Economia

Aggiornare il Pnrr? Una priorità per oltre 10 Paesi

Diversi Stati si apprestano a chiedere all’Unione di revisionare il Piano, Italia compresa. Al momento, solo il Lussemburgo ha formalizzato la richiesta
Credit: Markus Spiske/ Unsplash  
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7 dicembre 2022 Aggiornato alle 21:00

Dal 13 luglio 2021, giorno dell’approvazione del Pnrr in Italia, numerosi eventi hanno cambiato le carte in tavola.

La guerra in Ucraina, la crisi energetica e l’aumento dei costi di materie prime spingono oltre 10 Paesi a pensare a una rinegoziazione delle condizioni stabilite ai più alti livelli dell’Unione europea.

L’Italia non ha mai nascosto queste intenzioni: sin dalla campagna elettorale il presidente Meloni ha indicato la necessità di rivedere i fondi.

Volontà ribadita anche lo scorso 24 novembre durante una conferenza con l’assemblea Anci (Associazione italiana comuni italiani) e sostenuta anche da Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr. Il quale afferma l’importanza di implementare il Piano soprattutto a seguito degli shock verificatisi nell’ultimo anno e dell’impossibilità di prevedere i futuri cigni neri che ci troveremo ad affrontare.

Come dicevamo l’Italia non è sola, anzi. Il Lussemburgo è, al momento, l’unico Paese ad avere formalizzato la richiesta di modificare i fondi a esso destinati. Anche il Portogallo sembrerebbe orientato a interpellare la Commissione per un allungamento della scadenza degli obiettivi, prevista per il 31 dicembre 2026. Una richiesta che potrebbe essere appoggiata anche dal nostro Paese.

La Spagna ha, invece, avviato le trattative per un ulteriore tranche di circa 96 miliardi di euro sfruttando le disposizioni dell’art.14. Quest’ultimo prevede che i prestiti possono essere erogati fino al 31 dicembre 2023, pertanto, i Paesi che non hanno ancora chiesto la quota totale, come ha fatto l’Italia, possono ottenere un incremento.

Le certezze al momento sono due: è possibile richiedere le modifiche; queste devono essere portate avanti nel breve periodo.

Il primo punto è infatti possibile grazie all’articolo 21 secondo cui le condizioni possono essere rinegoziate o, addirittura, resettate. Requisito essenziale è la sussistenza di condizioni oggettive. In effetti, gli eventi dell’ultimo anno sono di fronte agli occhi di tutti e potrebbero costituire una valida ragione per l’attuazione dell’articolo 21.

Al tempo stesso però l’accordo del Pnrr si basa su un impegno assunto dai paesi nella realizzazione degli obiettivi prefissati. L’Italia, a esempio, è indietro.

Per poter chiedere delle nuove risorse deve rispettare ancora 40 scadenze su un totale di 55. Finché queste non verranno raggiunte sarà impossibile richiedere all’Unione ulteriori risorse.

È, dunque, vitale l’assunzione di una scelta perché fino a che nulla verrà modificato le scadenze rimangono valide e gli impegni assunti continueranno a essere attesi dall’Unione Europea. È bene ricordare, come sottolinea il Presidente Mattarella, che il Pnrr costituisce un’occasione irripetibile per il futuro del nostro paese i cui effetti saranno visibili ben oltre il 2026. Si tratta, pertanto, di un’occasione che deve essere non solo sfruttata, ma anche onorata.

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