Ambiente

L’avocado della concordia

I rapporti commerciali tra Cina e Africa sono squilibrati a favore di Pechino. Ma l’aumento del consumo cinese di questo frutto (prodotto principalmente da Stati africani) potrebbe ri-bilanciare le economie
Credit: Julia Volk
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8 dicembre 2022 Aggiornato alle 09:00

Negli anni i rapporti commerciali tra il continente africano e la Cina sono andati sempre più crescendo. Da un lato l’Africa esporta prodotti agricoli e materie prime, dall’altra la Cina esporta beni finiti e semilavorati.

Gli scambi crescono di anno in anno, con percentuali a due cifre, con un forte sbilancio attivo a favore della Cina dovuto a varie ragioni.

Queste sono le cifre del trend: 254 miliardi di dollari americani, di cui 106 di esportazioni dall’Africa nel 2021. La crescita rispetto al 2020 è stata del 35%. La Nigeria è il più grande importatore, mentre il più grande esportatore è il Sud Africa (fonte: Africa report).

Gli accordi di scambio sono bilaterali e quindi ciascuno degli stati africani si trova a negoziare con il gigante asiatico in posizione di inferiorità. Le esportazioni africane riguardano fondamentalmente prodotti agricoli, materiali grezzi e idrocarburi, ovvero materie prime che non hanno il valore aggiunto della trasformazione. Inoltre molti Paesi africani sono fortemente indebitati nei confronti della Cina a fronte di finanziamenti ricevuti per la realizzazione di infrastrutture relative alla Belt & Road Initiative, di cui poi sostanzialmente beneficia la Cina, facilitando i propri scambi e concretamente mettendo le mani su infrastrutture portuali che aprono altri spazi di commercio anche con Stati non africani: le posizioni di sudditanza economica non aiutano certo le negoziazioni.

Lo sbilancio spinge comunque sempre più Paesi africani a chiedere un riallineamento che la Cina, almeno a parole, si dichiara pronta a ridurre. In questo contesto, un aiuto giunge in favore di alcuni Stati africani dai nuovi livelli di vita cinesi: e si sa, l’aumento del benessere porta ad avere maggiore attenzione verso la propria salute, spesso legata a ciò che mangiamo.

Così, con la crescita del consumo dell’avocado sulle tavole dei cinesi, cresce la domanda di questo frutto che rispetto ad altri prodotti, beneficia di un maggiore valore di commercio che potrebbe condurre a limitare lo sbilancio commerciale, almeno per quei Paesi che ne sono maggiori produttori (quali il Kenya e il Sud Africa).

Il nuovo trend pone anche delle sfide in quanto, se si riesce a fornire - strade permettendo - il prodotto fresco almeno per le specie di avocado che si conservano più a lungo, più difficile è supplire alla richiesta di prodotto surgelato - che per gli esportatori avrebbe il vantaggio di evitare gli sprechi - in quanto la catena del freddo che assicura la possibilità di trasportare e conservare prodotti congelati è uno dei punti deboli di vari Paesi africani, causa l’assenza di una produzione continua di energia spesso interrotta da vari black-out e di reti di elettrificazione estete: non si riescono pertanto a rispettare gli standard sanitari richiesti dalla Cina.

Si pone inoltre il problema dell’impatto delle produzioni intensive con gli effetti devastanti che esse hanno sull’ambiente. Su questo aspetto fortunatamente esistono esempi virtuosi in cui piccoli produttori, alternando le varietà di alberi coltivati e intervallandoli anche con alberi non da frutto, riescono ad alleviare gli effetti negativi della coltivazione dell’avocado che chiede ampia irrigazione e assicurare il rispetto della natura. Si pensi per esempio che l’alternanza di alberi di frutta con alberi forestali consente la nidificazione di questi ultimi da parte degli uccelli che in tal modo limitano la presenza dei parassiti e l’esistenza di corridoi di passaggio per diversi tipi di mammiferi, anche se poi si pone il problema di come proteggere i frutti dagli appetiti degli animali.

Insomma, con l’avocado si aprono, almeno in parte, nuovi scenari nei rapporti commerciali tra Cina e alcuni Paesi africani e, per una volta, un frutto sembra non costituire un elemento di perdizione o discordia.

Forse l’avocado non basterà, ma almeno sta accendendo speranze.

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