Economia

Opzione donna: ci sono novità

Lo strumento che consente alle lavoratrici di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro continua a far discutere. A Palazzo Chigi si sta riflettendo per trovare nuove soluzioni
Credit: John Sutton
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6 dicembre 2022 Aggiornato alle 16:00

Non si ferma la discussione sul futuro di Opzione Donna, lo strumento che permette alle lavoratrici di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro.

La Legge di Bilancio presentata dal governo Meloni ha rivisto per il 2023 i criteri di accesso alla pensione anticipata per le donne, portando requisiti più rigidi e criteri legati, oltre che all’età e ai contributi versati, anche al numero di figli. Quest’ultima clausola, che sembrerebbe avere principi di incostituzionalità, fa molto discutere, soprattutto perché andrebbe a penalizzare tutte quelle donne che per scelta o per salute non possono o non vogliono avere figli.

La versione di Opzione Donna contenuta nella Manovra è molto restrittiva rispetto all’originale, e limita la possibilità di accedere alla pensione anticipata solo a 3 categorie di lavoratrici: le “caregiver familiari”, quindi coloro che assistono da almeno 6 mesi il coniuge o il parente di primo grado convivente con disabilità grave, le invalide civili per almeno il 74%, le lavoratrici licenziate o dipendenti di imprese in stato di crisi.

Un altro cambio riguarda anche l’età minima di accesso, che è fissata a 60 anni per tutte, invece che a 58 per le dipendenti e a 59 per le autonome.

A Palazzo Chigi si sta discutendo per trovare nuove soluzioni e tra le ipotesi in considerazione c’è quella di cancellare il requisito del numero dei figli, che, in poche parole, permetterebbe a una donna con un figlio di andare in pensione a 59 anni e a una donna con 2 di andare in pensione a 58.

Se questa clausola verrà effettivamente cancellata, ci saranno uno o due anni in più di lavoro per tutte, anche rispetto alle regole che sono attualmente in vigore fino alla fine anno. Un’altra opzione, che però sembra meno realistica, riguarda una proroga temporanea della misura attuale per il 2023 in maniera parziale, e questo vorrebbe dire uscita anticipata con gli attuali criteri solo per i primi 6-8 mesi del 2023.

L’ipotesi che al momento risulta più probabile è quella che prevede l’uscita anticipata dal mondo del lavoro a 60 anni per tutte le lavoratrici, senza nessun taglio in base al numero dei figli.

La Presidente del Consiglio dovrebbe incontrare nei prossimi giorni i capigruppo di maggioranza per decidere quale tra le proposte risulta più efficace.

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