633 bis: ecco come cambia il decreto anti-rave

A 30 giorni dalla presentazione del decreto “anti-rave”, il Governo ha depositato un emendamento alla legge di conversione del dl 31 ottobre 2022: cambia il numero dell’articolo, da 434 bis a 633 bis, e varia anche il testo della norma, che va a escludere dall’ipotesi di reato manifestazioni studentesche e altre iniziative pubbliche.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha spiegato che «nessuno è perfetto», e che agli errori «si può sempre rimediare, come abbiamo fatto con l’emendamento che il governo ha proposto sui rave party». La modifica dell’esecutivo ora limita il reato a “chiunque organizza e promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici e privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento”, spiega il testo. I partecipanti saranno comunque punibili, ma solo in base all’articolo 633 del codice penale, che riguarda l’invasione di terreni o edifici, e prevede sanzioni detentive e pecuniarie ridotte, come la reclusione da 1 a 3 anni e una multa da 103 a 1.032 euro. Cifre che aumentano se il fatto è commesso da più di 5 persone o da “persona palesemente armata”, arrivando fino a 4 anni di reclusione e 2.064 euro di multa. Cancellato il riferimento al numero di partecipanti: spetterà al giudice, di volta in volta, valutare questo elemento. Nella versione precedente si era parlato di più di 50 persone.
Il testo prevede ancora la “reclusione da 3 a 6 anni e la multa da 1.000 a 10.000 euro” per promotori e organizzatori, quando dall’invasione “deriva un concreto pericolo per la salute pubblica o per l’incolumità pubblica a causa della inosservanza delle norme in materia di sostanze stupefacenti ovvero in materia di sicurezza o di igiene degli spettacoli e delle manifestazioni pubbliche di intrattenimento, anche in ragione del numero dei partecipanti ovvero dello stato dei luoghi”. Resta confermata la confisca delle cose destinate a commettere il reato, ma il provvedimento viene esteso anche ai profitti dei rave party, per fungere da ulteriore deterrente.
Intervenendo all’Assemblea di Alis, l’associazione logistica dell’intermodalità sostenibile, il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto ha dichiarato: «Intervenire su rave party era una esigenza, in tutta Europa hanno una loro disciplina. […] L’articolo sarà il 633 bis, punisce gli organizzatori dei rave, chi partecipa rientra nella norma precedente, ed è punito meno gravemente». Sisto ha assicurato che «ci sono elementi che impediscono di estendere questa norma a chi protesta in piazza, a chi occupa una scuola o una fabbrica. Le intercettazioni saranno possibili, per gli organizzatori». Rimane, infatti, l’eventualità di attivare le intercettazioni telefoniche nelle indagini sui presunti organizzatori e promotori dell’evento, se ritenute necessarie da chi indaga. Secondo Sisto la norma «sale di livello ma evita la confusione e qualsiasi ipotesi di estensione ad altre fattispecie. Il governo ha posto in essere una norma realmente capace di dissuadere, sono convinto che in Italia rave non ce ne saranno più».
La norma rimane comunque «sproporzionata» secondo la responsabile Giustizia del Pd, Anna Rossomando. Le pene previste rimangono le più alte in Europa: in altri Paesi come Francia, Germania e Regno Unito, le leggi che fanno riferimento ai rave sono più specifiche e mirate. Ilaria Cucchi, eletta al Senato con Sinistra Italiana, spiega che «Il nuovo emendamento presentato sui rave non cambia la sostanza: ho presentato un emendamento soppressivo del vecchio testo e ne presenterò uno anche per il nuovo». Il testo, attualmente all’esame del Senato, passerà alla Camera per la conversione in legge: il decreto arriverà in aula dopo Natale, tra il 27 e il 28 dicembre.
