Diritti

C’è un’italiana tra le 25 donne più influenti del 2022

Nella lista annuale pubblicata dal Financial Times sono presenti leader politiche, scrittrici, sportive e imprenditrici. Tra loro anche Francesca Bellettini, ceo di Yves Saint Laurent, e le iraniane in protesta
Francesca Bellettini, ceo di Yves Saint Laurent, al gala Business of Fashion tenutosi all'Hotel de Ville di Parigi, in Francia, il 30 settembre 2019.
Francesca Bellettini, ceo di Yves Saint Laurent, al gala Business of Fashion tenutosi all'Hotel de Ville di Parigi, in Francia, il 30 settembre 2019. Credit: EPA/CAROLINE BLUMBERG
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
2 dicembre 2022 Aggiornato alle 19:00

È arrivato quel momento dell’anno: quello delle classifiche del 2022. Tra avvenimenti più importanti, notizie da ricordare e persone che hanno lasciato il segno, il quotidiano economico-finanziario britannico Financial Times ha pubblicato la lista delle 25 donne più influenti dell’anno che tra un mese ci lasceremo alle spalle.

La redazione, insieme a uffici internazionali, ex donne dell’anno e lettori e lettrici del giornale, ha selezionato scrittrici, giornaliste, attiviste, leader politiche, sportive e imprenditrici. Tra loro spicca l’unica italiana della lista, Francesca Bellettini, amministratrice delegata della casa di moda francese Yves Saint Laurent dal 2013, che quest’anno ha guidato l’azienda verso una crescita straordinaria: «Ysl ha ottenuto un terzo trimestre eccezionale con un fatturato di 916 milioni di euro, in crescita del 40%, e lo ha fatto senza alcun mormorio», scrive Jo Ellison, editor dell’inserto del Ft How To Spend it.

Originaria di Cesenate, Bellettini ha studiato business administration ed economia alla Bocconi di Milano, per poi trascorrere cinque mesi negli Stati Uniti per un master all’Università di Chicago. Ha iniziato a lavorare alla Goldman Sachs a Londra, poi per la banca di investimento Deutsche Morgan Grenfell.

A un tratto, incontra il settore della moda: parte dalla divisione “sviluppo del business” del Gruppo Prada, nel 1999, passa per Helmut Lang, entra nel Gruppo Kering e assume il ruolo di Strategic Planning Director e di Associate worldwide merchandisign director per Gucci. Poi viene nominata Worldwide Merchandising Director per Bottega Veneta e, infine, ceo di Yves Saint Laurent. «Chiedile qual è il segreto per una leadership di successo e ti dirà che è ossessionata dall’equilibrio: nei mercati globali, tra le categorie o nei rapporti tra uomo e donna», dice il Ft.

Tra le altre donne più influenti del 2022, la prima ministra della Finlandia Sanna Marin, che a soli 34 anni è diventata la leader più giovane del mondo, e “quest’anno ha guidato le richieste di sanzioni contro la Russia, ha spinto per l’ingresso della Finlandia nella Nato, negoziato abilmente la politica di coalizione e ha continuato a guidare una risposta efficiente al Covid-19”. Il Ft l’ha scelta anche per il suo rifiuto di lasciarsi intimorire dai “doppi standard” che caratterizzano la società moderna, impegnata a giudicarla per il video divenuto virale in cui ballava a una festa, piuttosto che per la sua attività politica.

Nella classifica c’è anche la leader delle Barbados Mia Mottley, che «ha supervisionato la nascita delle Barbados come repubblica, lasciandosi alle spalle il passato coloniale. Mottley si aspetta che questo mandato da premier sia l’ultimo; qualunque cosa faccia dopo, il mondo è fortunato ad averla». Seguono (ma non è una classifica) la campionessa di tennis Serena Williams, selezionata dall’artista Toyin Ojih Odutola, che le ha realizzato un ritratto per la National Portrait Gallery di Washington prima del suo ritiro per concentrarsi sulla sua famiglia.

C’è anche la filantropa MacKenzie Scott, che dall’ex marito Jeff Bezos ha ottenuto un quarto delle sue partecipazioni in Amazon e ha donato 12,5 miliardi a più di 1.250 organizzazioni in meno di due anni. «Ha riconosciuto che l’accumulo di ricchezza non è un risultato individuale ma collettivo e che il potere, quindi, non dovrebbe spettare solo a coloro che ne beneficiano», scrive il Financial Times.

La musicista di fama mondiale Billie Eilish, che «è diventata una star di Glastonbury e Coachella, sette volte vincitrice di Grammy, interprete di Bond e vincitrice di Oscar, tutto prima di raggiungere l’età legale per bere negli Stati Uniti». La scrittrice premio Nobel per la letteratura Annie Ernaux, che ha scritto «volumi acuti e devastanti sui suoi genitori, sull’effetto travolgente del desiderio, sull’aborto illegale che ha avuto nel 1963. Leggerla ribadisce che gli eventi della nostra vita, che nel viverla possono non sembrare particolarmente significativi, hanno un peso. I nostri ricordi e le nostre esperienze sono tutto ciò che abbiamo e dovremmo apprezzarli».

Spunta anche un contributo della celebre artista performativa Marina Abramović, che per il Financial Times ha selezionato la collega Anna Imhof, che con la sua mostra allo Stedelijk Museum di Amsterdam le ha lasciato «la sensazione di aver appena assistito a qualcosa di importante». Poi ancora, il «simbolo di resilienza per molte donne taciute», l’attrice Meghan Markle. Con il suo podcast Archetypes si interroga sulle etichette utilizzate per contenere e inibire le donne, «appropriato, data la proiezione e le diffamazioni che ha subito dalla stampa», scrive Ft.

La classifica del Financial Times non premia solo le donne come individui: tra le selezionate, spiccano anche le donne dell’Iran, che dopo la morte di Mahsa Amini «hanno preso questa tragedia e l’hanno trasformata in qualcosa di senza precedenti. Protestano per i diritti umani fondamentali che alle donne iraniane sono stati negati per troppo tempo: la dignità, l’autonomia personale del corpo, la libertà di vivere in sicurezza nel proprio Paese».

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