Diritti

L’Iran è fuori dalla Commissione Onu sulla condizione delle donne

Al terzo mese di proteste, i membri del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite hanno adottato una risoluzione per rimuovere il Paese dal principale organismo intergovernativo globale dedicato alla promozione dell’uguaglianza di genere
Credit: Idil Toffolo/Pacific Press via ZUMA Press Wire
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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15 dicembre 2022 Aggiornato alle 18:00

Con un voto senza precedenti, l’Iran è stato estromesso dall’organismo delle Nazioni Unite incaricato di emancipare le donne. La mozione presentata dagli Stati Uniti a seguito delle proteste scoppiate nel Paese e della repressione perpetrata nei confronti dei manifestanti scesi in piazza dopo la morte di Mahsa Amini, è stata accolta da 29 Paesi e rigettata da 8: Bolivia, Cina, Kazakhstan, Nicaragua, Nigeria, Oman, Federazione Russa, Zimbabwe. In 16 si sono astenuti.

Mercoledì 14 dicembre il Consiglio economico e sociale (Ecosoc), composto da 54 membri, ha adottato il progetto di risoluzione sulla rimozione del Paese dalla Commissione sulla condizione delle donne per il resto del suo mandato 2022-2026, citando la sua oppressione delle donne e delle ragazze. La decisione è stata definita “storica” dagli Stati Uniti, che avevano richiesto una riunione per agire sul progetto di risoluzione a novembre: il voto dell’Ecosoc, scrive in una nota il Segretario di Stato Antony Blinken, “invia un messaggio inequivocabile di sostegno da tutto il mondo al coraggioso popolo dell’Iran, e in particolare alle donne e alle ragazze iraniane, che rimangono imperterrite nonostante la brutalità e la violenza perpetrate contro di loro dal regime iraniano”. Per l’Iran, che ha aderito ad aprile alla Commissione composta da 45 membri delle Nazioni Unite iniziando quest’anno il suo mandato quadriennale, l’espulsione si basa su accuse inventate.

La Commissione sullo status delle donne, spiega UnWomen, “è il principale organismo intergovernativo globale dedicato esclusivamente alla promozione dell’uguaglianza di genere e all’emancipazione delle donne”. Si tratta di una realtà fondamentale non solo per promuovere i diritti delle donne, ma anche per documentare la realtà della loro vita in tutto il mondo e definire standard globali da rispettare.

Come riporta Cbsnews, mercoledì l’ambasciatrice Usa presso le Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield è intervenuta prima del voto, spiegando che l’Iran avrebbe dovuto essere rimosso perché «la Commissione è il principale organismo delle Nazioni Unite per promuovere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne. Non può svolgere il suo importante lavoro se viene minata dall’interno. L’adesione dell’Iran in questo momento è una brutta macchia sulla credibilità della Commissione». Thomas-Greenfield ha detto che molte attiviste iraniane, alcune delle quali erano presenti nella sala in cui si è svolto il voto, a New York, avevano fatto appello a Washington affinché presentasse una risoluzione per espellere l’Iran dall’organismo.

In risposta, l’ambasciatore iraniano delle Nazioni Unite Amir Saeid Iravani ha messo in dubbio la legalità del voto: «La richiesta degli Stati Uniti è del tutto illegale in quanto i membri del Consiglio sono pienamente consapevoli che non vi è alcun precedente nella pratica del Consiglio di porre fine alla partecipazione di un membro eletto a una Commissione funzionale per qualsiasi presunto motivo, né è supportata dal regolamento procedurale del Consiglio».

Iravani ha aggiunto che la proposta statunitense è «un altro duro esempio dell’ipocrisia di Washington, Dc: mentre le conseguenze dell’occupazione israeliana sul popolo palestinese sono all’ordine del giorno del Consiglio sociale, gli Stati Uniti sono rimasti in silenzio sulle violazioni israeliane dei diritti delle donne palestinesi». Dopo la votazione, il rappresentante dell’Iran ha rigettato la risoluzione, descrivendone l’adozione come «un attacco alla democrazia».

Come riporta l’agenzia Reuters, lunedì l’Iran e altri 18 Paesi tra cui Palestina, Algeria, Siria, Cina e Russia avevano inviato una lettera all’Ecosoc esortando i membri a votare contro la bozza di risoluzione degli Usa per evitare “una nuova tendenza all’espulsione di Stati sovrani e legittimamente eletti da qualsiasi organo del sistema internazionale, se mai percepiti come scomodi”.

Tre giorni fa la Repubblica islamica ha impiccato in pubblico un ragazzo di 23 anni accusato di aver ucciso due membri delle forze di sicurezza iraniane. Si tratta della seconda esecuzione di un manifestante in meno di una settimana. Finora, secondo l’Onu, le persone uccise nelle proteste sono state più di 300, tra cui almeno 40 bambini. L’espulsione dell’Iran dalla Commissione sullo status delle donne è un «passo positivo», ha scritto su Twitter il direttore della Ong Human Rights Watch alle Nazioni Unite Louis Charbonneau, «ma ben lontano dalle vere responsabilità».

È necessaria «una pressione coordinata urgente sull’Iran affinché metta fine alla sua campagna di violenza», servono «azioni penali credibili contro le persone direttamente responsabili di queste spaventose violazioni dei diritti umani», ma soprattutto bisogna «mettere fine della grave discriminazione contro le donne».

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