Storie

Bible Belt: cos’è la “cintura” integralista olandese

Alla scoperta della striscia di terra abitata da fondamentalisti cristiani che ospita almeno il 2,5% della popolazione dei Paesi Bassi, in cui persino i bancomat sono chiusi la domenica per onorare il Signore
Credit: Diana Vargas/unsplash
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
26 dicembre 2022 Aggiornato alle 20:00

Quando pensiamo alle comunità cristiane ortodosse e fortemente tradizionaliste immaginiamo sempre il cuore sperduto degli Stati Uniti o quei paesi che amiamo immaginare come irrimediabilmente arretrati.

Sicuramente, la prima cosa che ci viene in mente non sono i laicissimi Paesi Bassi. Invece, proprio il Paese noto per la sua estrema apertura anche su temi molto controversi come l’eutanasia, la prostituzione o la legalizzazione delle droghe ha la sua “Bible Belt”, una striscia di terra che attraversa lo attraversa da NordEst a Sud Ovest in cui l’integralismo cristiano raggiunge livelli estremi.

Quella che guardando la mappa assume letteralmente la forma di una “cintura” si è formata a partire dal diciannovesimo secolo quando, per accogliere tutte le diverse visioni del mondo e credenze che convivevano nei Paesi Bassi, gruppi sociali come cattolici, calvinisti conservatori o socialisti iniziarono a sviluppare le proprie istituzioni sociali separate l’una dall’altra.

Nelle zone che ospitano gruppi confessionali – che sono comuni anche in altri paesi protestanti – si raggruppano famiglie e comunità la cui professione religiosa si pone in contrasto con quella della maggioranza della popolazione: nei Paesi Bassi si tratta soprattutto di villaggi calvinisti, che ospitano circa 400.000 persone, circa il 2,5% dell’intera popolazione. Secondo altre fonti, la percentuale sarebbe molto più alta, intorno al 5 o al 7%.

Ma come vivono le persone che abitano in qui? La religione svolge un ruolo centrale nella vita delle comunità, sia a livello pubblico che individuale, a cui si accompagna una visione fortemente conservatrice. I membri si sposano molto giovani, le donne devono vestire modestamente con gonne o abiti, le famiglie sono molto numerose e i tassi vaccinali molto esigui.

Quello delle vaccinazioni è un aspetto di queste comunità che più degli altri ha attirato l’attenzione del grande pubblico olandese negli ultimi venti anni: il sospetto dei genitori integralisti nei confronti dei programmi di vaccinazione statali sono stati oggetto di forti discussioni prima negli anni 2000, quando sono emerse preoccupazioni per un’epidemia di morbillo e in seguito durante la pandemia di Covid-19. Nel novembre 2021, infatti, solo un terzo degli abitanti di queste zone era stato vaccinato, il tasso più basso di tutti i Paesi Bassi. «No, non ci vacciniamo, perché crediamo che il Signore provveda per noi», spiegava anonimamente in un video un uomo della comunità protestante olandese: nessuno dei suoi sette figli era vaccinato.

Non solo i cristiani della Bible Belt hanno le loro scuole, associazioni studentesche, media, sanità e negozi, ma anche i loro partiti politici, il Partito Politico Riformato (SGP) e l’Unione Cristiana (CU). Addirittura, in queste zone anche i bancomat sono chiusi la domenica per onorare il sacro riposo.

Prevedibilmente, i protestanti ortodossi si oppongono alle pratiche liberali della società olandese come l’eutanasia, i diritti LGBTQ+, l’aborto, la prostituzione e la pornografia. Nel 2017, una versione olandese della Dichiarazione di Nashville (Nashvilleverklaring) è salita agli onori delle cronache perché si opponeva apertamente al matrimonio gay, alla non monogamia e alla transessualità. La dichiarazione, originaria degli Stati Uniti, ha trovato un ampio sostegno in tutta la “cintura della Bibbia” olandese

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