Diritti

Il razzismo fa male alla salute

Secondo la rivista Lancet, le discriminazioni hanno avuto una forte influenza sulle disuguaglianze sanitarie a livello globale. Diventando una minaccia per milioni di persone
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Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
12 dicembre 2022 Aggiornato alle 20:00

Razzismo, xenofobia e altre forme di discriminazione hanno avuto influenze significative sulle disuguaglianze sulla salute a livello mondiale.

Una nuova serie pubblicata sulla rivista scientifica britannica di ambito medico Lancet sottolinea come ricercatori, politici e operatori sanitari abbiano trascurato le influenze significative di numerose forme di discriminazione a livello globale. La medicina avrebbe plasmato e sostenuto la categorizzazione degli esseri umani che ha portato alle moderne gerarchie sociali, sostenendo ripetutamente che, a causa delle differenze genetiche e fisiologiche, le persone appartenenti alle minoranze siano più inclini a una vasta gamma di condizioni cliniche, tra cui cancro e malattie cardiovascolari, senza escludere il Covid-19. Ma gli autori della ricerca hanno dichiarato che si tratta di “presupposti imprecisi e infondati”.

Concentrandosi solo sull’individuo, e non sul quadro generale, la salute pubblica avrebbe trascurato le disuguaglianze strutturali e i processi che hanno contribuito alle manifestazioni individuali di varie malattie. L’autore principale dello studio Delan Devakumar, professore di Global Child Health e Co-direttore del Centro per la salute delle donne, dei bambini e degli adolescenti all’University College di Londra, ha elencato i fattori ambientali, sociali, ecologici e geografici che influenzano la salute, come la segregazione razziale, l’accesso agli spazi verdi, la disponibilità di cibo nutriente e l’esposizione agli inquinanti ambientali e alla scarsa qualità dell’aria.

I concetti di razza ed etnia, dicono autori e autrici della serie, non sono altro che costrutti socio-politici: i sistemi storici e le strutture di potere e oppressione e le ideologie discriminatorie sono le cause profonde delle disuguaglianze di salute tra le minoranze e i Paesi sviluppati. Devakumar ha dichiarato che «il razzismo e la xenofobia esistono in ogni società moderna e hanno effetti profondi sulla salute delle persone svantaggiate. Finché non saranno universalmente riconosciuti come fattori determinanti per la salute, le cause profonde della discriminazione rimarranno nell’ombra e continueranno a causare ed esacerbare le disuguaglianze sanitarie».

A livello strutturale, la discriminazione avviene attraverso due processi, spiega la serie pubblicata sulla rivista: la separazione, per cui alcune persone o comunità “si considerano diverse”, e le strutture gerarchiche che caratterizzano le caste, che determinano le capacità delle persone e l’accesso ai privilegi o al capitale. “Un gruppo viene separato da un altro, fisicamente o socialmente, e viene imposto un ordine in base al quale alcune persone sono considerate intrinsecamente di maggior valore e più meritevoli di cure e attenzioni rispetto ad altre”. Per esempio, scrivono gli autori in una sintesi dello studio, “questo processo si vede esplicitamente nel sistema delle caste dell’Asia meridionale, ma è spesso meno esplicito in altre forme di discriminazione”.

I sei principi chiave per affrontare i danni causati da razzismo e xenofobia sono la decolonizzazione, la comprensione delle intersezioni tra le numerose forme di discriminazione, l’aumento della diversità e dell’inclusione, la giustizia riparativa e trasformativa, la promozione attiva dell’uguaglianza e nuovi approcci legati ai diritti umani.

Gideon Lasco dell’Università delle Filippine, autore dello studio intitolato “Affrontare le conseguenze del razzismo, della xenofobia e della discriminazione sulla salute e sui sistemi sanitari”, ha spiegato che «negli ultimi anni abbiamo assistito alla persistenza del colonialismo nel presente. La pandemia da Covid-19 ha visto l’accesso ai vaccini salvavita strutturato secondo linee coloniali e razziali, con i Paesi ad alto reddito del Nord globale che hanno ricevuto un accesso privilegiato ai vaccini salvavita».

Secondo le ultime stime, ha aggiunto Lasco, «mentre il 70% delle persone in Europa ha fatto almeno una vaccinazione, questo numero è ancora solo del 32% in Africa. Una situazione fin troppo familiare si sta verificando nel contesto della crisi climatica, con le minoranze che sono già colpite negativamente dagli impatti sulla salute dei cambiamenti climatici, nonostante spesso contribuiscano in misura minore alle emissioni storiche di anidride carbonica».

Secondo Lasco, se non agiamo per trasformare i sistemi che sostengono il razzismo e la xenofobia, «non saremo in grado di affrontare appieno le disuguaglianze razziali in materia di salute, né le più grandi sfide sanitarie del nostro tempo».

La serie di Lancet invita i professionisti della salute a impegnarsi per «sconfiggere queste insidiose patologie sociali - patologie che per troppo tempo abbiamo scelto di ignorare», ha dichiarato Richard Horton, caporedattore di Lancet. «Il razzismo è un problema di salute e le nostre società strutturalmente razziste non sono sicure per troppe comunità, famiglie e individui».

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