Futuro

Mondiali, la tecnologia è nel pallone

Il protagonista della discussa Coppa del mondo in Qatar si chiama Al Rihla, che in arabo vuol dire “Il viaggio”. Prodotto dalla Adidas, è dotato di un rivoluzionario sensore interno capace di decidere le sorti del gioco
Credit: The Conversation 
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
11 dicembre 2022 Aggiornato alle 15:00

I Mondiali di calcio in corso in Qatar, come abbiamo più volte raccontato in questi giorni, non stanno rappresentando un particolare progresso in termini di diritti civili. Tra lo sfruttamento dei lavoratori e la persecuzione della comunità Lgbtq+, abbandonata sul campo anche dalla Fifa, questa edizione potrebbe segnare un record positivo solo per il fatto di aver ospitato la prima arbitra donna in una competizione Mondiale di calcio maschile.

Ma c’è un elemento sul quale questi Campionati del mondo segnano un passo in avanti rispetto a tutti gli altri. Stiamo parlando del pallone con cui si disputano le partite, o meglio della tecnologia che c’è dentro. Il pallone si chiama Al Rihla, che in arabo vuol dire “Il viaggio”, ed è stato prodotto da Adidas come tutti i precedenti a partire dai mondiali del 1970 (tra cui l’indimenticabile Tango, l’ultimo interamente in cuoio).

Realizzato esclusivamente con inchiostri e colle a base acqua per essere più ecosostenibile e rivestito da una pelle testurizzata in poliuretano, è stato annunciato da Adidas come il pallone dei Mondiali «più veloce e preciso fino a oggi».

«Il gioco sta diventando più veloce e, man mano che accelera, la precisione e la stabilità del volo diventano di fondamentale importanza», ha dichiarato Franziska Löffelmann, design director di Adidas. «Il nuovo design consente alla palla di mantenere una velocità significativamente più elevata mentre viaggia nell’aria».

Ma la tecnologia più audace è invisibile. Al Rihla, come spiega la stessa azienda sportiva, è infatti il primo pallone ufficiale dei Mondiali di calcio dotato della cosiddetta tecnologia del pallone connesso, che prevede l’inserimento al suo interno di un sensore di movimento che tiene traccia di tutti i suoi spostamenti. I dati così raccolti vengono inviati al Var per aiutare gli arbitri a stabilire, per esempio, l’eventuale posizione di fuorigioco di un giocatore.

Prodotto dall’azienda Kinexon e integrato attraverso un sistema di sospensione brevettato da Adidas, il dispositivo pesa 14 grammi e combina un sensore a banda ultralarga (Uwb) – un protocollo di comunicazione wireless a corto raggio che fornisce dati di tracciamento in tempo reale stabili e precisi al centimetro – con un’unità di misura inerziale (Imu) per il rilevamento dei dati inerziali della palla come velocità di rotazione e forza d’impatto.

Sfruttando questa tecnologia il sensore è in grado di inviare dati fino a 400 volte al secondo triangolandosi con un sistema di posizionamento locale (Lps) formato da una media di 12-24 antenne installate intorno al campo, il quale invia i dati a un processore che li elabora entro 20 millisecondi riconoscendo tiri, tocchi e passaggi.

Il risultato? Il gol che ha fatto esultare Cristiano Ronaldo nella partita disputata dal Portogallo contro l’Uruguay, secondo il verdetto scientifico emesso da Al Rihla, era in realtà del suo compagno di squadra Bruno Fernandes.

«Siamo in grado di dire con certezza che non c’è stato contatto tra il pallone e Ronaldo nel gol. Nessuna forza esterna è stata tracciata, come mostrato dall’assenza di battito nelle nostre misurazioni – ha spiegato Adidas – Il sensore a 500Hz Imu ci permette di essere estremamente accurati nella nostra analisi».

Il limite? I palloni devono essere ricaricati collegandoli alla presa di corrente, come uno smartphone. E se si scarica? Resta il calcio.

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