Futuro

No, la marijuana non evita il Covid. Ma una speranza c’è

Un nuovo studio racconta come alcuni acidi presenti nella cannabis potrebbero bloccare l’ingresso del virus nelle cellule. Ma a oggi non esistono modi per usufruirne
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16 gennaio 2022 Aggiornato alle 08:00

“Marijuana anti Covid”. Cannabis in grado di “fermare il virus” e c’è chi ipotizza perfino, sbagliando, che farsi una canna possa prevenire l’infezione.

Sebbene la cannabis abbia davvero tantissime straordinarie proprietà - che come sappiamo vanno dall’uso terapeutico sino agli effetti miorilassanti per quella light o ancora alle enormi potenzialità in campo industriale grazie alla flessibilità della canapa e alla sua eco sostenibilità - non si può dire che sia realmente un mezzo per prevenire, fermare o arginare il Covid.

Questo va precisato dopo che nelle ultime ore, rilanciato in rete da siti di tutto il mondo, è uscito l’estratto di una pubblicazione scientifica che deve essere ancora comprovata e passata a peer-review, in cui viene raccontato come specifiche componenti della cannabis possono legarsi alla proteina spike bloccando l’ingresso del virus nelle cellule e causare infezioni.

Lo studio si chiama “Cannabinoids Block Cellular Entry of SARS-CoV-2 and the Emerging Variants” e un estratto è apparso sul Journal of Natural Products, pubblicato da ricercatori della Oregon State University guidati da Richard van Breemen del Global Hemp Innovation Center. Dopo la pubblicazione, molte informazioni sono state rilanciate sui social arrivando addirittura a promuovere il concetto che “l’erba può fermare il Covid”. Non è così.

Nello specifico infatti quello che hanno scoperto gli esperti è che ci sono tre composti nella canapa con una elevata capacità di legarsi alla famosa proteina spike. Questi sono l’acido cannabidiolico (CBD-A), l’acido cannabigerolico (CBG-A) e l’acido tetraidrocannabinolico (THC-A). Questi non sono il CBD o il THC che solitamente vengono ricercati, dal rilassamento sino allo sballo, per chi fa uso di cannabis, ma acidi che devono ancora essere “trasformati” attraverso l’applicazione del calore.

Significa che se ci facciamo uno spinello o una tisana diventano tali? No, è la risposta. Lo stesso Breemaen ha infatti raccontato ad alcuni media stranieri come ci sia della potenzialità in questi acidi nell’impedire l’ingresso del virus, ma a oggi non esiste in commercio un prodotto a base di cannabis, che sia da fumare, bere, mangiare o ingerire, in grado di “attivare” gli acidi citati.

Potenzialmente, ha detto Breemen, si potrebbe pensare alla realizzazione di farmaci o integratori alimentari basati sui tre composti, ma al momento non esistono.

Isolati e resi disponibili per un consumo via orale questi cannabinoidi per gli autori della ricerca hanno comunque un buon “potenziale per prevenire e curare l’infezione da SARS-CoV-2”. Sono dunque una speranza in più nella complessa lotta al virus. I test effettuati dagli scienziati negli States hanno dato infatti segnali incoraggianti anche nel bloccare l’azione di alcune delle più famosi varianti.

Per ora, per conoscere a pieno le potenzialità dell’uso di questi composti contro il Covid, gli scienziati fanno sapere che saranno necessari altri test. Per cui no, va ribadito ancora una volta, la cannabis così come potremmo consumarla al momento non aiuta contro il Covid. Potrebbe invece servire - sostiene l’azienda italiana JustMary - rilassarsi con un po’ di Cbd della cannabis light, motivo per cui l’impresa ha deciso - in una operazione di marketing - di regalarla agli italiani che sono costretti alla quarantena per offrire un po’ di sollievo.