Diritti

Il 2022 dei giovani? Pochi traguardi ma tante speranze

L’anno che sta per chiudersi non è stato particolarmente amico delle nuove generazioni, che più di altre si trovano a fare i conti con le tante crisi in atto che ne minano il futuro
Credit: Midas Hofstra/unsplash
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25 dicembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Un articolo sui traguardi, un articolo sui giovani. Mi ritrovo con questo compito senza sapere bene che farmene, perché per la mia generazione quest’anno non ci sono stati particolari gioie, ma quasi solo una lunga serie di dolori. Ed è importante ricordarsele, in modo da evitare di lasciare che le feste e i fasti del capodanno ci facciano annegare nuovamente in un oblio cognitivo senza memoria.

Nelle prossime righe parlerò quindi della situazione attuale e di come ci si sia arrivati in un singolo giro attorno al sole. Sì, perché un anno fa non c’era una guerra in Europa e l’Italia aveva un altro governo.

Persino le stagioni vere e proprie sono di fuoco, sempre più calde e sempre più secche, anche se forse in tal senso una buona notizia l’abbiamo pescata: quest’anno abbiamo avuto un’estate che sarà sicuramente meno calda della prossima. Celebriamola, godiamo e crogioliamoci nella bellezza dell’anno in chiusura.

Un conflitto in più

C’è un meme, che spero non venga riproposto a breve vista la sua portata profetica, in cui si vede il 2020, anno terribile, che fa a gara con il 2021, anno tremendo. La sfida termina con il 2022 che entra in campo con aria di sfida. Ecco, quest’anno ci ha dimostrato che le cose possono sempre peggiorare velocemente. Se a gennaio la Russia entrava con i carri armati in Kazakistan per sedare le rivolte popolari contro il governo filorusso e nessuno batteva ciglio, quando il mese successivo ha invaso l’Ucraina la paura è dilagata in Europa, e ogni volta che un missile finisce fuori rotta, il continente si trova a trattenere il fiato.

Mi si potrebbe chiedere cosa c’entra con i giovani. Ebbene dal momento in cui la Russia ha fatto la sua mossa mobilitando le truppe in territorio ucraino ho ricevuto messaggi da ragazzi di 18 anni che mi chiedevano se in caso di conflitto scattasse la leva obbligatoria. Ecco che c’entrano i giovani, i giovanissimi e quelli non più così giovani ma considerati dallo Stato tali.

Crisi climatica

Quando si verificano eventi climatici come quelli che si stanno susseguendo in questi anni, il futuro dei giovani si accorcia e ogni qualvolta si insedia un governo conservatore e fanatico, le prospettive di chi rappresenta, a tutti gli effetti il futuro di un Paese, si riducono.

Se per l’ennesima volta si risponde a una crisi con un fattore che ne alimenta un’altra (vedi carbone, crisi energetica e crisi climatica), il futuro si riduce a una sola possibilità: la sopravvivenza.

I giovani, però, per natura o necessità, non mollano facilmente. Le piazze si riempiono, i cori si fanno più forti e ci si comincia a chiedere cosa poter fare di più, anche se per ogni nostra idea avanzata ci sono schiere di generazioni passate che rivendicano un diritto alla difesa, in una semantica che si fa interessante perché testimonia un’inversione di ruoli completa.

Soncini afferma che le ragazze devono andare a scuola di autodifesa per proteggersi dai molestatori e il filosofo Slavoj Zizek chiosa sull’aggressività inaudita delle minoranze che prendono spazio e chiedono riconoscimento. Se ci pensiamo, sono ottimi eco di quel leitmotiv che ci intima di andare a lavorare. Cosa che faremmo anche, se il lavoro non fosse così precario da lasciarci a secco un mese sì e un mese no.

Lavoro e famiglia

Gli stipendi non sono quelli di una volta, e nemmeno gli affitti. Per vivere a Milano e lavorare in città bisogna spendere almeno 300 euro al mese per una stanza in periferia. Più ci sia avvicina al centro più i prezzi lievitano.

Molti di noi percepiscono stipendi che variano dagli 800 ai 1000 euro. Ci paghiamo il cibo, le bollette, la camera, gli imprevisti e nel mentre dobbiamo risparmiare per il futuro, perché i soldi vanno messi da parte con costanza, altrimenti cosa faremo da anziani quando i figli che non possiamo permetterci di mantenere non si occuperanno di noi?

Ma che problema c’è, magari moriremo prima per un bel colpo di calore. Nel mentre, però, dobbiamo far finta di nulla e accumulare, così che alcune banche possano investire nel fossile, nelle armi e in tanti progetti green da mettere sulle brochure. Nelle loro sedi intoccabili non devono nemmeno temere l’assalto delle manifestazioni non violente visto che ora pare possibile mettere in stato di fermo preventivo persino chi sta, a tutti gli effetti, cercando di farsi sentire senza nemmeno osare un atto ostile.

A Torino, un gruppo di giovani attivisti di XR (Extinc­tion rebellion) sono stati fermati, arrestati e denunciati per concorso e possesso di armi, pur avendo con sé solo cartelli e volantini.

Diritto al dissenso

Ribellarsi contro l’estinzione è pretendere il futuro.

E quindi, vien da chiedersi, mentre i prezzi delle bollette aumentano, i lavori diminuiscono e le libertà vengono ulteriormente spolpate, dove sono le altre generazioni? Al bar, a dire che non ci sono più le stagioni di una volta. In ufficio, a contare gli anni dalla pensione. Alle tavolate di famiglia, impegnati a sbagliare il nome della fidanzata della figlia dopo averla presentata come amica.

Stanno lì, nel mondo che hanno rosicchiato, chi più chi meno.

Reti, offline

Come siamo messi quindi nel 2022? Prima di scriverlo mi permetto di raccontare una cosa. Qualche giorno fa ero a Padova, in uno spazio sociale a parlare di femminismo di periferia. La stanza era piena, tant’è che dopo una decina di minuti, abbiamo quasi tutti tolto la felpa o il maglione, a causa di un effetto bue e asinello apocrifo e squisito. Stavamo lì a guardarci, ascoltarci, confrontarci e più di tutto mi sono resa conto, ci stavamo trovando.

In questo periodo storico ci teniamo stretti e se fuori infuria una bufera che addirittura mette in discussione il nostro modo di relazionarci raccontando che non sappiamo più parlare senza i social di mezzo, noi stiamo vicini. Ci stiamo unendo consapevoli di doverci salvare da soli, perché il 2022 è stato difficile e lungo, ma al contempo in esso abbiamo recuperato lo spazio per il noi che 40 anni di neoliberismo sono quasi riusciti a cancellare dalle nostre menti.

Certo, siamo spezzati, frammentati e tenuti distanti da un sistema che lavora per divisioni, contrasti e conflitti, eppure nonostante tutto, stiamo mettendo di nuovo l’altro nelle nostre conversazioni.

Il traguardo di questo 2022? Ci stiamo trovando, siamo ancora in corso d’opera ma ci stiamo arrivando.

Ora posso rispondere, siamo messi che ci salveremo insieme. Tutti o nessuno.

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