Economia

Quanto costa (davvero) il Pos?

Attivazione, canone mensile, commissioni: ecco quali sono e quanto valgono le spese per i pagamenti elettronici. Che, dicono i dati, sono solo leggermente superiori ai costi del contante
Credit: pexel
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6 dicembre 2022 Aggiornato alle 14:15

Il pos è un dispositivo elettronico capace di acquisire pagamenti effettuati con carte di credito e bancomat (addirittura con lo smartphone per quelli più moderni), offrendo più opzioni di pagamento ed evitando che un cliente, privo del contante necessario, debba uscire dal negozio imbarazzato e senza aver comprato nulla.

I recenti sviluppi in merito all’aumento della soglia oltre il quale scatta l’obbligo di accettare pagamenti digitali e con carta, che con l’arrivo della manovra arriverebbe a 60 euro, hanno generato aspre polemiche. A scontrarsi, da un lato i tra favorevoli al pos, che lo apprezzano in quanto consente una maggiore libertà e garantisce più rigidi controlli sulle transazioni; dall’altro i contrari, come esercenti e liberi professionisti, che lamentano una sproporzione eccessiva tra i guadagni e le commissioni da pagare alle banche che forniscono tali dispositivi.

Leggendo congiuntamente le analisi effettuate da siti specializzati come ConfrontaConti.it e SOStariffe, però, emerge un quadro molto meno drammatico di quanto descritto. Le commissioni vanno dallo 0,45 al 4,5% della cifra pagata, nettamente al di sopra del valore limite dello 0,2% indicato dalle direttive comunitarie. Eppure, dal 2017 al 2022 i costi sono calati in maniera costante, con una diminuzione del 66,5% per la spesa media iniziale, che si aggira intorno ai 22,82 euro, e del 63% per quella mensile, pari a 6,60 euro.

Se scendiamo un po’ più nello specifico possiamo notare molte differenze di prezzo fra le varie offerte, segno di un mercato concorrenziale vivo e quindi potenzialmente vantaggioso. I pos fissi – i classici dispositivi scuri, privi di batteria e attaccati alla rete elettrica tramite filo che solitamente troviamo alla cassa – hanno un costo mediamente più basso rispetto a quelli mobili, più moderni e più piccoli (la differenza ammonta a circa 7 euro).

Per l’attivazione, istituti di credito come Unicredit e Intesa San Paolo applicano costi che vanno dai 100 ai 200 euro, con canoni mensili rispettivamente di 2,90 (fino al 31 dicembre 2023) e di 18 euro (fino al 30 giugno scorso). Poste Italiane invece offre sia pos mobili a 59,90 euro, IVA esclusa, che pos fisici a partire da 9,90 al mese.

Se invece parliamo di strumentazioni più moderne, l’azienda Nexi fornisce il suo Smart Pos – un terminale di ultima generazione, mobile e con molte più funzioni – a 14,99 euro al mese, mentre i pos di SumUp hanno costi una tantum variabili fra i 29,99 e 149,99 euro, senza prevedere alcun canone mensile.

Inoltre, per agevolare gli esercenti e i liberi professionisti, è rimasto in vigore l’incentivo del credito di imposta, varato dal governo Conte nel 2020, del 30% sui pagamenti elettronici, misura rinnovata dal nuovo esecutivo con una dotazione di 80 milioni di euro.

Oltre ai costi fissi e ai canoni mensili, in 5 anni sono drasticamente diminuite anche le tanto vituperate commissioni sulle transazioni. In media, le commissioni praticate sono ora dell’1,66%. Il circuito PagoBancomat, fra i più importanti servizi di pagamento istantanei, registra una commissione media addirittura del 1,4%, a fronte dell’1,92% che ogni esercente pagava nel 2017. Un costo che può essere ulteriormente abbassato all’1,27% medio in caso di Pos fisso. Se ci spostiamo sul digitale, il servizio di Satispay per gli esercenti è gratuito per transazioni fino a 10 euro, passando poi a una commissione fissa di 20 centesimi per tutti gli importi superiori.

Ma i vantaggi di utilizzare il denaro digitale si estendono anche al di là del calo dei canoni.

Secondo l’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano “le commissioni richieste dalle banche che offrono le condizioni migliori sono poco superiori al costo del contante”. Come anche evidenziato dalla Banca d’Italia in un’indagine del 2020, nonostante il contante sia percepito come mezzo di pagamento più economico, il suo costo privato risulta molto più elevato a causa di maggiori oneri legati al trasporto valori, alle assicurazioni stipulate dai commercianti contro i furti, nonché errori materiali nel dare il resto. Sono costi indiretti, quasi invisibili ma che pesano (per ogni spesa) circa 19 centesimi, l’1,1% per ogni scontrino medio, di gran lunga un valore più alto rispetto alle commissioni scontate o talvolta azzerate delle microtransazioni.

Il quadro generale dei costi variabili e fissi per ogni esercente o libero professionista che intenda avvalersi di questo strumento appare quindi piuttosto variegato e meno opprimente di quanto non venga comunemente ritenuto. E nonostante l’aspro dibattito in merito al (probabile) aumento della soglia che fa scattare l’obbligo di ricevere pagamenti digitali, il mercato del pos è in crescita e si dimostra capace di offrire soluzioni adatte a ogni esigenza.

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