Ambiente

I musei si attivano contro le proteste climatiche

Il National Museum norvegese, il Barberini tedesco e il Leopold austriaco non permettono più di portare giacche e borse nelle sale. Intanto a Milano, Extinction Rebellion ha lanciato vernice contro l’ingresso della Rai
Gli attivisti di Ultima Generazione durante una protesta alla Galleria degli Uffizi di Firenze, il 22 luglio 2022
Gli attivisti di Ultima Generazione durante una protesta alla Galleria degli Uffizi di Firenze, il 22 luglio 2022 Credit: ANSA/ULTIMA GENERAZIONE
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
30 novembre 2022 Aggiornato alle 17:30

L’ultima azione di Extinction Rebellion è di poche ore fa. Questa volta a Milano: a essere imbrattato, è l’ingresso della sede Rai di Corso Sempione. Le richieste avanzate sono quelle di trasmettere ogni giorno come primo servizio del TGR Lombardia un bollettino della qualità dell’aria della regione (tra le più inquinate d’Europa), di rinunciare a ogni forma di investimento pubblicitario e collaborazione commerciale con le compagnie fossili e di porre una maggiore attenzione alla comunicazione della crisi climatica.

Da mesi ormai si susseguono azioni dimostrative per il clima e molte di queste, quelle che più allarmano forse, hanno come obiettivi celebri opere d’arte nelle principali città europee. Una delle più recenti ha interessato il dipinto di Klimt Morte e vita esposto al Leopold Museum di Vienna. Il liquido nero e oleoso con cui l’attivista trentenne di Last Generation, Florian Wagner, ha colpito il quadro era nascosto in una borsa dell’acqua calda legata sul petto.

Tutte le misure di sicurezza introdotte o irrigidite dal direttore Hans-Peter Wipplinger nelle scorse settimane per proteggere i capolavori di Klimt e Egon Schiele - tra cui il divieto di accedere agli spazi espositivi con cappotti o borse e l’impiego sempre più massiccio di addetti alla sorveglianza - non sono servite a impedire l’azione dimostrativa.

Risale al 29 maggio 2022 la prima protesta ambientale di questo tipo da parte di Extintion Rebellion e Last Generation: al Louvre di Parigi alcuni giovani attivisti hanno spalmato una torta sul vetro protettivo della Gioconda. Un modo per protestare contro l’immobilismo della politica di fronte all’avanzare inesorabile del cambiamento climatico.

A luglio è toccato ad alcuni musei in Inghilterra, tra cui la Courtauld Gallery, la Kelvingrove Art Gallery, la Manchester Art Gallery e, soprattutto, la National Art Gallery di Londra dove i manifestanti si sono incollati in segno di protesta all’opera The Hay Wain di John Constable.

Le iniziative stanno dilagando in tutta Europa e si stanno facendo sempre più frequenti e audaci. Dopo il video della zuppa di pomodoro lanciata contro i Girasoli di Van Gogh, gli attivisti climatici si sono sbizzarriti, ricorrendo alla farina, al purè di patate e alla zuppa di piselli.

Un fenomeno crescente, che non ha risparmiato neppure alcuni importanti musei italiani. A Firenze, La Primavera di Botticelli agli Uffizi, a Milano la celebre scultura di Umberto Boccioni, a Roma, la statua di Laocoonte nei Musei Vaticani.

In proposito, il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha dichiarato in un comunicato stampa che si valuteranno misure da prendere per contrastare le azioni degli ambientalisti, compreso l’obbligo di dotare tutte le opere di vetri protettivi: ovviamente il progetto costa e richiede del tempo. “Di conseguenza - ha sottolineato il ministro - il prezzo dei biglietti d’ingresso aumenterebbe”.

Ci sono poi quelle opere che non possono essere isolate da un vetro: il 18 novembre scorso a Parigi alcuni attivisti hanno imbrattato con della vernice arancione una statua dell’artista americano Charles Ray di fronte alla Bourse De Commerce. Una scultura all’aperto, difficile da salvaguardare.

Nel frattempo, è giunto l’appello dei direttori di oltre 90 musei di tutto il mondo, tra cui anche il Metropolitan di New York, che recita: “Nelle ultime settimane si sono verificati diversi attacchi a opere d’arte nelle collezioni di musei internazionali. Gli attivisti che ne sono responsabili sottovalutano la fragilità di questi oggetti insostituibili, che devono essere preservati come parte del nostro patrimonio culturale mondiale. Al tempo stesso, viene sottolineato che: “manterremo il museo come spazio libero, rivolto alla comunicazione sociale”.

Con gli attacchi che non accennano a fermarsi, i direttori dei musei di tutta Europa si stanno mobilitando per garantire la sicurezza delle opere d’arte. Sinora per fortuna, non ci sono stati danni permanenti, ma si teme che un’escalation nelle strategie degli attivisti possa portare prima o poi alla distruzione di un capolavoro.

Eppure le direzioni dei musei sembrano poco propense ad adottare misure drastiche. «Introdurre prassi del genere significa snaturare il concetto stesso di “museo” - ha spiegato Hans-Peter Wipplinger, direttore del Leopold Museum al New York Times - Un museo è un luogo che dovrebbe essere sempre aperto al pubblico».

Il Museo Nazionale norvegese (The National Museum) e il Museum Barberini di Potsdam, in Germania, hanno, come il Leopold Museum, vietato ai visitatori di portare borse o giacche nelle sale espositive, ma si tratta ancora di casi sporadici.

A Londra, in alcuni dei più importanti musei della capitale, tra cui la National Gallery, la Tate Britain, la Tate Modern e il British Museum, i visitatori possono ancora portare borse all’interno.

Leggi anche