Economia

Cambiamo tutto. Anzi, no

Siamo a metà dicembre e ormai il tempo per chiudere il Documento di Economia e Finanza inizia a scarseggiare. E certamente, il braccio di ferro con Bruxelles non aiuta. Quali sono i punti più discussi?
Credit: ANSA/ FABIO CIMAGLIA 
Azzurra Rinaldi
Azzurra Rinaldi economista
Tempo di lettura 4 min lettura
13 dicembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Tetto al contanti, POS e lotta all’evasione

Il tetto ai contanti: il governo punta ad ampliare la soglia dagli attuali 2.000 fino a 5.000 euro. In questi giorni, l’Europa ha fissato il tetto ai pagamenti in contanti a 10.000 euro. E allora, perché per l’Italia raccogliamo rilievi da parte dell’Unione europea (come ci ricorda anche la Presidente del Consiglio nel suo secondo video racconto “I diari di Giorgia”)? Ma perché in Italia l’evasione ammonta a oltre 99 miliardi di euro. Perché nel 2020 deteniamo il primato europeo per evasione dell’Iva, secondo i dati della Commissione europea. Per non parlare del fatto che il nostro Paese si è impegnato con la Ue a contrastare l’evasione attraverso il Pnrr. Questi sono i motivi per cui si registrano numerose perplessità anche circa l’innalzamento della soglia minima per l’obbligatorietà del pagamento elettronico, che nella manovra dovrebbe passare dagli attuali 30 a 60 euro.

Il bonus cultura

Un’altra misura molto discussa negli ultimi giorni è 18app, il bonus cultura dell’importo di 500 euro introdotto dal governo Renzi per i e le diciottenni e conservato da tutti i governi successivi. Grazie a questa misura, lo Stato ha fornito un buono che sinora poteva essere speso in prodotti e attività culturali di varia natura. In una prima ipotesi, il governo Meloni ha espresso la volontà di mettere mano alla misura, redistribuendo i 230 milioni di fondi che lo finanziavano a favore del welfare per il mondo dello spettacolo e di un fondo di supporto della filiera del libro e delle biblioteche. A quanto pare, però, vi è stato un fraintendimento: il governo non avrebbe mai avuto intenzione di abolire il bonus cultura, ma solo di rimodularlo e perfezionarlo, legandolo al reddito e non fornendolo a tutti indiscriminatamente.

Opzione donna

Non si riesce ad arrivare alla quadra neppure per la cosiddetta Opzione donna, la misura per l’accesso anticipato alle pensioni da parte delle lavoratrici, che ha subito diverse modifiche nel corso delle ultime settimane. Secondo le ultime esternazioni della Premier nell’incontro con le forze sindacali a Palazzo Chigi, dovrebbe scomparire la variabile figli, ovvero la facilitazione per le lavoratrici madri. Ma a questo intervento se ne assocerebbe un altro: il pagamento del trattamento di fine servizio (Tfs) non prima dei 67 anni di età (per evitare di compromettere ulteriormente la spesa previdenziale a carico dell’Inps).

Congedo parentale

Ulteriore (ma non ultimo) nodo problematico: il congedo parentale. Prima di tutto, facciamo chiarezza. Le madri beneficiano di un congedo obbligatorio di 5 mesi per ogni parto, con l’80% della retribuzione. I padri hanno diritto a soli 10 giorni di congedo, retribuiti al 100%. In aggiunta, entrambi i genitori hanno diritto (in alternativa l’uno con l’altro) al congedo parentale, di cui possono usufruire per 9 mesi complessivi entro i 12 anni di vita del bambino. La manovra, all’articolo 66, innalza l’indennità dal 30 all’80% per la durata massima di un mese fino al sesto anno di vita del bambino. Ma solo per le madri. Pare, tuttavia, che le numerose critiche sollevatesi da più parti stiano inducendo il governo a estendere la misura anche ai padri (come sarebbe opportuno, del resto).

Il tempo stringe, i vincoli sono numerosi, per il governo Meloni è il primo banco di prova. e i prossimi giorni saranno decisivi.

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di Azzurra Rinaldi 3 min lettura