Diritti

Mezzo milione di italiani non ha una casa

Nel 2011 erano 125.000, denuncia Istat. In circa 10 anni, le persone senza fissa dimora si sono quadruplicate
Credit: Jan van der Wolf
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28 dicembre 2022 Aggiornato alle 16:00

Il diritto alla casa è oggi negato a una parte sempre più significativa della popolazione italiana, come ha reso evidente la pandemia da Covid-19. Lo attestano anche le motivazioni di sfratto registrate dal monitoraggio del Ministero dell’Interno, dove il 90% dei casi sono attribuiti alla morosità incolpevole, ovvero all’impossibilità sopravvenuta di pagare l’affitto per diminuzione del reddito familiare, per perdita di lavoro o riduzione dell’orario lavorativo.

Con un patrimonio abitativo pubblico, ossia di alloggi di proprietà dello Stato concessi a persone in situazioni di disagio socio-economico, pari al 4% del numero totale di abitazioni, l’Italia riesce infatti a soddisfare solo tra il 3% e il 5% presenti nelle graduatorie comunali, dove ci sono 650.000 famiglie, circa 1,4 milioni di persone. Quasi quanto il numero di abitanti di Milano, per intenderci. Valori 4 volte superiori in Francia o in Gran Bretagna.

È un altro dato significativo sulla precarietà abitativa, presente nel documento Rilanciare le politiche pubbliche per l’abitare stilato dall’Osservatorio nazionale sulle politiche abitative e di rigenerazione urbana, creato da Forum disuguaglianze e diversità insieme ad altre 18 organizzazioni che promuovono proposte per reintrodurre nell’agenda del Paese il tema delle politiche della casa.

Secondo il report dell’Osservatorio, sul territorio italiano sono presenti 48.000 case popolari non utilizzate per mancata manutenzione. Che si aggiunge alla mancanza di misure volte a favorire l’accesso ad abitazioni in affitto a costi economicamente sostenibili, problema che incide sul 41% delle famiglie in povertà, contro una media nazionale del 18%.

“Negli anni si è cercato di arginare il problema abitativo con il social housing, ovvero l’edilizia residenziale sociale rivolta a persone che non possono accedere ad alloggi al prezzo di mercato gestito dal settore pubblico e dal settore privato - riporta il dossier - Solo il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica, attraverso un programma pluriennale, gestita interamente dalla pubblica amministrazione a livello nazionale, regionale e locale, può garantire il diritto all’abitare”.

Per l’Osservatorio, gli interventi di edilizia residenziale pubblica devono porre attenzione allo sviluppo sociale e all’impatto ambientale delle zone coinvolte, sottolineando l’importanza di recuperare immobili, pubblici e privati, dismessi presenti sul territorio, evitando ulteriore consumo di suolo. Al fine di rilevare edifici privati inutilizzati, si suggerisce la possibilità di rendere costoso il mantenimento di case vuote e sfitte, seguendo l’esempio di altri Paesi europei.

È altresì necessario adottare misure parallele per mitigare il costo dell’affitto: la liberalizzazione del mercato affitti privati ha contribuito, e continua a farlo, a creare disuguaglianze e povertà, considerando che in poco più di 10 anni - rivela il Censimento Permanente della Popolazione e delle Abitazioni 2021 dell’Istat - le persone senza fissa dimora o che vivono in campi attrezzati e insediamenti di fortuna sono quadruplicate, passando da 125.000 nel 2011 a 500.000.

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