Ambiente

I grandi inquinatori ricevono 100 miliardi di euro dall’Ue

Un report del Wwf denuncia una falla nel sistema di scambio emissioni Ets. Il principio “chi inquina paga non viene applicato, serve una riforma immediata”
Credit: Nate Watson/unsplash
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30 novembre 2022 Aggiornato alle 16:00

C’è una falla nel sistema europeo di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra (Ets) che, secondo un’analisi del Wwf, ha fatto sì che le grandi industrie inquinanti negli ultimi nove anni hanno ricevuto dall’Unione europea quasi 100 miliardi di euro in quote di carbonio gratuite.

Il sistema Emission Trading System è stato introdotto nel 2005 con lo scopo di implementare un sistema di tariffazione del carbonio per i settori dell’energia elettrica, dell’industria pesante e dell’aviazione ed è finalizzato a incentivare la decarbonizzazione.

Il principio alla base, in sostanza, dovrebbe essere “chi inquina paga”, eppure l’analisi dell’associazione ambientalista sul periodo 2013-2021 dimostra che più della metà delle emissioni Ets (53%) sono state distribuite gratuitamente a chi inquina attraverso il cosiddetto schema di “allocazione gratuita”.

In nove anni “sono stati concessi permessi di inquinamento gratuiti per un valore di 98,5 miliardi di euro a settori ad alta intensità energetica, tra cui acciaio, cemento, prodotti chimici e aviazione”. Un valore che è superiore agli 88,5 miliardi di euro che il sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue ha addebitato per le loro emissioni di CO2 agli inquinatori, principalmente centrali elettriche a carbone e gas.

Le quote, oltretutto, non vengono relazionate alle condizioni climatiche e all’aumento dei prezzi dell’energia e secondo il Wwf alcuni inquinatori sono riusciti anche a realizzare miliardi di extraprofitti vendendo i permessi che non avevano utilizzato.

Di fatto dunque l’Ue avrebbe concesso alle industrie inquinanti più permessi di carbonio gratuiti di quanti ne abbia venduti e il report rivela che almeno un terzo delle entrate raccolte dall’Ets non è stato speso per l’azione per il clima.

Attualmente, anche per via di questa falla, è in corso una riforma dell’Ets tra il Parlamento, il Consiglio e la Commissione europea.

«L’analisi mostra che nell’ultimo decennio l’Ets si è basato sul principio ‘chi inquina non paga’, con miliardi di mancati introiti che i Paesi Ue avrebbero potuto invece investire nella decarbonizzazione industriale», sostiene Romain Laugier, dell’ufficio per le politiche europee del Wwf e principale autore del rapporto. «I negoziatori Ue devono eliminare gradualmente le quote gratuite il prima possibile e nel frattempo assicurarsi che le aziende che le ricevono soddisfino condizioni rigorose sulla riduzione delle loro emissioni».

Secondo Alex Mason del Wwf, «se i contribuenti rinunceranno a decine di miliardi di entrate, l’industria dovrebbe usare quei soldi per investire nelle tecnologie per decarbonizzare, anziché non fare nulla o addirittura approfittare delle quote gratuite».

Infine, chiosa Laugier, è bene ricordare che «del denaro che i paesi dell’Ue hanno raccolto dall’Ets, almeno un terzo non è stato speso per l’azione per il clima o è stato speso per progetti di discutibile valore per il clima ed è dunque chiaro che l’intero sistema deve essere rafforzato e l’opportunità di farlo esiste oggi, durante le discussioni del Fit for 55».

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