Diritti

La Consulta ha bocciato i ricorsi contro l’obbligo vaccinale

Sono state ritenute non irragionevoli, né sproporzionate, le scelte del legislatore adottate per il personale sanitario in periodo pandemico
Credit: Karolina Grabowska 
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2 dicembre 2022 Aggiornato alle 13:30

La Corte Costituzionale promuove l’obbligo vaccinale introdotto dal governo Draghi per i sanitari definendo “non irragionevoli, né sproporzionate, le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico”.

È quanto rende noto l’Ufficio comunicazione e stampa della Corte costituzionale, in attesa del deposito delle sentenze, respingendo i ricorsi di 5 uffici giudiziari.

La Consulta ha ritenuto invece inammissibile, per ragioni processuali, la questione relativa all’impossibilità, per gli esercenti le professioni sanitarie che non abbiano adempiuto all’obbligo vaccinale, di svolgere l’attività lavorativa, quando non implichi contatti interpersonali.

Ugualmente non fondate, infine, sono state ritenute le questioni proposte con riferimento alla previsione che esclude, in caso di inadempimento dell’obbligo vaccinale e per il tempo della sospensione, la corresponsione di un assegno a carico del datore di lavoro per chi sia stato sospeso; e ciò, sia per il personale sanitario, sia per il personale scolastico.

«Fine di una farsa. Non c’è altro da aggiungere». Il microbiologo e senatore Pd Andrea Crisanti legge così il senso della decisione della Consulta di respingere i ricorsi presentati contro l’obbligo di vaccino anti-Covid. «Le misure di sanità pubblica - ha commentato ad Adnkronos Salute - possono e devono prevalere sulla volontà dei singoli e non ne ledono la libertà».

«Io ho sempre operato nell’esclusivo interesse del Paese», ha sostenuto l’ex ministro della Salute Roberto Speranza. La decisione della Consulta di respingere i ricorsi contro l’obbligo di vaccino anti-Covid «mi conforta, ma non avevo dubbi».

Speranza, in un’intervista a Repubblica ha spiegato: «In questi anni - ripercorre partendo dai momenti più duri della pandemia - abbiamo fatto scelte anche difficili, ma sempre seguendo due principi fondamentali: il primato del diritto alla salute, anche sugli altri interessi in campo, e la centralità dell’evidenza scientifica. Con questi due fari è evidente che la nostra strategia sia stata quella di puntare con forza sui vaccini. I nove mesi senza vaccini, del resto, sono stati durissimi in termini di ricaduta sulle persone e anche sulle attività sociali ed economiche».

La sentenza della Corte, «che rispetto e che leggerò con grandissima attenzione, riconosce in fondo la razionalità delle scelte che son state fatte, ispirate sempre dal principio della difesa del diritto alla salute delle persone, seguendo l’evidenza scientifica». «Abbiamo sempre dato massimo ascolto e seguito ai pareri del Cts e anche a quelli del Comitato nazionale di bioetica, presieduto da Lorenzo d’Avack. Quell’organismo si era espresso anche sull’obbligo, considerando ragionevole prevederlo per le categorie più esposte al virus. Le nostre scelte sono state sempre molto ponderate».

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