera improvvisata ci stavano in 2?

Il 19 dicembre 1997, infatti, era arrivato nelle sale il kolossal di James Cameron che avrebbe consacrato nell’Olimpo di Hollywood un biondissimo e imberbe Leonardo Di Caprio-Jack Dawson e la sua intensissima storia d’amore con Kate Winslet-Rose De Witt Bukater sullo sfondo del naufragio più famoso della storia. Gli spettatori italiani avrebbero dovuto aspettare il 16 gennaio dell’anno successivo, ma presto si sarebbero uniti al coro di chi si chiedeva “perché?”.

La tragica fine del protagonista aveva fatto versare non solo fiumi di lacrime, ma anche fiumi di inchiostro: non potevano fare a turno? Non era abbastanza grande per entrambi?

I dubbi erano tornati prepotenti nel 2012, quando a 15 anni dal debutto il film era tornato nelle sale in una speciale versione 3D; in quel momento, complici anche i social network, congetture e analisi si erano moltiplicati.

Sono passati 10 anni e, in occasione dell’uscita di Avatar – La via dell’acqua, il regista ha promesso che nei prossimi mesi uno studio scientifico chiarirà la questione una volta per tutte: far morire Jack non è stata una crudeltà gratuita, ma un destino inevitabile. Il posto per lui non c’era.

In un’intervista al Toronto Sun, infatti, ha anticipato «abbiamo condotto uno studio scientifico per porre fine a tutta questa faccenda una volta per tutte. Abbiamo realizzato un’analisi forense approfondita con un esperto di ipotermia che ha riprodotto la zattera del film. Faremo un piccolo speciale che uscirà a febbraio. 2 controfigure della stessa corporatura dei due attori originali sono stati equipaggiati con sensori sul corpo e dentro il corpo e sono stati messi in acque ghiacciate. Le rilevazioni e i test hanno confermato che non si sarebbero potuti salvare entrambi».

Cinefili, media e vecchi fan sono impazziti alla notizia, che ha rimbalzato in ogni angolo del web. “Finalmente sapremo la verità” sembra essere il comune leitmotiv. Eppure, quello promesso da Cameron non sarebbe la prima analisi che prova a rispondere a una delle domande più dibattute della storia del cinema. Negli anni, infatti, il dibattito ha coinvolto non solo innamorate deluse, ma anche debunker appassionati (e talvolta improvvisati) e persino scienziati.

Non si tratta solo di tentativi “empirici” di dimostrare che lo spazio era sufficiente – come il meme che è diventato virale e a cui il regista ha risposto “non è una questione di spazio, ma di galleggiabilità” – ma di vere e proprie ricerche che hanno preso di volta in volta in analisi aspetti più o meno specifici, come il peso della protagonista o la tipologia del legno.

Da alcuni di questi studi sono emersi scenari inaspettati: secondo un calcolo complesso che ha preso in esame non solo il peso che avrebbe dovuto avere Kate Winslet per galleggiare, ma anche quello della porta e della densità dell’acqua, non solo non c’era possibilità di salvarsi per Jack, ma nemmeno per Rose.

Più possibilista, invece, una ricerca pubblicata su Physics Central, che ha analizzato le tipologie di legno utilizzate per costruire gli interni del Titanic - teak, rovere e pino – ha concluso che a fare la differenza sarebbe stato il materiale di cui era costruita la porta. Nel primo caso, nessuno dei 2 si sarebbe salvato; una porta di pino avrebbe permesso a entrambi di galleggiare mentre una in rovere avrebbe potuto salvare la vita di Rose, ma non di Jack, nemmeno se lei gli avesse ceduto il suo posto.

Dobbiamo dedurre che la porta galeotta era effettivamente di rovere? Ce lo dirà – forse – lo speciale in febbraio. Per ora ricordiamo, però, che già nel 2013 il programma Mythbuster di Discovery Channel aveva provato a riprodurre in acqua – sebbene con moltissima approssimazione e materiali diversi da quelli effettivi, come aveva mostrato un articolo del Guardian del 2020 – la scena del galleggiamento, con risultati opposti a quelli del film, ma a certe condizioni: Rose avrebbe dovuto togliere il giubbotto di salvataggio e avrebbe dovuto darlo a Jack per legarlo sotto la parte della porta che avrebbe poi occupato.

Ai tempi, Cameron aveva liquidato la questione, spiegando che Jack era morto perché il copione lo prevedeva, e tanti saluti. Negli anni è tornato sulla questione, spiegando che l’ingiusta morte di Jack era “vitale”per la storia. «Se avesse vissuto - ha spiegato a Vanity Fair nel 2017 - la fine del film sarebbe stata priva di significato… il film parla di morte e separazione; doveva morire, quindi che fosse quello, o se una pila di fumo fosse caduta su di lui, sarebbe morto. Si chiama arte, le cose accadono per motivi artistici, non per motivi fisici».

Ora, è lui a riaprire la questione, promettendo di chiuderla una volta per tutte. Siamo pronti a scoprirlo davvero?

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