Ambiente

La Norvegia scommette sull’eolico “galleggiante”

11 turbine costituiranno il più grande parco offshore del Paese nel settore delle rinnovabili. L’obiettivo finale di Hywind Tampen è essere una fonte di energia pulita, non solo per le piattaforme di petrolio e gas
Credit: Frank Rumpenhorst/dpa
Tempo di lettura 4 min lettura
2 dicembre 2022 Aggiornato alle 12:00

Un parco eolico norvegese galleggiante offshore: senza avere un vincolo al fondale, le turbine sono in grado di sfruttare il vento più forte e in maniera più costante. Si chiama Hywind Tampen e la sua prima turbina a 140 chilometri dalle coste è entrata in funzione pochi giorni fa. Ha una capacità potenziale di 88 megawatt e, una volta completato, sarà il parco eolico galleggiante più grande del mondo.

A gestirlo è Equinor, una delle più grandi imprese del settore energetico norvegese, e altri 5 partner: insieme hanno messo in funzione la prima di 11 turbine, mentre l’installazione delle altre è prevista tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023.

Ma quali sono le potenzialità di questo sistema? Come detto, trovandosi al largo della costa in una zona in cui le acque sono profonde tra i 260 e i 300 metri senza vincoli con il fondale, l’impianto è in grado di sfruttare anche le correnti più forti e per più tempo.

Nel complesso, quando sarà a pieno regime, Hywind Tampen coprirà – si stima – il 35% del fabbisogno elettrico, avviando la produzione di elettricità per i giacimenti di gas e petrolio di Gulfaks and Snorre, nel Mare del Nord. Dovrebbe ridurre le emissioni di CO2 per un valore di 200.000 tonnellate annue.

«Una turbina eolica galleggiante consente di sfruttare il vento in siti con acque più profonde - spiega Erin Bachynski-Poli, docente del Dipartimento di Tecnologia marina dell’Università della scienza e della tecnologia di Trondheim - A un certo punto, quando l’acqua diventa troppo profonda (molti studi suggeriscono intorno ai 60 metri) non è più conveniente dal punto di vista economico utilizzare una turbina ancorata sul fondo».

I vantaggi di questo sistema non sono solo economici, spiega Bachynski-Poli, ma anche tecnici: quando si ha a che fare con turbine ancorate sul fondale, una parte di esse, a fine ciclo-vita, rimane sul fondale, mentre le turbine galleggianti possono essere trasportate a riva e riciclate.

Dunque, anche se il nuovo impianto eolico andrà ad alimentare la produzione di fonti inquinanti, che rappresentano per la Norvegia una risorsa indispensabile, a lungo termine si rivela essere una tecnologia all’avanguardia nel settore delle rinnovabili.

«L’obiettivo finale dei parchi eolici galleggianti – riprende Bachynski-Poli – è essere una fonte di energia rinnovabile non solo per le piattaforme di petrolio e gas. Questo è un caso in cui si sta utilizzando il supporto del governo destinato a elettrificare i giacimenti come un modo per testare una nuova tecnologia per abbassare il costo dell’eolico galleggiante».

E conclude: «Quindi, per molti versi, mi spezza il cuore vedere l’eolico offshore utilizzato per il petrolio e il gas, ma allo stesso tempo capisco che è importante sfruttare le opportunità che abbiamo per acquisire maggiore esperienza e abbassare i costi, in modo che questa fonte possa essere un’opzione più realistica per usi più ampi».

Hywind Tampen, però, non rappresenta una novità assoluta: la Norvegia è uno dei Paesi che in Europa fa da traino nel settore, ma anche altri Stati si sono mossi in questa direzione.

Ad esempio Scozia Equinor nel 2017 aveva avviato il primo parco eolico galleggiante al largo di Peterhead, ma con una capacità ridotta rispetto a quello norvegese, per un totale di 30 megawatt. Lo scorso anno, poi, un’atra società norvegese, Statkfraft, ha annunciato un accordo di acquisto a lungo termine per un parco da 50 megawatt al largo di Aberdeen.

Uscendo poi dai confini europei, un ruolo-chiave nel settore potrebbero averlo gli Stati Uniti, dove gli ostacoli normativi complicano un po’ le azioni delle aziende e delle imprese. Ma, come spiega Bachynski-Poli, l’amministrazione Biden si sta forse muovendo per rendere più semplice l’individuazione di aree adatte a ospitare parchi galleggianti offshore.

Sarà forse un segno in questa direzione l’annuncio della Casa Bianca di un target di 15 gigawatt di capacità per l’eolico prodotto da turbine galleggianti entro il 2035?

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