Ambiente

Fonti fossili: nel 2021 l’Italia ha speso 41,8 miliardi

Sono 7,2 in più rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dal rapporto Stop ai sussidi ambientalmente dannosi di Legambiente. Ma è possibile risparmiare 14,8 miliardi entro il 2025
Credit: entro il 2025
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
30 novembre 2022 Aggiornato alle 17:30

Nel 2021 l’Italia ha speso 41,8 imiliardi di euro in attività, opere e progetti connessi direttamente e indirettamente alle fonti fossili. Si tratta di un incremento del 21% pari a 7,2 miliardi in più rispetto all’anno precedente. È quanto rileva Legambiente nel report Stop ai sussidi ambientalmente dannosi presentato il 29 novembre in occasione del XV Forum QualEnergia.

A ricevere il maggior numero di sussidi ambientalmente dannosi (Sad) è stato il settore energetico con 12,2 miliardi di euro, seguito con uno scarto minimo dai trasporti (12,2), quindi le risorse sono andati a edilizia, prima per valore complessivo dei fondi (12,5), agricoltura (3,3) e da ultimi canoni, concessioni e rifiuti (1,4).

Sul totale di 41,8 miliardi di euro, spiega il rapporto, 13,4 sono riconducibili a sussidi diretti alle fonti fossili, mentre circa 28,4 miliardi sono di sussidi indiretti, ovvero voci di spesa che finanziano il consumo di fonti fossili impedendo l’innovazione del settore.

Un numero destinato ad aumentare anche nel 2022, sostiene Legambiente, per gli effetti del Capacity Market, con oltre 1 miliardo di euro all’anno per 15 anni, a cui si aggiungono 30 milioni all’anno dal 2024 al 2043 per un totale di 570 milioni dedicati ai rigassificatori di Piombino e Ravenna.

“Dal 2011 al 2021, l’Italia ha continuato a foraggiare sempre di più le fonti fossili, passando in questi 10 anni da 9,1 a 41,8 mld di euro, spendendo in totale 213,9 miliardi di euro destinati, direttamente o indirettamente, al settore Oil&Gas che hanno impedito lo sviluppo di almeno 13 GW/anno di fonti rinnovabili, in grado di produrre 19 TWh/anno di energia elettrica, ovvero circa il 6% del fabbisogno elettrico nazionale”, afferma Legambiente.

“Numeri che, in 11 anni – aggiunge l’associazione ambientalista – avrebbero già traghettato l’Italia all’obiettivo del 100% elettrico da fonti rinnovabili, permettendo al Paese un risparmio di consumo di gas di 4 miliardi di metri cubi all’anno, arrivando a 44 miliardi di metri cubi complessivi dopo 11 anni, pari al 59,4% dei consumi nazionali di gas”.

«Il nostro Paese continua ad andare nella direzione sbagliata, scegliendo come soluzione l’utilizzo sempre maggiore delle fonti fossili da altri Paesi grazie ai gasdotti e ai rigassificatori e puntando sulle nuove estrazioni di gas dai fondali marini. Da questo punto di vista il governo Meloni sta dimostrando una continuità con l’esecutivo Draghi che non condividiamo», dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.

Per questo l’associazione ha presentato un pacchetto di 7 proposte indirizzate al governo Meloni e al Ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin chiedendo che nella Legge di bilancio in discussione venga prevista la rimodulazione e cancellazione dei sussidi ambientalmente dannosi entro il 2030.

Dei 41,8 miliardi di euro investiti in Sad, sottolinea Legambiente, 14,8 miliardi sono eliminabili entro il 2025 cancellando, a esempio, i sussidi previsti per le trivellazioni e i fondi per la ricerca su gas, carbone e petrolio, così come le agevolazioni fiscali per le auto aziendali, il diverso trattamento fiscale tra benzina, gasolio, Gpl e metano, il Capacity Market per le centrali a gas e l’accesso all’Eco-bonus per le caldaie a gas.

«Per uscire dalla dipendenza dall’estero bisogna accelerare sulla diffusione delle comunità energetiche e realizzare tanti grandi impianti a fonti rinnovabili, da quelli eolici a mare a quelli a terra, passando per l’agrivoltaico», aggiunge Ciafani.

«Dopo il condivisibile raddoppio del numero dei membri della commissione Via-Vas (commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale, ndr.) sul Pnrr ottenuto dal ministro Gilberto Pichetto Fratin è ora fondamentale costringere le Regioni a potenziare i loro uffici preposti alle autorizzazioni – conclude – Si può decarbonizzare l’economia italiana rimodulando ed eliminando i sussidi alle fonti fossili e la Legge di bilancio può essere già la prima occasione per farlo. Il Governo non perda questa importante occasione».

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